Citazione...

E così accade che legga mille e mille libri,
sulla stupida arte di essere felici...

sabato 28 giugno 2008

Buon Gioco

E così anche io, freddo uomo cinico e calcolatore, sono finito nel circolo vizioso di sentimenti che tutti chiamano amore. Anche io ora penso fin troppo spesso a quella persona, a quella donna dei miei sogni.

Eppure me lo ero promesso. Niente sentimentalismi verso persone che, se questi sentimentalismi fossero venuti a mancare, avrebbero potuto compromettere anche un solo aspetto del mio esistere. Sono calcolatore, del resto. Eppure stavolta ha preso importanza un'altra delle 4 parole per descrivermi. Non freddo, non cinico, non calcolatore. Questa volta è uscita la parola uomo. E come ogni uomo, ho sbagliato e mi sono... innamorato?.

Eccola lì, la donna che ispira questo mio testo. Ormai è oltre un mese che stiamo giocando a stuzzicarci reciprocamente. Il mio carattere ed il mio fisico la attirano, è stata lei stessa a dirmelo qualche tempo fa. Anche il fatto che io non sia come tutti gli altri le piace. Sempre parole sue.
Con la forma come tutti gli altri credo intenda il fatto che non sono esibizionista, ma so stare al centro dell'attenzione e mantenerla su di me per quanto mi interessi fare. Non sono esplosivo, ma perfettamente in grado di dimostrarmi simpatico a chiunque mi interessa.
E, personalmente, le ho anche risposto che anche a me "piace" il suo fisico ed il suo carattere, per quanto non sia proprio uguale al mio. Lei molto più egocentrica, attenta a farsi notare dal resto del mondo. Farebbe qualsiasi cosa pur di dimostrarsi al centro dell'attenzione, ma non riesce a mantenere su sé stessa un pubblico per più di qualche secondo, solitamente attirandolo con comportamenti, se non altro, infantili. Non proprio simpatica, diciamo più che altro animata.

Ci siamo conosciuti quando ho iniziato a frequentare un corso presso una azienda. Cerco lavoro anche io, devo pur vivere in qualche modo.
Non seguiva il corso come dipendente, ma spesso e volentieri passava di là, e voci di corridoio continuavano a ripetere che i suoi passaggi erano solo per verificare la mia presenza. Il suo compito infondo non lo aveva mai capito nessuno. Era la figlia del mio futuro capo, quindi il mio obbiettivo era semplice. Tenermela buona senza essere coinvolto in alcuno dei suoi pensieri.

Dopo un primo periodo in cui non si faceva altro che salutarsi a vicenda, iniziò ad aspettarmi vicino alla porta d'uscita dallo stabile, ogni giorno con una scusa diversa. E ogni volta, quando iniziava a parlare, non riuscivo a liberarmi da lei se non dopo una mezz'ora abbondante di futili chiacchiere su argomenti di cui anche dopo una sigaretta ti sei già dimenticato.

In questo ultimo periodo invece ci siamo avvicinati parecchio. Passiamo molto tempo insieme, siamo quella che in giro si chiama "coppia", anche se non in maniera ufficiale e non c'è niente di serio. Baci, abbracci, e qualche volta lei resta a dormire a casa mia.

Sto uscendo ora dal corso. Mancano solo tre settimane e finalmente avrò quella scrivania e quel posto che tanto bramo e che, soprattutto, tanto mi servono per... completare i miei fini. Lei è dall'altra parte del parcheggio e parla con alcune sue amiche. Mi vede uscire, e arriva verso di me. Non credo si aspetti alcuna reazione da me nel vederla arrivare. Sa come sono e le sta anche bene.

Mi arriva vicina, ma non mi saluta come al solito con un bacio. Non è per la presenza delle sue amiche, dato che sanno già tutti della nostra storia. Deve essere successo qualcosa, ma non è nella mia indole preoccuparmene prima del tempo. Se è davvero così, me lo starà per dire.

"Dobbiamo parlare". Inizia lei. Il tono è serio ma tranquillo. Ha un sorrisetto quasi acido e violento. Non le avevo mai visto questa espressione.
"Ok, dimmi." Tranquillo e rilassato.
"Ci sono problemi se ci sono anche loro?". Con un piccolo gesto delle braccia coinvolge nella conversazione anche le sue amiche. E' una domanda retorica, sa perfettamente che non ho problemi di alcun genere, mai.
"No, state pure. Allora, cosa devi dirmi?" Un conto è essere tranquilli, un altro è il fatto che sono le 17.39 e tra 21 minuti inizia il mio programma televisivo preferito. Tranquillo, ma di fretta.
"Ti lascio". Il tono è secco, deciso e con una forte dose di sadismo.
"Ok, altro?". Anche il mio tono è secco. Niente può ferirmi, lei lo avrebbe dovuto capire.
Probabilmente non è comunque la reazione che si aspettava, magari si sarà anche preparata un discorso da fare mentre piangevo, per dimostrarsi forte con le amiche, ma non avrà modo di farlo con me.
"N...No. Volevo solo dirti che non ti ho mai amato. Sono stata con te solo per una scommessa. Dovevo farti innamorare di me e lasciarti." Il ghigno sulla faccia mostra quanto quella frase fosse stata preparata in precedenza. L'atteggiamento da superiore non le dona molto. E' mio compito quindi fare in modo che lo perda.
"Complimenti."
"Complimenti? Non sai dirmi altro? Vuoi piangere? Piangi se vuoi!"
Finisco di caricare nel bagagliaio della mia Punto Cabrio la mia 24 ore, dopodiché mi giro verso il gruppo, pronto a far partire lo show.
"Si. Complimenti. Hai avuto un buon gioco. Eri la figlia del mio capo, ci hai provato spudoratamente con me e io ci sono dovuto stare per non perdere il posto." Inizio a demolirla. Mattoncino per mattoncino, voglio ridurre il suo ego alle dimensioni di un chewing gum.
"...N...Non ci ho provato io con te!". La faccia è spaventata. Non è probabilmente la conversazione che si era preparata, e sa perfettamente quanto le sue abilità oratorie siano inferiori alle mie. Modestia a parte.
"Eri tu ad attendermi ogni volta che uscivo. Sei stata tu a baciarmi la prima volta. Sei addirittura stata tu a dirmi se potevi restare a dormire da me. Comunque non ti preoccupare. Mi sono divertito con te fino a che è durata. Sei stata solo questo per me, un parco divertimenti. Non c'è mai stato amore e sei stata pure stupida a non capirlo." Secco e diretto. Niente spazio per interruzioni. Tanto non sarebbe in grado di formulare delle risposte.
"M..Ma... Ne parlerò con mio padre. Scordati il posto."
Tzé, un'altra bambina immatura sul mio percorso. Questa volta, ha 28 anni. Forse questa è un'aggravante.
"Non c'è problema. Le mie cose sono già in questa valigetta. Se non hai altro da aggiungere, ti chiedo scusa ma devo andare da una persona che mi aspetta per una cena.". Era stata lei a chiedermi qualche giorno prima di uscire stasera ma le avevo risposto che ero impegnato e non potevo. Non aveva fatto domande, non avrebbe ricevuto comunque risposta.
"U... Una donna?" Quelle che scendono dai suoi occhi sono già lacrime.
"Chiaro. Ciao cara, e buona serata a tutte voi.". Le sue amiche mi stanno guardando con gli occhi spalancati. Sono tutte stupite di come io sia riuscito a girare la conversazione con cui lei avrebbe dovuto farmi piangere in una lieve discussione da cui sono uscito io vincitore e lei in lacrime.

Salgo in macchina. La accendo e faccio partire lo stereo. Metto la retromarcia e le amiche e lei si spostano, visto che erano ormai dietro la mia macchina. Nel passare accanto al gruppo, ne indico una e la faccio venire vicino a me.
"Tu sei carina, parecchio. Se ti va di vederci ogni tanto fatti dare il numero da lei."
Colpo di grazia.
Metto la prima, e parto.
Lei è in lacrime, la sua amica che ho appena chiamato mi guarda incredula, e forse esitando anche per trovare un modo per chiedere all'amica il numero. Il resto del gruppo cerca di consolarla.

Io sono in macchina, cappotta abbassata, musica a tutto volume, e rido.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Hai mai pensato di scrivere un libro?

kmq bellismo post.. cm al solito...

Ti voglio Bene




ps Tzé, un'altra bambina immatura sul mio percorso. Questa volta, ha 28 anni. Forse questa è un'aggravante

FuoridalmondO ha detto...

tecnicamente questi post sono tutti di caratterizzazione di un personaggio di uno dei miei libri ^^

cmq grazie ^^

non ho capito il ps :P