Citazione...

E così accade che legga mille e mille libri,
sulla stupida arte di essere felici...

venerdì 19 dicembre 2008

AH!

"Andrea, ti stai rammollendo!"
"Ne sei sicuro?"
"Si"
"Lo vedremo."

lunedì 15 dicembre 2008

Depressione artistica

Ragazzi credo che la mia voglia di scrivere sia praticamente finita stamattina.
Ho aperto la casella email e ho trovato 3 email di notifica commenti sul blog.
L'iniziale contentezza per la comparsa di nomi di "commentatori" che non conoscevo, è sparita subito nel notare come tutti i commenti fossero rivolti solo alla catena.

E' incredibile come possa ottenere più visite sminchiando una catena che scrivendo testi. Per la catena ci ho messo 20 minuti a rifarla. Per le storie ci metto anche una-due ore, con varie versioni.

E la gente guarda la catena.

Depressione.

mercoledì 3 dicembre 2008

Figh't'ime

Passo dopo passo, stai tornando a casa. I tuoi pensieri non sono rilevanti in questo momento, infondo neanche tu ne tieni traccia. Non riusciresti neanche a dire, di lì a qualche minuto dopo, a cosa stessi pensando.
Stai solo passeggiando, quando senti un rumore forte, compatto e effimero.
Davanti a te, a un centinaio di metri, davanti al Bar della città, due ragazzi alti e ingiacchettati stanno facendo esplodere dei botti. Apparentemente senza uno scopo preciso, li vedi prendere un piccolo candelotto esplosivo, incendiarne la parte superiore e lanciarlo verso il centro della strada disabitata.
La fiammata rossa della combustione del dispositivo di innesco per la polvere da sparo, il fumo bianco indice di una giusta accensione, e poche frazioni di secondo dopo l'esplosione, più rumorosa che dannosa, con conseguente emanazione di altro fumo bianco, più intenso del precedente.

Il rumore è forte, ma non ti scompone. Ti distrae dai tuoi pensieri cui non riuscirai a tornare, ma poco importa.
Un altro candellotto, un'altra esplosione, stessa dinamica.
I ragazzotti si divertono, ridono.

Un anziano, dalla finestra al primo piano della casa davanti al Bar, non sembra dello stesso parere, e urla ai ragazzi di smetterla, minacciando una chiamata diretta alla polizia.

La risposta dei ragazzi è ignobile e ti da fastidio. Ti urlano, chiamandoti ragazzino, di smetterla di tirare i botti.
Le gambe ti si bloccano, gli occhi si iniettano di sangue, i pugni ti si stringono e il collo si gira di scatto verso di loro. La tua domanda è provocatoria, diretta e arrogante. Chiedi cosa voglia quel ragazzo che definisci stupido.
Lui ti risponde, forte della presenza del suo amico, di stare zitto. Ti chiama sfigato.

Non aspettavi altro da tanto tempo. L'occasione per alzare e far scattare le mani. Hai tanta rabbia nel corpo, sei in un periodo nero che sembra non voler finire, e ogni accenno ad una luce si rivela solo una trappola per passare dalla padella alla brace. Sei carico, nervoso e adirato. In questa condizione fisica, sei in grado di vincere uno scontro diretto contro un Grizzly, ne sei sicuro.
E quei due ragazzi, per quanto leggermente più alti di te, non sono di sicuro paragonabili ad un Orso.

Mentre stringi i pugni fino a sentire le tue stesse unghie nella carne del palmo, il ragazzo di destra ti lancia un candelotto acceso ad appena un metro da te, a terra. Prima che questo finisca di bruciare tutto il dispositivo innescante, ti sei fiondato verso il duo, hai afferrato con entrambe le mani il colletto del giaccotto su quello che ha osato chiamarti sfigato, e lo stai sbattendo contro il muro.

A muso duro, gli chiedi se abbia dei problemi. Ma sei costretto a lasciare andare la presa, almeno per la mano sinistra, visto che l'altro ti sta dando un pugno con la sua destra, mirando al tuo volto. Di scatto, apri la mano sinistra a protezione della faccia, e assorbi l'intera potenza del pugno senza arrecare danno al volto. Senti un forte contraccolpo sul dito anulare, ma non è il momento per contare i dolori. Stai già ripartendo. Con la mano destra con cui hai appena lasciato andare la tua precedente preda, tiri un pugno forte e rapido alla tempia sinistra dello sfortunato tirapugni.
Nella foga, esageri con la forza, e il tuo attuale avversario lancia un urlo straziante e si accascia a terra. Si tiene con la mano sinistra la tempia e con la destra si struscia gli occhi, probabilmente accecato dal colpo sul punto delicato.
Non hai tempo per controllare il suo stato di salute o per infierire ulteriormente, anche se probabilmente avendolo avuto avresti scelto proprio la seconda delle due alternative. L'altro ragazzotto, ancora in piedi e con la schiena contro il muro, parte a sua volta con un pugno destro, colpendoti violentemente al naso.
Il dolore è altissimo, e si va ad aggiungere a quello del dito anulare sinistro e della mano destra per aver colpito con tanta violenza, a freddo.
Senza ragionare, alzi la gamba destra. Dirigi rapidamente il piede verso l'intestino del superstite, cercando di spingere il più possibile. Senti sul ginocchio che il piede ha raggiunto il suo obbiettivo, e affondi ancora di più, con più forza, con più rabbia. Ricordi di aver indosso le scarpe rigide, riesci a malapena ad immaginare il dolore che sei riuscito a provocare alla persona.
Lo vedi accasciarsi. Ora hai davanti a te due ragazzi, probabilmente ventenni, uno sdraiato a terra che digrigna i denti per il dolore alla testa e sbatte velocemente gli occhi cercando di riacquistare la vista, mentre l'altro è piegato a metà e si tiene con entrambe le braccia lo stomaco dolente.

Tu, sei in piedi.

Ti fanno male la mano sinistra, senti distintamente il dito anulare gonfio ma non vuoi e non puoi guardare al momento. La mano destra sta riacquistando rapidamente sensibilità, negata precedentemente dal freddo intenso. Il naso ti da veramente fastidio. Senti i primi sintomi di una goccia di muco che inizia a scendere.
La decisione da prendere ora è semplice, e hai tre alternative. Andartene, lasciandoli lì dolorante, o continuare a provocargli dolore, per insegnargli una lezione che non dimenticheranno facilmente, o chiamare qualcuno per farli soccorrere.

All'ultima alternativa ridi.

Te ne vai, infondo avranno imparato la lezione, e andare oltre sarebbe solo un'esagerazione. Devi stare attento, poi, perché se mai dovessero ricordarsi la tua faccia potrebbero denunciarti, e perderesti per sempre la possibilità di partecipare a gare ufficiali di Karaté, e non ne vale la pena ora.
Torni a muovere le gambe una avanti all'altra, in successione, mentre senti una lieve goccia di muco che sta per uscire dal naso. Ti pulisci con la manica del maglione.

Arrivato a casa, ti fiondi nel bagno, soffi potentemente il naso per far uscire tutto il muco, ma nel farlo distruggi quel lieve strato di pelle che teneva separato l'accumulo di sangue che si era formato e che avrebbe creato a breve un livido. Tutto il sangue si riversa sul fazzoletto che usi, ma non è abbastanza per contenerlo tutto. Poggi la faccia sul lavandino, lasciando cadere direttamente il sangue sul cotto bianco.
Perdi molto sangue, ma il tuo volto nello specchio ha un sorriso. Sorriso sporcato di sangue.

Hai un sorriso di sangue.

martedì 25 novembre 2008

Storia di paura?

Allora... Mi è arrivata questa dannata catena per la settima volta... La ho letta più volte cercando di capirne il senso, o almeno di cercare di capire se chi la aveva scritta avesse 12 o 13 anni. Dovrebbe contenere una storia dell'orrore, ma cerchiamo di analizzarla insieme e vi farò capire che è veramente squallida. Poi magari cerco di rielaborarla io, mantenendo i contenuti, e rendendola "spaventevole".

Ricopio il testo, e inserisco i miei commenti. La differenza si nota da alcune cose. Intanto, chi l'ha scritta aveva il tasto CAPS LOCK difettoso e non riusciva a scrivere minuscolo... E poi cercherò di usare un colore diverso. Magari... questo :D

Testo della catena:

UNA RAGAZZA STA CHATTANDO SU MESSENGER QUANDO AD UN CERTO PUNTO APRE UNA CONVERSAZIONE CON LEI UN RAGAZZO CHE NON CONOSCE:
Su Messenger devi accettare un contatto per poterci parlare.

PIKKOLA_BABY_GOTH__loLLiNA: CIAO, NON TI CONOSCO, KI 6?!?
Chi ha aperto la conversazione? Lei, a quanto pare. Carino il nick...
rAmmVaNeStEiN__dArkGOth: CIAO, LO SO KE NN MI CONOSCI, MA IO DA PIU DI 15 ANNI, E TI HO SEMPRE AMATO, MA TU NN MI HAI MAI NOTATO.
Dopo aver notato il nick, stranamente "Goth" sembra ricorrente, notate BENE quel 15 anni...
PIKKOLA_BABY_GOTH__loLLiNA: AH, E COME TI CHIAMI SCUSA? PIACERE IO MI CHIA...
Perché ti interrompi?
rAmmVaNeStEiN__dArkGOth:LAURA
Wow, colpo di scena! Peccato che non si può interrompere qualcuno su msn. Se sta scrivendo, scrive. Fine della storia.
PIKKOLA_BABY_GOTH__loLLiNA: SI, MA COME FAI A SAPERLO?? SENTI MI STAI FACENDO PAURA...
Eh già, lui ti conosce da 15 anni e sa il tuo nome... Inquietante...
rAmmVaNeStEiN__dArkGOth: IO TI CONOSCO DA QUANDO SEI VENUTA AL MONDO, DA QUANDO HAI MOSSO I PRIMI PASSI, DA QUANDO SEI ANDATA ALLE ELEMENTARI, POI LE MEDIE, LE SUPERIORI... IO TI HO SEMPRE AMATO, MI SONO ADDIRITTURA RAGLIATO VENE E GOLA PER TE, MA TU NON MI HAI MAI NOTATO.
Sei mica suo padre? Azz, vi conoscete da davvero tanto tempo... Come sei romantico... E perché ti sei R(T)agliato le vene e la gola? E PERCHE SEI ANCORA VIVO?
PIKKOLA_BABY_GOTH__loLLiNA: SENTI MA KE KAZZO VUOI DA ME SI PUO SAPERE? SMETTILA DI SPAVENTARMI O TI DENUNCIO!!!
Ti denuncio per spavento! Wata! Notate come passa dall'uso delle C e CH all'uso delle K. Cambia con l'umore, a quanto pare...
rAmmVaNeStEiN__dArkGOth: IO VERRO, RICORDATELO, IO VOGLIO STARE CON TE, RICORDATELO, RICORDATI LE MIE PAROLE...
Muahauhauhauahauhaaa

IL CONTATTO SI DISCONNETTE
Ma cazzo, iniziavo a divertirmi
LO STESSO FA LAURA.
Della serie: nessuno al mondo mi caga, apparte gli psicopatici.
SONO LE 21:40 QUANDO I GENITORI DI LAURA VANNO A FESTEGGIARE CON DEGLI AMICI.
Yuppi! Almeno qualcuno festeggia :D
LAURA E A CASA DA SOLA CON SUO FRATELLO MINORE QUANDO AD UN TRATTO SQUILLA IL TELEFONO. LEI RISPONDE MA NIENTE. POI SQUILLA IL SECONDO TELEFONO, POI IL CELLULARE CHE PORTAVA IN TASCA, ANCORA L'ANTIFURTO, IL CELLULARE DEL FRATELLO.
Ricapitolando. Telefono di casa. Secondo telefono di casa (quanti non hanno due telefoni a casa?). Cellulare (chiaramente lo portava in tasca, se ce l'aveva in borsa non suonava). Ancora l'antif... ANCORA? Ah, aveva già suonato?? Ok... E poi cellulare del fratello (Quanti anni avrà il fratello? Non poteva essere la sua tipa?)
LA RAGAZZA HA PAURA.
Cacasotto... Per un pò di telefonate a vuoto...
SUO FRATELLO DORME ANCORA NEL SUO LETTO.
Ma ti ha suonato il telefono e dormi ancora? Ah, sei un poppante che non si sveglia. :)
LEI SI CHIUDE N CAMERA SUA E SI CHIUDE A CHIAVE.
Si chiude e si chiude e si chiude. Ah, sapete, si chiude a chiave.
SEMBRA CHE GLI APPARECCHI TELEFONICI NON SUONINO PIU. PER TRANQUILLIZZARSI ACCENDE IL TELEVISORE.
...dove sente il telegiornale di Fede con 100 morti giovani ogni sera... :D
DOPO CIRCA 10 MINUTI SI SPEGNE DA SOLO.
Eh ma che sfiga! E' il parental control.
LA RAGAZZA PENSA A UN PROBLEMA ELETTRICO CHE HA FATTO SALTARE LA LUCE A TUTTO IL QUARTIERE. CONTROLLA ALLA FINESTRA, MA LA LUCE MANCA SOLO A CASA SUA.
Dubidubidubidu. Senza luce solo tu. Dubidubidubida. Pensa un pò chi morirà.
SENTE DEGLI STRANI RUMORI PROVENIRE DALLA STANZA ACCANTO ALLA SUA.
Wata! Il fratello si sta sparando le seghe!!!
SPAVENTATA E IN PREDA AL PANICO CERCA DI TELEFONARE ALLA POLIZIA, MA IL TELEFONO CELLULARE RISULTA BLOCCATO. I CRISTALLI LIQUIDI DELLO SCHERMO DEL TELEFONINO COMINCIANO A ROMPERSI.
Però è intelligente... pensa a chiamare la pula! Caso strano i telefoni erano andati a farsi fottere poco fa, squillando tutti insieme. Perché si rompono i cristalli liquidi??? Daaaai! A che serve!
LA RAGAZZA E IN PREDA ALLA DISPERAZIONE.
Rincitrullita :D
SONO LE 23: 10
Minchia ma erano le 21.40 quando hanno smesso di parlare. 10 minuti di televisione, 21.50. Ipotizziamo 20 minuti e siamo larghissimi per gli squillini, e sono le 22.10... Vuoi dirmi che i cristalli ci hanno messo 1 ora a rompersi? Wa!
QUANDO AD UN TRATTO DECIDE DI USCIRE DALLA SUA STANZA.
Ad un tratto, soppiattamente, decide di uscire dalla stanza...
ENTRA NELLA CAMERETTA DEL FRATELLO PER CONTROLLARE SE STAVA BENE.
Stesse... Perché PRIMA STAVA sicuramente bene. Ora?
TUTTO APPOSTO IN QUEL MOMENTO.
Apparte un cellulare da buttare, una televisione indemoniata, degli apparecchi telefonici fissi posseduti, un'ora buca nella memoria, e chiaramente la luce saltata.
SI MISE A SEDERE VICINO A LUI. LE LENZUOLA ERANO BAGNATE ED EMANAVANO UN CATTIVO ODORE. SE L'ERA FATTA ADDOSSO.
Eh dai... Si è sparato una pippetta... Era la prima volta e ha confuso... E ha fatto pipì. Succede, puoi mica biasimarlo? Ah già, tu sei una ragazza.
LE LUCI SI ACCESERO DI BOTTO.
BUM. Tornata la luce. Controlla se è saltata agli altri?
LA RAGAZZA EMISE UN URLO SPAVENTATA DALLA VISTA DEL FRATELLO SGOZZATO CON I POLSI TAGLIATI IMMERSO IN UN LAGO DI SANGUE.
Forse non erano seghe...
OH SANTO DIO,
Dimmi... Ma è discorso diretto, indiretto, o si è emozionato chi scriveva?
LA RAGAZZA SENTI DEI PASSI PROVENIRE DAL CORRIDOIO.
Veeeeengooooo a pppreeeeendeeeeerttttiiiiiiiiiii
LAURA SCAPPO E SI CHIUSE NEL SUO ARMADIO, ASPETTANDO CHE TUTTO FINI.
Più morto di così cosa vuoi che finisca?
IL GIORNO DOPO I GENITORI TROVARONO IL FIGLIO MINORE SGOZZATO NEL SUO LETTO, E LAURA DENTRO ALL'ARMADIO CON LE LAMENTTE INSANGUINATE POSTE NEL SUO GIACCONE, ED UN COLTELLO IN MANO ANCHESSO INSANGUINATO.
Giustamente i genitori tornano a casa solo il giorno dopo, e Laura in un armadio con un giaccone. Che giaccone? E il coltello? Dai che tocco di classe... peccato per gli accenti e i numerosi errori in questo pezzo.
LA RAGAZZA VENNE RICOVERATA D'URGENZA IN UN OSPEDALE PSICHIATRICO, E DOPO 6 MESI MORI.
Suicidio? Cmq è interessante, lei non era maggiorenne. A questo punto della storia, SAPPIAMO che lei è 15enne.
SULLO SPECCHIO DELLA SUA STANZA C'E ANCORA SCRITTO
Anche adesso?
'COSI IMPARI A NON VOLERMI AMARE, FACENDO CADERE SU DI TE LA COLPA'.
Naaaaa! Mi hai rovinato il finale!! Ma fai una frase d'effetto! Dai cazzius! Tante righe sprecate.
TUTTO QUESTO ACCADDE IN AMERICA, AD UNA RAGAZZA, LAURA TOMMSON, ALLORA 13 ENNE.
Come 13 enne. Ma se la conosceva da quando era nata e quindi da 15 anni! E comunque in America Tommson si scrive Thompson....
VENNE RICOVERATA NELL'OSPEDALE PSICHIATRICO PER OMICIDIO COLPOSO, E LI MORI STRANAMENTE DOPO 6 MESI CIRCA.
Se fosse morta dopo 3 mesi, 1 settimana e 2 giorni sarebbe stato meno strano, effettivamente. E comunque non si ricovera in ospedali psichiatrici per omicidi, colposi o dolosi. Ma per pazzia. :)
ADESSO L'OSPEDALE E ABBANDONATO, E SI DICE CHE LA RAGAZZA GIRI PER I SUOI CORRIDOI IN CERCA DI VENDETTA.
Giustamente
CHIUNQUE LEGGE QUESTA E_MAIL E UN TESTIMONE DELLA MORTE DELLA RAGAZZA,
Ma da che? Ma che testimone! Io NON c'ero!
E CHE SE NON VIENE SPEDITA A 25 PERSONE ENTRO 10 MINUTI DOPO AVERLA LETTA, e che se non viene... Che costruzione lessicale è???
DI NOTTE, VERSO LE 4.00 DI NOTTE,
Ok, che siano precise perché alle 4.02 vengono a riscuotere dei soldi che devo...
ORA DEL DECESSO DI LAURA,
Decesso strano...
LA RAGAZZA TI FARA VISITA E TI UCCIDERA PER POI PRENDERE IL TUO CORPO.
Ma se mi uccide uccide il mio corpo... E poi che ci fa? E poi perché vuole il mio corpo? Fossi alto e bello...
E UNA COSA VERA, QUINDI STATI ATTENTI.
Giustamente.


Qua era inserita in seguito una foto che non riesco a trovare, vedo solamente una cornice grigia e nessuna immagine all'interno. Che delusione...
Allora... Apparte gli evidenti errori lessicali, gli orrori grammaticali, le costruzioni logiche insensate, questo testo è partito da una buona idea per una storia di paura, salvo essere la dimostrazione che Buone idee e Buon risultato siano due cose separate e non necessariamente collegate.

Tuttavia, perché buttare al vento una bella storia?
Quindi, ora cercherò di sistemarla, attenendomi il più possibile a quella originale e cercando di renderla... Spaventevole.
Già che ci sono, per avere un pò di "sfida", cercherò di utilizzare un registro un pò diverso, e di utilizzare come forma personale il "noi".


America, stato non ben definito, tempo non ben definito.
Ci troviamo nella stanza di una 14enne. E' sdraiata a letto, rivolta verso la televisione. Guarda un programma di intrattenimento senza troppa voglia. E' l'unica cosa che ha trovato alla tele, non avendo di meglio da fare. I genitori sono usciti a festeggiare il loro 20esimo anniversario, e il fratellino più piccolo di appena 8 anni dorme nella stanza accanto.
La stanchezza sta colpendo anche lei, ma una vibrazione del suo cellulare la risveglia e le attira l'attenzione. E' un messaggio.
"Ciao. Non sai chi sono, ma io so tutto di te. Ti conosco da quando sei nata e ti ho sempre amato."
Sarà uno scherzo di qualche suo amico idiota, starà pensando lei. Ma reagisce e risponde. Starà allo scherzo o ci sarà caduta in pieno?
"No, non so chi sei... Non ho il tuo numero. Sicuro che fossi io quella che cercavi?"
Nessuna smorfia tradisce le sue emozioni né ci permette di capirne lo stato d'animo.
Senza un particolare motivo, il suo cuore inizia a battere più velocemente, talmente forte da permetterci di sentirlo.
Altra vibrazione, altro messaggio.
"Si, cercavo te, Laura."
Ora appaiono le prime rughe espressive sul suo volto. E' tensione mista ad angoscia. Non ci sono molte Laura nella sua zona, dato che non è un nome poi così comune. I genitori lo hanno scelto perché suo nonno era Italiano.
"Che cosa vuoi?"
Per quanto lei cerchi di non scomporsi e mantenere salde le sue paure, qualcosa traspare dal messaggio scritto.
Questa volta l'attesa per il nuovo messaggio è breve.
"Te. Io verrò. Ricordati queste mie parole. Voglio stare con te."
L'angoscia ha preso il sopravvento su Laura. Dal nervosismo ha quasi lanciato il cellulare oltre il letto. Ora lo riprende, legge ancora una volta, mentalmente, quelle parole così cariche di rabbia, e preme il tasto di spegnimento del telefono. Forse è abbastanza tardi, è ora di dormire.
Sempre che non lo stia già facendo e questo sia solo un brutto sogno.
La stanchezza sopraggiunge, e chiude gli occhi.
Senza rendersi conto del tempo passato, la suoneria del cellulare la riporta alla realtà. Forse è stato tutto un sogno e forse nulla è successo.
La chiamata proviene da un numero sconosciuto, il che è particolare, dato che sono le 23 circa.
Risponde, ma appena avviata la comunicazione sente solo un respiro leggermente ansimante, e il rumore della comunicazione interrotta.
Senza avere tempo per decifrare la situazione, si mette a squillare il telefono fisso di casa. E' in corridoio, ma la stanchezza non le permette di alzarsi. Lo lascia squillare, fino a che la chiamata termina.
Per poi ricominciare quasi subito.
Deve alzarsi, potrebbero essere i suoi preoccupati. Accende la luce, o almeno ci prova. L'interruttore non ha reazioni sulla lampadina. Sarà saltata la corrente, starà pensando.
La strada per la porta la conosce, e la convinzione che i fatti di prima fossero solo sogni le permette di muoversi con disinvoltura.
Arriva al telefono, un attimo prima che questo smetta ancora una volta di suonare.
Aspetta la terza telefonata in piedi, tanto se sono i suoi richiameranno.
La telefonata non arriva, e decide di richiamarli lei per tranquillizzarli per le mancate risposte precedenti. Ma come alza la cornetta, sente il rumore della linea mancante.
Poche parole trafiggono la sua mente. "Linee tagliate." e "Non era un sogno.".
Uno strano odore pervade il corridoio, e sembra provenire dalla stanza del fratello. Con il coraggio preso a due mani, apre quella porta.
All'interno, nessun rumore. Solo il vento che muove le tende di una piccola finestra.
Neanche il rumore del respiro profondo del fratello.
Si avvicina al letto, e quando solo pochi passi la separano da esso, l'improvvisa accensione di tutte le luci della casa la fa sobbalzare.
Ma lo spavento delle luci viene subito superato dal terrore della scena a cui assiste.
Suo fratello, ancora con gli occhi chiusi, ha la gola squarciata di netto, e le vene profondamente lacerate. Il sangue ha ricoperto tutte le lenzuola lasciando dei rivoli che sono arrivati al terreno.
Sempre col sangue, una scritta macabra veleggia sul muro accanto al letto.
"Potevi amarmi..."
Il terrore che la immobilizza è sopraffatto da una paura ancora più ancestrale e imminente. Rumore di passi dal corridoio.
L'unico pensiero che riesce a fare, le impone di correre nell'armadio a 3 ante del fratello, spostare alcuni vestiti, creare sufficiente spazio e sparire al suo interno. Nel richiudere le ante, lo scatto di nervosismo fa sbattere il legno, creando un rumore secco, che nell'innaturale silenzio che veleggia nella stanza riecheggia più del desiderato.
Il rumore di passi si ferma all'improvviso. Si avvicina alla porta della stanza. Dall'esterno, qualcuno spenge la luce.
Lo shock del rumore dell'interruttore le provoca un infarto.

Viene risvegliata dai genitori, che la trascinano fuori dall'armadio.
Nel farlo, trovano le lamette nascoste nella tasca dei pantaloni del pigiama. E il coltello insanguinato nella mano destra.

//da continuare.

martedì 18 novembre 2008

Anch'io in un film

Quaranta minuti alla partenza. Non alla mia, alla sua.
Ma c'è ancora qualcosa da fare. Non può essere vero tutto quello che sta succedendo, ma è così.
Tanto tempo passato ad odiare una persona può finire semplicemente così? Vedi questa persona stare male, e ti senti triste tu?
Tempo fa, sei sicuro, avresti pagato per vedere questa persona soffrire. Avevi anche pensato a centinaia di modi per farle del male tu stesso.
Non eri mai riuscito a realizzare alcuno di quei piani, ma non ci avevi mai fatto caso. Mai avevi pensato al fatto che eri stato in grado di distruggere la tua migliore amica, smontando tassello per tassello la sua vita, togliendole ogni cosa, ma a lei, odiandola, non eri stato in grado di torcere un capello. E forse le avevi augurato anche del bene.
Ora ti senti strano.
Non sai cosa muove la tua mente, sai solo che sta viaggiando a velocità spaventose, ripassando i sette mesi trascorsi insieme nel giro di pochi minuti. Cose belle, cose brutte, cose molto brutte.
Tutto davanti ai tuoi occhi in un momento in cui ti senti mancare. Sei seduto, ma le braccia sono pesanti e la testa è china. Non hai la forza di muovere un solo muscolo, tutte le tue energie sono focalizzate nella visualizzazione di immagini che stai avendo.
Vedi sempre con maggior nitidezza i momenti più importanti. Il primo bacio, la prima uscita, il primo risveglio felice, il primo giorno sempre insieme, la prima volta, la prima lacrima di felicità, e a seguire l'ultimo bacio, l'ultimo abbraccio, l'ultima litigata, l'ultimo saluto, l'ultimo messaggio. Mai un addio formale, solo un addio pratico. Nessun ulteriore messaggio, mai più rivisti, mai più scritti.
Ci ha pensato ancora tanto a Lei, ma la mente è il TUO campo di gioco, e TU detti leggi. Sei riuscito, col tempo, a limitare le zone a cui Lei poteva accedere. Da occupare ogni neurone e ogni pensiero, piano piano, la hai confinata nella zona oscura del tuo cervello destinato alle persone da dimenticare.
Da piccolo eri convinto che le persone da dimenticare il cervello le confinasse vicino alla bocca, e ogni volta che starnutivi, ti dimenticavi di una persona, perché il cervello espelleva le sue informazioni tramite lo starnuto.
Ora sai che non è così, ma l'immagine funziona, il concetto pure.
Trentacinque minuti alla sua partenza.
Ma c'è ancora quella cosa da fare.
Quella cosa che non c'è mai stata e di cui hai bisogno. Ne hai bisogno perché sai di essere una persona che abbisogna di certe cose.
L'addio di persona.
Nella tua storia, di persone ne hai avute tante, e quello dell'addio è quasi un rituale standard ormai.
Di persona, guardandosi negli occhi, una semplice frase.
"Grazie di tutto. Finché è durato, è stato bello. Addio."
Molto sentimentale, molto scenico. Ma definitivo. Nessuna parola aveva mai preso voce dopo l'addio. Addio, fine.
Con Lei non c'è stato. Non ce n'è mai stata l'occasione.
Trenta minuti alla sua partenza.
Lei sta per partire, e tu ti alzi. Devi finire di sistemare la stanza. E' da tre giorni che sei in ballo con questa sistemazione. Hai voluto spostare i mobili di camera tua, e sei confinato qua dentro a riordinare tutto. Hai anche avuto paura di non riuscire a raggiungere la porta di camera tua, nei vari giorni, per la troppa roba in disordine.
Stereo acceso, ma non fai troppo caso alla musica. I tuoi pensieri sono più forti, più martellanti, più cattivi nei tuoi confronti.
Preferisci un rimpianto o un rimorso?
Venticinque minuti alla sua partenza.
Se è puntuale, ormai non faresti in tempo a raggiungerla, se questo ti sta suggerendo il tuo cervello. E se anche ci riuscissi, cosa potresti fare? Cosa Vorresti fare? Cosa farebbe Lei?
Tiziano Ferro in playlist. Parte la sua canzone, e cerchi di cantare per distrarti. E' incredibile come mentre le mani sono impegnate a recuperare le puntine da disegno ad una ad una, facendo attenzione a non pungersi, mentre le orecchie sono occupate ad ascoltare alti e bassi della canzone, mentre la voce è impiegata per seguire gli stessi alti e bassi di prima, la mente sia ancora libera e in grado di imporsi con tanto vigore.
Venti minuti alla sua partenza.
Finiscono le puntine, con sollievo dei tuoi polpastrelli. Li raccogli in un contenitore apposta, e guardi i vestiti in terra. Devi raccogliere quelli, ora. Se non altro, non fanno male.
La catasta di roba sulla moquette è impressionante, ma sta calando gradualmente. Potrebbe quasi scomparire nel giro di pochi giorni, se continui di buona lena. Ti fa sorridere pensare che nei film americani si riesce a mettere la propria vita in una scatola, e tu hai una stanza con un metro di roba da sistemare.
Lei.
Eri riuscito a non pensare a lei, e ora ti torna in mente.
Continui a sistemare, stai raccogliendo tutti i vestiti e te ne capita per le mani uno. Un maglione, nero, collo alto. Al tempo, ricordi, ti aveva detto che le piaceva molto quel capo. Lo lanci sul resto dei vestiti. Non devi pensarci.
Ma non sei capace. Lo riprendi. Lo fissi per del tempo che non sei in grado di misurare.
Tu no, l'orologio si.
Quindici minuti alla sua partenza.
Altra canzone alla radio. Altro genere. Hallelujah. Non è la canzona adatta al momento, ma hai impostato la riproduzione casuale e tra 1184 brani è arrivata questa. Continui il tuo lavoro. Continua la canzone.
Dieci minuti alla sua partenza.
Alla radio finisce la canzone. Ne inizia un'altra nella riproduzione casuale.
E' quella. La nostra canzone. Favola.
Non ti serve altro. Chiudi gli occhi, infili le scarpe. Prendi le chiavi. Nel giro di trenta secondi hai già fatto le scale e salutato tutti avvisando che stai uscendo. Sei fuori dal cancello. Sei già in macchina. La velocità con cui stai eseguendo queste operazioni è forse superiore a quella con cui stai ragionando. Senti nella tua mente che i neuroni sbattono tra loro a velocità impressionanti e non sei più in grado di ragionare.
Nove minuti alla sua partenza.
Mentre arrivi a questo pensiero, sei già al primo Stop. Destra, 200 metri e curva a sinistra. Altri 500 metri. Rotonda. Destra. 700 metri, sinistra.
Otto minuti alla sua partenza.
Sei davanti alla chiesa. Hai bisogno di ragionare, ma la velocità con cui stai guidando non te lo permette. Sei in quarta e stai affrontando una curva che solitamente si affronta in seconda. Sei ai 70 km/h, normalmente si fa ai 15. Ma hai fretta, sei agitato, sei nervoso, non ragioni. E allora schiacci.
Serie di curve, rotonda e vai dritto. Arrivi allo stop, destra e sinistra subito. Semaforo, ancora dritto. Ora hai 2 chilometri circa per ragionare. Guardi l'orologio.
Sette minuti alla sua partenza.
Schiacci ancora più sull'accelleratore, pur sapendo che il prossimo semaforo è a rilevazione di velocità. Non ti importa, ora, e anche se lo vedi Giallo e SAI che sta aspettando che ti avvicini alla riga bianca per diventare rosso, accelleri ancora. Lo prendi rosso, in pieno. Finisci la strada, arrivi alla rotonda. Sinistra. Altri 3 chilometri per pensare. Sempre dritto oltre le due rotonde e il semaforo.
Sei minuti alla sua partenza.
Hai almeno quei dieci secondi che ti permettono di ragionare e ti fai una semplice domanda. Cosa stai facendo? Non hai il tempo per darti una risposta.
Destra, 300 metri, sinistra. Altri 400 metri, semaforo, destra.
Cinque minuti alla sua partenza.
Strada dritta, in linea d'aria mancano 4 chilometri a casa sua, ma per la conformazione della strada e il traffico solito, sono una decina di minuti. Tu non li hai. Schiacci.
Inizi a vedere le prime luci rosse delle macchine viste da dietro, ma non sono tante come temevi.
Quattro minuti alla sua partenza.
Sorpassi quattro macchine ferme, non capisci perché erano ferme, finché non guardi verso l'alto. Lo capisci troppo tardi, non puoi fermarti. Erano ferme in attesa che il semaforo divenisse verde.
Tu sei in mezzo all'incrocio, ringrazi le divinità di tutte le religioni esistenti per non aver trovato macchine che venissero in perpendicolare alla tua strada. Altrimenti saresti morto.
Tre minuti alla sua partenza.
Altro semaforo. Rosso. Stavolta DEVI fermarti.
Due minuti alla sua partenza.
Ancora dritto, arrivi ad un'altra rotonda, e ci sono le macchine lì, ferme.
Un minuto alla sua partenza.
Ti sporgi a sinistra per vedere chi hai davanti. Solo un trattore e due macchine, puoi superarle.
Le superi, accetti di buon grado le ulteriori bestemmie che stai ricevendo. Svolti a sinistra. Ancora un chilometro.
E zero minuti alla sua partenza. Prendi il cellulare. Apri lo sportello, crea nuovo messaggio.
"Non sei ancora partita. Dimmi che non sei ancora partita."
Inviato. Manca un minuto e sei davanti a casa sua, nel cortile in cui a suo tempo, tante volte la avevi aspettata.
Arrivi e parcheggi con una manovra che farebbe rabbrividire il miglior pilota di formula Uno.
Non hai ricevuto risposta, mandi un altro messaggio.
"Se... Vuoi, esci. Se sei ancora a casa."
Ora, non puoi fare altro. Devi aspettare. E aspettare ti fa capire di avere tempo. E avere tempo, ti fa ragionare.
Cosa stai facendo?
Perché lo stai facendo?
Cosa vuoi ottenere?
Non trovi una risposta a nessuna di queste domande. Inizi a premere sulla chiave per azionare il motorino di avviamento. Lentamente. Non sei sicuro di voler far partire la macchina che hai spento.
Parte.
La spengi.
Vuoi restare qua.
Ma non ne sei sicuro, ritorni a premere sulla chiave.
La macchina si accende.
La spengi, ancora.
Continui questa fase di incertezza per un tempo che esternamente sarà stato infinito, ma dentro di te è velocissimo. Non sai deciderti se aspettare che esca o andartene. Poi un messaggio al cellulare.
"Ci guardiamo e basta?"
E' Lei. Anche se non capisci cosa vuol dire, ti viene istintivo guardare verso la finestra di casa sua, e nel farlo capisci tutto. Lei è fuori che ti guarda. Probabilmente ha visto la scena. Che figura di merda.
Non era proprio così che volevi iniziare l'incontro, partendo da una figura di merda.
Sai che devi cercare di motivare il tuo atteggiamento convulso, quindi inizi a parlare.
"Stavo decidendo se ripartire e andarmene o meno. Non so perché sono qua. Non ne ho idea."
Lei sorride. Perché?
"Perché sorridi?"
"Non posso sorridere?
"No"
Pausa di silenzio. Giusto il tempo di riprendermi. Tanto, sa che scherzavo.
Andrea, riprenditi. La mia mente urla questo al mio corpo e alla mia voce, che non si fanno comandare.
"Non so perché sono qua. Non lo so, ho solo avuto bisogno di venire."
"Hai fatto bene."
"Non credo. Sai che è realmente un casino che io sia qua?"
"No, non lo so."
"Te lo sto dicendo, ora lo sai. Non dovrei essere qua."
"Ok."
Silenzio.
"Quando tornerai in Italia?"
Perché lo vuoi sapere? Meglio non chiederselo.
"Il 18."
"Oggi è il 17, parti oggi e torni domani?"
Sai che non è così ma non hai di meglio da dire e hai bisogno di parlare. Infondo quello è il TUO vantaggio.
"18 Dicembre. Torno per festeggiare qua il Natale, poi torno forse a Febbraio e poi se riesco non tonerò più."
Ti fa male sentire la felicità con cui dice di non tornare più.
"Sei felice di stare lì allora?"
"Almeno non vedo alcune persone."
"Come hai fatto a litigarci in poche ore che sei stata con loro!?"
"Storia lunga."
Dieci minuti di ritardo dalla sua partenza.
"Ma tu non devi partire?"
"Adesso devo andare... Appena mi chiamano. Tanto mio padre sarà ancora in bagno suppongo."
"Perfida."
Fine dei ragionamenti. Sta partendo, io devo tornare a casa. Inizio a sentire il freddo di essere uscito solo con un maglioncino leggero.
Ora devi tirare fuori il vero motivo per cui sei in quella situazione. L'addio finale. L'ultimo saluto per chiudere quel capito ancora aperto, anche se solo attraverso poche parole in altre pagine.
Le vibra il telefono.
"Ora devo davvero andare, mi stanno chiamando."
Ultimo saluto. Un abbraccio, tre baci sulla guancia. Le mani dell'abbraccio che non vogliono staccarsi. Neanche le sue.
Lei è davanti a me, ancora nel mio abbraccio, che si protrende indietro. La guardi negli occhi. Il cervello probabilmente è fermo. E' da altre parti.
"Posso fare una cosa per cui mi odierai a vita?"
"Si."
Chiudi gli occhi, e la baci.
Lei non si sposta, non se ne va. E' un bacio lungo.
La tua mente ti ordina di spostarla, e prenderti a schiaffi da solo. Non lo fai. Il corpo vuole che quel bacio non finisca mai. Continui a baciarla, e la mente si arrende. Ora vince il corpo. La stringi a te in un abbraccio che non dimenticherai mai. Non vuoi più che parta.
Ti stacchi un secondo, solo per sussurrarle una frase.
"Tu devi partire... Io ho tanto tempo, tu no."
Vuoi che sia lei a staccarsi, sarebbe molto più facile. Ma le vostre labbra tornano a toccarsi. Un ultimo bacio. Stacchi le tue mani, le lasci cadere lungo i tuoi fianchi. Appena se ne vorrà andare, potrà farlo. Ma lei non lo fa.
Vibra ancora il telefono. Stavolta è definitivo. Vi staccate. Non una parola. Apri la portiera della macchina. Sali su. Lei è già rientrata in casa.
Affronti la prima curva, e il cervello si impone su tutto il resto. Accosti.
Cos'ho fatto?
Perché l'ho fatto?
Hai la testa posata sulle mani, sostenute dalla portiera.
Piangi.
Apri il cellulare. Crea nuovo messaggio.
"Scusa"
Invii.

Ingrani la prima. Torni a casa.





-liberamente tratto-

sabato 28 giugno 2008

Buon Gioco

E così anche io, freddo uomo cinico e calcolatore, sono finito nel circolo vizioso di sentimenti che tutti chiamano amore. Anche io ora penso fin troppo spesso a quella persona, a quella donna dei miei sogni.

Eppure me lo ero promesso. Niente sentimentalismi verso persone che, se questi sentimentalismi fossero venuti a mancare, avrebbero potuto compromettere anche un solo aspetto del mio esistere. Sono calcolatore, del resto. Eppure stavolta ha preso importanza un'altra delle 4 parole per descrivermi. Non freddo, non cinico, non calcolatore. Questa volta è uscita la parola uomo. E come ogni uomo, ho sbagliato e mi sono... innamorato?.

Eccola lì, la donna che ispira questo mio testo. Ormai è oltre un mese che stiamo giocando a stuzzicarci reciprocamente. Il mio carattere ed il mio fisico la attirano, è stata lei stessa a dirmelo qualche tempo fa. Anche il fatto che io non sia come tutti gli altri le piace. Sempre parole sue.
Con la forma come tutti gli altri credo intenda il fatto che non sono esibizionista, ma so stare al centro dell'attenzione e mantenerla su di me per quanto mi interessi fare. Non sono esplosivo, ma perfettamente in grado di dimostrarmi simpatico a chiunque mi interessa.
E, personalmente, le ho anche risposto che anche a me "piace" il suo fisico ed il suo carattere, per quanto non sia proprio uguale al mio. Lei molto più egocentrica, attenta a farsi notare dal resto del mondo. Farebbe qualsiasi cosa pur di dimostrarsi al centro dell'attenzione, ma non riesce a mantenere su sé stessa un pubblico per più di qualche secondo, solitamente attirandolo con comportamenti, se non altro, infantili. Non proprio simpatica, diciamo più che altro animata.

Ci siamo conosciuti quando ho iniziato a frequentare un corso presso una azienda. Cerco lavoro anche io, devo pur vivere in qualche modo.
Non seguiva il corso come dipendente, ma spesso e volentieri passava di là, e voci di corridoio continuavano a ripetere che i suoi passaggi erano solo per verificare la mia presenza. Il suo compito infondo non lo aveva mai capito nessuno. Era la figlia del mio futuro capo, quindi il mio obbiettivo era semplice. Tenermela buona senza essere coinvolto in alcuno dei suoi pensieri.

Dopo un primo periodo in cui non si faceva altro che salutarsi a vicenda, iniziò ad aspettarmi vicino alla porta d'uscita dallo stabile, ogni giorno con una scusa diversa. E ogni volta, quando iniziava a parlare, non riuscivo a liberarmi da lei se non dopo una mezz'ora abbondante di futili chiacchiere su argomenti di cui anche dopo una sigaretta ti sei già dimenticato.

In questo ultimo periodo invece ci siamo avvicinati parecchio. Passiamo molto tempo insieme, siamo quella che in giro si chiama "coppia", anche se non in maniera ufficiale e non c'è niente di serio. Baci, abbracci, e qualche volta lei resta a dormire a casa mia.

Sto uscendo ora dal corso. Mancano solo tre settimane e finalmente avrò quella scrivania e quel posto che tanto bramo e che, soprattutto, tanto mi servono per... completare i miei fini. Lei è dall'altra parte del parcheggio e parla con alcune sue amiche. Mi vede uscire, e arriva verso di me. Non credo si aspetti alcuna reazione da me nel vederla arrivare. Sa come sono e le sta anche bene.

Mi arriva vicina, ma non mi saluta come al solito con un bacio. Non è per la presenza delle sue amiche, dato che sanno già tutti della nostra storia. Deve essere successo qualcosa, ma non è nella mia indole preoccuparmene prima del tempo. Se è davvero così, me lo starà per dire.

"Dobbiamo parlare". Inizia lei. Il tono è serio ma tranquillo. Ha un sorrisetto quasi acido e violento. Non le avevo mai visto questa espressione.
"Ok, dimmi." Tranquillo e rilassato.
"Ci sono problemi se ci sono anche loro?". Con un piccolo gesto delle braccia coinvolge nella conversazione anche le sue amiche. E' una domanda retorica, sa perfettamente che non ho problemi di alcun genere, mai.
"No, state pure. Allora, cosa devi dirmi?" Un conto è essere tranquilli, un altro è il fatto che sono le 17.39 e tra 21 minuti inizia il mio programma televisivo preferito. Tranquillo, ma di fretta.
"Ti lascio". Il tono è secco, deciso e con una forte dose di sadismo.
"Ok, altro?". Anche il mio tono è secco. Niente può ferirmi, lei lo avrebbe dovuto capire.
Probabilmente non è comunque la reazione che si aspettava, magari si sarà anche preparata un discorso da fare mentre piangevo, per dimostrarsi forte con le amiche, ma non avrà modo di farlo con me.
"N...No. Volevo solo dirti che non ti ho mai amato. Sono stata con te solo per una scommessa. Dovevo farti innamorare di me e lasciarti." Il ghigno sulla faccia mostra quanto quella frase fosse stata preparata in precedenza. L'atteggiamento da superiore non le dona molto. E' mio compito quindi fare in modo che lo perda.
"Complimenti."
"Complimenti? Non sai dirmi altro? Vuoi piangere? Piangi se vuoi!"
Finisco di caricare nel bagagliaio della mia Punto Cabrio la mia 24 ore, dopodiché mi giro verso il gruppo, pronto a far partire lo show.
"Si. Complimenti. Hai avuto un buon gioco. Eri la figlia del mio capo, ci hai provato spudoratamente con me e io ci sono dovuto stare per non perdere il posto." Inizio a demolirla. Mattoncino per mattoncino, voglio ridurre il suo ego alle dimensioni di un chewing gum.
"...N...Non ci ho provato io con te!". La faccia è spaventata. Non è probabilmente la conversazione che si era preparata, e sa perfettamente quanto le sue abilità oratorie siano inferiori alle mie. Modestia a parte.
"Eri tu ad attendermi ogni volta che uscivo. Sei stata tu a baciarmi la prima volta. Sei addirittura stata tu a dirmi se potevi restare a dormire da me. Comunque non ti preoccupare. Mi sono divertito con te fino a che è durata. Sei stata solo questo per me, un parco divertimenti. Non c'è mai stato amore e sei stata pure stupida a non capirlo." Secco e diretto. Niente spazio per interruzioni. Tanto non sarebbe in grado di formulare delle risposte.
"M..Ma... Ne parlerò con mio padre. Scordati il posto."
Tzé, un'altra bambina immatura sul mio percorso. Questa volta, ha 28 anni. Forse questa è un'aggravante.
"Non c'è problema. Le mie cose sono già in questa valigetta. Se non hai altro da aggiungere, ti chiedo scusa ma devo andare da una persona che mi aspetta per una cena.". Era stata lei a chiedermi qualche giorno prima di uscire stasera ma le avevo risposto che ero impegnato e non potevo. Non aveva fatto domande, non avrebbe ricevuto comunque risposta.
"U... Una donna?" Quelle che scendono dai suoi occhi sono già lacrime.
"Chiaro. Ciao cara, e buona serata a tutte voi.". Le sue amiche mi stanno guardando con gli occhi spalancati. Sono tutte stupite di come io sia riuscito a girare la conversazione con cui lei avrebbe dovuto farmi piangere in una lieve discussione da cui sono uscito io vincitore e lei in lacrime.

Salgo in macchina. La accendo e faccio partire lo stereo. Metto la retromarcia e le amiche e lei si spostano, visto che erano ormai dietro la mia macchina. Nel passare accanto al gruppo, ne indico una e la faccio venire vicino a me.
"Tu sei carina, parecchio. Se ti va di vederci ogni tanto fatti dare il numero da lei."
Colpo di grazia.
Metto la prima, e parto.
Lei è in lacrime, la sua amica che ho appena chiamato mi guarda incredula, e forse esitando anche per trovare un modo per chiedere all'amica il numero. Il resto del gruppo cerca di consolarla.

Io sono in macchina, cappotta abbassata, musica a tutto volume, e rido.


venerdì 27 giugno 2008

Descrizione

Si, cosa sei.
Un esempio di personaggio che seguiti non ha. Inimitabile perché imprevedibile.
Ma in poche parole non rende.
Sommariamente una persona simpatica, intelligente e brillante. Dotato di ottime capacità espressive, di una distinta rapidità di pensiero e di una inconsueta e vasta conoscenza generale. In grado di dimostrarsi per quello che sei o mascherarti, di adattarti a qualsiasi situazione e renderti simpatico o antipatico a chiunque a seconda delle situazioni. Modesto ma sicuro delle tue possibilità. Testa sulle spalle e lingua tagliente, senza alcuna forma di controllo né remora.
Ciò farebbe pensare ad un'ottima persona.
Il contrasto sta nel fatto che hai un elevato standard che ogni persona è costretta ad affrontare per rientrare nella tua schiera di meritevoli e un alto grado di cinismo per le persone che non arrivato a questo livello. Tale requisito non lo detti per arroganza o presunzione, ma piuttosto per una ricerca di persone che siano in grado di dimostrarsi valide e in grado di assicurare un certo livello alle discussioni e alle eventuali litigate.
Calcolatore e selettivo.
Decisamente sei in grado di variare il tuo stato emotivo a tuo piacimento, accantonando qualsiasi tipo di problema o gioia se la situazione lo richiede. Hai un ottimo controllo su tutte le tue emozioni e sui tuoi desideri, sai quando palesarli. Ottima padronanza inoltre dei sentimenti nei confronti degli altri e buona gestione delle emozioni e dei sentimenti altrui, nei tuoi confronti e in direzione di terzi. Sai ridere con gli occhi, scherzare, amare sul serio. Piangere con il cuore, chiedere scusa e odiare senza remore.
Manipolatore e onesto.
Forte memoria per accadimenti passati, anche se spesso la nascondi per risentire i fatti accaduti che già conosci, e vedere altri punti di vista. Perfettamente in grado di ricollegare passato con presente e futuro, trovando nessi logici in eventi apparentemente scollegati tra loro. Apprezzabile capacità di calcolo delle possibilità di reazioni future, in grado di prevedere fino a 3 reazioni possibili diramate e quindi una trentina di casistiche diverse. Numero che si eleva in maniera esponenziale quando si tratta di persone che conosci davvero.
Vendicativo e prevenuto.
Egregia abilità di perdonare, e di negare tale pregio. Sei in grado di abbandonare una persona a te cara più di ogni altra cosa per un misero fraintendimento come di perdonare l'ultima conoscenza che ti commette la più grave colpa, a tua scelta e discrezione. Amabile, sai anche farti perdonare e cogliere ogni sfumatura e ogni deviazione nel carattere di una persona che sia a te favorevole.
Perdonatore e perdonabile.

Dovrei continuare questo post. Suggerimenti?

mercoledì 25 giugno 2008

Genoma - L'assassino

Un assassino è un assassino sin dal suo primo respiro
riposa quando c'è il sole entra in azione con il buio
taglia gole per non ascoltare i demoni dentro al suo cuore
mercenario non soltanto per mangiare
crede in dio denaro perche sa che è necessario
è la differenza tra un omicida e un sicario

non ha paura dei pareri altrui ma li considera
studia la sua vittima impara qualunque tecnica
è plastico
in ogni ambiente in cui si trova sa adattarsi rapido
si fa amare dal tuo branco poi ti uccide con un colpo unico
e lascia il tuo mondo sconvolto
qualunque cosa accade il suo nome non è coinvolto

L'assassino non è mai per come appare
è un bugiardo ma non si tradisce se non lo vuole
non è buono ne dolce ma è bravo a fingersi tale
in ogni contesto ogni oggetto diventa un'arma letale
sa convincere tua moglie a correggerti il vino con l'arsenico
la fa sorridere al primo attacco di vomito

vive i sentimenti e li gira a proprio vantaggio
più presto ti affezioni, più presto ti distrugge
non fugge ne scappa rimane fino alla fine
maneggia uomini donne bambini come pedine
mosse da lui senza che se ne rendano conto
infondo
siamo tutti assassini di tanto in tanto


RIT.
Nascosto tra le vittime
Colpisce dritto all'Anima
Se il ricordo resta vivo
Nessun luogo è lontano
E' nascosto tra le vittime
Colpisce dritto all'anima
Se il ricordo resta vivo
Nessun luogo è lontano dall'assassino


Ha sempre un piano non va mai a caso ma all'occorrenza improvvisa
ogni tua frase sa girartela in offesa
è orgoglioso ma sa chiedere scusa senza fatica
ottiene qualunque cosa per prima la tua fiducia
ogni assassino è sempre duplice, masochista e sadico

quando è troppo facile si inventa lui l'ostacolo
si mette nella merda solo per uscirne fuori
niente sale sulla carne la fatica fa i sapori


L'assassino uccide soprattutto a distanza
quando scompare lo detesti ma senti la sua mancanza
per i modi di fare la sua forza mentale
alla fine sai che non ne troverai mai uno uguale
ne meglio
è cosi dannatamente sveglio

calcola ogni mossa nel più piccolo dettaglio
con quello ti fotte perche lui è un ipersensibile
trae vantaggio da ciò che per noi è un punto debole

non ha remore
e i rimorsi gli fan comodo
lo tengono sveglio quando tutti i nemici dormono
un incubo vivente calca suoli diversi e vicini
sa infiltrarsi ovunque soprattutto in posti ostili

Non viaggia, vive e sa ridere con gli occhi
non ha bisogno di nasconderli dietro alle lenti
se ti credono innocente ma stai già nei suoi pensieri
in ogni notte di nebbia un assassino era fuori


RIT.


sa che è sbagliato ciò che fa ma ogni alternativa è esclusa
come una macchina in discesa senza freni e la portiera chiusa
ogni assassino è stato quasi ucciso anni prima
per questo si allena e aggiunge tacche sulla lama

sa che l'odio è debolezza, l'indifferenza forza
dalla lucidità lui trae da sempre sicurezza
calcola i rischi di ogni scommessa e quando azzarda
va tranquillo che sa già il risultato prima che esca
è la tua storia più importante, l'amante che non scordi
quello a cui confidi i tuoi segreti a notte tardi
colui che sa distinguere i tuoi ruoli e oltrepassarli
sa più lui di te che non tutti i tuoi simili
credimi
quante regine lo vogliono vedere in lacrime.

Sognano un'ultima notte e poi impiccato sul patibolo
le spaventa però non sanno farne a meno
per un assassino nessun luogo è lontano
lui
sa ridere scherzare, sa amare sul serio
ciò che più ti fa paura è che è un umano
noi che regaliamo il corpo pur di non sentirci soli
e non proviamo niente siamo sempre indifferenti come automi

quando la luna è piena e un volto ti ritorna in mente
quando ascolti il suono dei passi durante la notte
quando hai un ricordo che da anni brucia e resta vivo
allora capirai chi è un assassino


RIT.


Prega di non incontrarmi mai


Questa è la mia Bibbia. Questa è la canzone che mi ha segnato.
Questo è cosa sono diventato.
Questo è forsa cosa sono sempre stato.


Dorian, solo Dio conosce lo specchio dell'anima?

venerdì 13 giugno 2008

Vendicativo. Non senza cuore.


Avere del tempo libero nel pomeriggio è fantastico. L'esame di maturità imminente me lo sta prosciugando peggio di un lavoro, ma ogni tanto riesco ancora a tenermi da parte qualche attimo, e accumulando questi minuti riesco anche a trovare il tempo per uscire di casa, andare a fare un giro, e magari fermarmi qualche momento al parco.
Mi siedo su una panchina. Centrale, per evitare di lasciare troppo spazio ad altra gente, che lo consideri un invito a sedersi.
Non ho voglia di contattare gente per vederci, so che non avrei molta disponibilità per stare con loro. E la mia stanchezza mentale non mi faciliterebbe neanche tanto nel parlare con la gente, ora come ora.
Rifletto un secondo su questo, e sul fatto che, magari, chiamare qualcuno e parlare di argomenti stupidi, frivoli ed insensati mi porterebbe via questo stress psicologico, donandomi un pò di lucidità. Esito nell'estrarre il cellulare dalla tasca.
Non è per pigrizia né per mancanza di voglia, ma qualcosa mi impedisce di compiere questo banale gesto.
Aspetto ancora un pò, tanto il tempo che posso dedicare alla mia pausa meditativa è poco.
Mentre ancora rifletto su questa mia apatia momentanea, qualcosa mi sfiora una spalla e resta lì. Non è una foglia, è una mano. Leggera e delicata.
Non mi giro neanche. Se è qualcuno che cerca me deve fare almeno lo sforzo di superare la panchina e rendersi visibili ai miei occhi.
"Ciao..."
Riconosco la voce, è una persona con cui non ho un gran rapporto e con cui non parlo molto. Il tono è decisamente triste, lascivo e amareggiato.
"Ciao"
L'utopia del riposo mentale è andata, svanita. Quel tono non promette niente di buono, soprattutto a causa della mia fama di "consolatore".
"Posso mettermi qua? Voglio parlare con qualcuno"
Se guardi bene tra duecento metri c'è una panchina con delle vecchiette che non aspettano altro che una giovane triste, per dimostrare quanto questa generazione maschile faccia schifo.
E' la mia vocetta sadica e bastarda a dire ciò. Fortuna che esiste solo nella mia mente.
"Certo, dimmi... E' successo qualcosa, a giudicare dal tu..." Non avevo ancora alzato lo sguardo, ma nel farlo mi accorgo che ha le lacrime agli occhi.
"Ieri sera è morto mio nonno..."
Me lo dice, e nel finire di pronunciare l'ultima parola si getta vicino a me, sulla panchina, e con lo sguardo pieno di lacrime, quasi supplichevole, mi richiede un abbraccio, che arriva subito, spontaneo.
Dovevi riposarti e ora devi consolarla... Ma tu mica la odi?
Odiare è una parola grossa, ma ci manca veramente poco.
"...un infarto... Molto legata a lui..." Le poche parole che si capiscono in mezzo ai vari singhiozzi sono sufficienti a capire lo stato d'animo della ragazza quindicenne dai capelli scuri e dagli occhi umidi.
"Quanti anni aveva?"
Se ti commuovi giuro che ti prenderò in giro fino alla morte.
Sadica, la vocetta. Ma ci convivo da quando avevo 6 o 7 anni, ci ho fatto l'abitudine.
"...ttanta.... Ottanta."
Ah era ancora nel fiore degli anni..
Bastarda, smettila.
"Sicura che preferisci parlare di questo piuttosto che di altro? Magari non ci pensi!"
"...non... so..."
Se non la smette di frignare chiamo un esorcista ed un traduttore.
Ma tu non vai mai a fare la spesa? Vai, e non tornare prima di sera. Ma fatti un'amante, cribbio.
No caro, sono solo per te.
"...però voglio parlare con te..."
Che culo!
ZITTA!
"Meglio se parliamo d'altro dai..."
"...mi sa proprio di si..."
I singhiozzi si fanno via via più radi, le parole sempre più comprensibili e gli occhi sempre meno sgorganti.
"...mi racconti qualcosa?"
Si, ti odio.
Sai che se mi suicidassi moriresti con me? Taci o lo faccio.
"Vediamo... Ieri ho avuto una gran brutta giornata... Oggi invece, all'ora del pranzo, quando mi ero preso una pausa dallo studio..."
"Perché studio? Mica hai finito?""Si ma ho l'esame... Comunque... oggi ho litigato con una ragazza che vorrebbe passare per la mia fidanzata, e non capisce che la considero alla stregua di un sasso animato..."
"..Ma tu non eri fidanzato?"
Si, ma sono una troia violenta e me ne scopo quante ne capitano.
Questa in effetti ci stava. Ma non posso dirgliela. Evita di farmi ridere, stronzetta.
"E' finita da due o tre mesi. Ho passato un momento veramente brutto."
"Eh immagino."
Cosa vuoi immaginare, bimbetta viziata?
Non farmici litigare...
"Comunque ne sono uscito, e ora sono più io che mai. Ora sono felice e a posto."
"Sono felice per te. Beato te che riesci a ragionare così."
Beato me che riesco a ragionare, coglioncella.
Ma la smetti?
...
Hai ragione, ma smettila, ok?
"Comunque ti ricordi l'ultima volta che abbiamo parlato?"
Oddio, me ne ero quasi dimenticato. La avevo umiliata dimostrandole che era una bambinetta viziata. Per cosa mi aveva fatto girare le scatole quella volta? Ora mi sfugge.
Perché cambiava ragazzo a cui dire ti amo ogni settimana e la trovavi ridicola. O forse ero io.
Ride, la vocetta. E' sadica, la vocetta.
"Si.. Qualcosa me la ricordo."
"Dicevi che ero una bambina..." Eeheheh "e che non sapevo cosa significasse la parola ti amo." non sai neanche che sono due parole..
Davvero, mi rendi difficile la vita a volte, sai?
"Vedi che comunque ti sbagliavi..."
Poool!
In che lingua devo supplicarti di stare zitta? Almeno due minuti. Te ne prego.
"Sei sicura di volerne parlare?"
"Guarda che io non ho mai avuto tante storie in poco tempo, e non dico ti amo a tutti..."
POOOL! Quanti ne avevamo contati? Dodici in tre settimane?
Qualcosa del genere...
"Vuoi un applauso o cambiamo argomento?"
"Non cambi mai, eh?"
Eh già, mi diverto così! Ora prendo il controllo io della conversazione...
No dai, non fare la scema!
"E comunque non mi conosci bene.. " piangerò per questo "Perché il mio ragazzo ha 18 anni" auguri e figli maschi "e mi reputa Matura!" ti vuole scopare, è chiaro che ti reputa matura!
"Si si, ah ah."
Questa sei stata tu! Maledetta!
Eh eh eh eh. Ora gioco io.
"Perché, scusa?"
"Quante cazzate che si dicono per portarsi a letto una ragazza di 15 anni!"
"Infatti non ci casco mica! Perché dovrei?"
"Perché sei una bimba!"
"Non sono una bimba! Guarda che ho 15 anni!"
"Oooohh! 15 anni! Allora sei Grande! G Maiuscola!"
"Tu hai solo 3 anni in più di me..." sbaglio o quello che sento è un tono -frignevole-? Sto già vincendo?
Sei bastardissima, ma ti lascio fare. Sia mai che ce la leviamo di dosso finalmente.
"Io infatti non mi reputo 'grande'. Ho la mia età, vivo la mia età. Mi reputo un 18enne."
Questo lo hai detto tu, ma mi è piaciuta.
Grazie.
"Madò giuro che non ti sopporto! Anzi. Sai che ti dico?" sai che non mi interessa? "Ha fatto bene la tua ragazza a lasciarti. Hai un carattere di merda. Te lo dico con tutto il cuore."


Baratro.


Hai segnato la tua ora. Non dovevi farlo, questo.


"Vedi, tesoro, che non hai capito niente."
Il mio tono è tranquillo, pacato. Ho la calma della ragione, come al solito.
"Tesoro?"
Il suo tono è stupido, spaventato. Ha paura di aver fatto una cazzata, come al solito.
"Io lo faccio apposta, a farti arrabbiare. Essere arrabbiata con me è più facile che essere disperata perché è morto tuo nonno. E tu come al solito non capisci niente."
La luce d'ira nei suoi occhi si spegne. Ora c'è una vena di curiosità. Il suo cervellino sta cercando di capire cosa abbiamo fatto.
"Io ti voglio bene, ma ti porto ad odiarmi, perché è più facile che pensare al tuo nonno, che è morto. E tu? Ti diverti alle spalle delle mie esperienze negative che ti racconto."
Il suo sguardo è ora incredulo. Ha capito cosa ho abbiamo fatto. Ha capito di aver fatto una cazzata grossa, e ha capito quanto le volessi bene. Ha capito che stavo sacrificando quella nostra amicizia, che sarebbe stata recuperabile, in cambio del fatto che stesse meno male per una cosa irrecuperabile. Ora piange, ancora.
"...scusaa..." Cerca di riprotendersi verso di me, per abbracciarmi. Mi scanso. Ora è il mio turno di vendetta.
Questo non dovrei essere io a dirlo? Lascia divertire anche me.
"... pensavo..." singhiozzi amari "..facessi apposta..."
"Lo facevo apposta infatti, per farti arrabbiare. Ma vedi. A 15 anni, immatura come sei, non puoi capire che IO lo facevo apposta a farti arrabbiare. A 18 anni magari lo avresti capito. O anche a 15 anni, se fossi matura per avere 15 anni. "
"...scusami... ti prego.. non volevo ferirti..."
Stiamo o non stiamo vincendo? Ti darei il cinque, se non fossi solo una voce e quindi senza mani.
"No, lascia stare. Mi sa che stavolta hai fatto la cazzata, perché di persone come me non se ne trovano. Che si fanno anche odiare per farti stare meglio."
Le lacrime aumentano. Si sommano alle precedenti, ma per lei non è ancora finita.
"Ora torna a piangere per tuo nonno, che ti ricordo essere morto. E ripensa che forse era meglio essere arrabbiata con me per una cazzata, piuttosto che piangere perché sei tarda a capire e perché é morto tuo nonno, a cui eri tanto legata e a cui volevi tanto bene..."
"Non hai cuore..."
Può essere, qualcuno ha mai detto il contrario?
"No, sono vendicativo. E' diverso."
"Bravo..." i singhiozzi stanno sparendo ancora una volta. E' tornata arrabbiata. Non lo capisce ancora, anche se glielo ho detto, ma lo ho fatto di nuovo. Ora mi odia, ma non ripensa al nonno e non soffre per questo.
"Grazie, davvero." Sono sempre lusingato dai complimenti!
"Beh... Non voglio più parlarti!"
"Prometti?"
Questo, in gergo, si chiama colpo di grazia, vero?
Esatto.


La conversazione è finita. L'ultima parola la ha lasciata completamente spiazzata. Non sa cosa rispondere e non è in grado di ragionare ad una risposta. Sa che qualsiasi cosa abbia detto oggi le è stata girata contro. Sa di aver perso una persona che le voleva davvero tanto bene. Sa che non avrà altre occasioni.
Mi alzo, getto ancora un ultimo sguardo divertito alla sua faccia, resa lucida dalle lacrime. Poi mi giro, e seguendo la strada ciottolata mi dirigo ancora una volta verso casa.
A casa, dove studiando potrò finalmente avere un pò di riposo mentale.

martedì 10 giugno 2008

Il mio miglior compleanno

La scuola è finita da qualche giorno. Volendo, potrei restare a dormire anche tutta la giornata, e nessuno mi disturberebbe o verrebbe a svegliare.
Ma oggi no, oggi voglio svegliarmi presto. Oggi è un giorno particolare. In questo giorno posso pretendere di essere io al centro dell'attenzione, io al centro del mondo. Oggi è il MIO giorno.
Oggi è il mio compleanno, il diciannovesimo. Non ne ho mai festeggiato uno decente, o almeno così ho sempre detto in giro e forse ne sono anche convinta.
Dal cancello di casa sento i rumori di una macchina che se ne va. Probabilmente è mio bro (fratello) che va al lavoro, quindi devono essere le nove circa.
Apro gli occhi, è ora di cominciare questa giornata.
E trovo lui davanti a me.
E' li che mi guarda e sorride. Sta aspettando che io mi svegli come si attende la prima volta che un neonato apre gli occhi. Sorride, ed è un sorriso vero, da persona innamorata dopo tutto questo tempo.
Bello, svegliarmi e trovarlo lì ad attendere me. E so che a qualsiasi ora io mi fossi svegliata lo avrei trovato lì, anche a costo di aspettarmi tutta la giornata e di perdere il lavoro per farlo.
"Buongiorno amore mio. Ti amo."
Lo so che mi ama. Me lo dice e me lo fa capire davvero in tutti i modi possibili, e a volte anche impossibili. Ma sentirmelo dire, mentre mi guarda negli occhi, sussurrandolo, dopo che ha aspettato il mio risveglio per chissà quante ore, mi lascia senza parole. Solo un semplice...
"Ciaao..."
"Sai che sei bellissima? Auguri."
Il primo complimento della giornata, il primo auguri.
Adoro i complimenti e adoro riceverne, anche se a dirla tutta non ne ricevo mai tanti.
Ringrazio per questo risveglio con un bacio.


Faccio per alzarmi, ma con un cenno mi dice di aspettare. Resto ancora nel mio letto, ancora caldo, in pigiama, e lo guardo mentre si alza e va verso l'altra parte della camera.
Ha alla mano destra un guanto nero, ma all'altra niente. E' buffo da vedere così, ma non posso ridergli dietro ora.
Dalla scrivania prendere un vassoio ed un tavolino pieghevole. Sopra il vassoio c'è una tazza con una macchia rossa, ma sono senza occhiali e non riesco a distinguere che forma sia. Ci sono anche due piattini con il bordo rosso, ed il vassoio, anch'esso con lo stesso colore sui bordi. C'è poi qualcosa di chiaro e qualcosa di alto e verde, ma non riesco a capire che cosa siano. Vedo solo le forme.
E' decisamente arrivato il momento di mettere gli occhiali.
Nel frattempo, arriva vicino al mio letto a castello, in cui dormo sotto. Sistema il tavolino sul mio letto, e ci appoggia sopra il vassoio.
Questo è in ceramica bianca, e riporta il disegno di due cuori uniti da una freccia, su cui riposano due figure angeliche abbracciate. Accanto, la data in cui iniziò tutto, risalente a ormai nove mesi fa, verso la fine di settembre. Quanto tempo che è passato e quante cose successe.
I dettagli delle immagini sono poco chiari, sono palesemente fatti a mano, anche se da una mano sicura e al tempo stesso dolce. Anche la data è scritta con un carattere elegante.
Nei contorni del vassoio sono scritti i nostri nomi, sempre legati da una delicata cornice molto simile all'edera.
La tazza richiama lo stile del vassoio, evidentemente è in corredo assieme ad esso e ai due piattini. I bordi sono tutte dello stesso colore dei cuori, e il tratto è uniforme. Su tutti, la stessa data.
Infine, l'oggetto blu che non riuscivo ad identificare prima è un vaso, di forma quadrata. E' semplice, ma carino. Lo stesso vaso in cui al tempo aveva messo la rosa rossa che mi aveva donato per San Valentino. Ora contiene sempre una rosa, ma questa volta nera. Una rosa nera, il mio fiore preferito. Se mai glielo ho detto, è stato solo una volta di sfuggita, ma non potrei mai giurare di averglielo detto davvero. Ma lui lo sa, perché mi ama.
Nella tazza c'è del cappuccino con ancora su la schiuma, evidentemente fatto da poco. In uno dei piattini ci sono dei biscotti, i miei biscotti preferiti. Ce ne sarà su una decina, credo. Nell'altro piattino, un pezzo di crostata, probabilmente fatta a mano.
L'ultimo oggetto che potevo vedere, è una piccola scatoletta con un fiocco giallo. C'è anche un biglietto accanto, anch'esso con un fiocco giallo sopra.
La mia curiosità per la scatola è troppo forte, ma mi sembra quasi scortese non aprire prima il biglietto. Tuttavia lui capisce la mia lieve esitazione e mi passa la scatola.
"Prendi prima questa, dai." dice, sorridendo quasi divertito. Mi conosce, sa quanto sono curiosa.
Apro la scatola, e trovo dentro tre cose.
Una piccola chiave, che assomiglia a quelle che aprono i diari segreti, un gettone tipo quelli vecchi delle cabine telefoniche, e un Bacio Perugina. I primi due oggetti non so cosa siano, ma il terzo lo conosco bene.
Lo scarto, lo divido a metà e ne do un pezzo a lui, che mi ringrazia con un
"Ti adoro."
Poi, con uno sguardo un pò perplesso, indico gli altri due oggetti.
"Serviranno oggi, tienili da parte."
Ok. Non mi preoccupo, se ci ha pensato lui sono sicura. Pensa sempre a tutto lui, specialmente quando si tratta di me o di qualcosa che mi riguardi. E' premuroso, non pedante.
Finisco la colazione, e trovo il cappuccino ancora caldo. Vorrei chiedergli come sia possibile, ma non voglio rovinare questo momento perfetto.
Ringrazio per questa colazione con un bacio.


"Amore, se vuoi farti una doccia fai pure. Se vuoi fare qualcosa questa mattina dimmelo, altrimenti ho organizzato il pranzo. Cucinato io, ma spero sia commestibile." ha quasi paura di sbagliare nel dirmi questo, ma ha uno sguardo sincero.
"Mi faccio una doccia, poi devo studiare.." sorrido nel dirglielo, non voglio che pensi che sia una qualche scusa per non stare con lui.
"Ok, mangiamo per l'una, se per te va bene... Ho chiesto ai tuoi, mi hanno detto che resteranno fuori per pranzo, quindi mangiamo qua. Va bene?"
"Si, fantastico".
Mi dirigo verso il bagno, e nel passargli a fianco mi da un bacio e mi abbraccia. Mi sussurra, ancora, nell' orecchio.
"Sei stupenda."
Entro in bagno, e trovo vicino alla vasca da bagno una confezione, nuova, di bagnoschiuma al cioccolato bianco.
Ringrazio per questo bacio, con un bacio.


Sento che ha chiuso la porta, deve essere uscito.
La giornata è iniziata bene, sono quasi felice. Mentre mi sciacquo ripenso alla mattinata, e al bigliettino che non ho ancora aperto, accantonato nel portare a lui il mezzo bacio e nel fare poi colazione. Dovrò ricordarmi di aprirlo, se non altro.
Finita la doccia, torno in camera mia. Ho davvero da studiare, tra pochi giorni avrò la prima prova d'esame di maturità, esattamente come lui.
Sulla scrivania, trovo un cestino pieno di dolci e caramelle. Sembrerà stupida, ma è stato uno dei miei desideri per il compleanno da tanti anni e non ci aveva mai pensato nessuno. Lui si, perché sapeva che ci tenevo.
Verso mezzogiorno, sento di nuovo i rumori di una macchina che varca il cancello, e poco dopo suonano alla porta.
Corro ad aprire, per un giorno, con il sorriso sulle labbra, sperando sia lui. E infatti è così.
E' vestito elegante, e ha in mano un grosso peluche, a forma di cuore, con due braccia ai lati. Richiama quello che, a suo tempo, gli avevo regalato io.
"Amore mio, per te." e mi porge il regalo. Mi scosto appena un pò per farlo entrare, e nel passarmi accanto mi sfiora le labbra con un altro bacio e mi accarezza appena.
"Scusa, ma adesso devo lavorare un attimo. Ti chiamo quando sarà pronto.."
"Ok... A fra poco.."
Supera la porta della cucina, sparendo dietro alla tenda che la separa dalla sala, dove invece mi metto io, sdraiata sul divano a guardare un pò di televisione. Cerco sui primi canali di sky della fox, se c'è "So you think you can dance?", o "Missione tata", o qualche puntata delle mie serie preferite.
Intanto dalla cucina ogni tanto arrivano rumori di piatti che si toccano, e di gas acceso. Anche un mezzo urlo subito soffocato, probabilmente causato da una lieve bruciatura. Ma tanto non me lo direbbe mai, rischiando di rovinare questa giornata.
Finisce la puntata, e quando mi giro trovo il tavolo già apparecchiato, con una tovaglia bianca, due piatti disposti uno di fronte all'altro. E lui che sta portando fuori due piatti.
Ringrazio per questa mattinata con un bacio.


Dopodiché, mangiamo. Non è mai stato un gran cuoco, nonostante abbia un ristorante da un mese circa. Ma con questo pasto ha davvero superato sé stesso. Evidentemente più che gli ingredienti sento il sapore dell'amore con cui ha preparato tutto.
Ringrazio per questo pranzo con un bacio.


Dopo pranzo, ritira i piatti e li lascia nel lavandino. Ora non c'è tempo per lavarli. Ora deve stare con me. E ci mettiamo ancora sul divano. Lui è seduto, io sono sdraiata con la schiena appoggiata su di lui e le gambe stese sul divano. Lui mi abbraccia, tenendomi stretto a sé.
"Non vai al lavoro oggi?" non mi giro nel guardarlo, temo quasi la risposta, che possa rovinare questo momento.
"No, oggi sto con te, oggi resto con te. Lo sai che per me sei tutto?"
Non gli rispondo, ma giro solo la testa e
Ringrazio per questo momento con un bacio.


Nel pomeriggio siamo usciti insieme. Abbiamo fatto un giro per la città. Solbiate è piccola, ma offre qualche punto di interesse. C'è la mia gelateria preferita, dove prendo sempre frappé.
Siamo andati lì, oggi, e ho capito l'utilità di uno degli oggetti che aveva messo nella mia scatola stamattina. Mi ha convinto ad inserirla in una di quelle macchinette dove, inserite monete o gettoni e girata la levetta, ne esce una palla di plastica con dentro qualche strana sorpresa, e ne esce una sfera. La apro, e dentro c'è un cuore di plastica, con su scritti i nostri due nomi, legati da una specie di ramo.
Ringrazio per questa sorpresa con un bacio.


Finito anche il frappé, abbiamo incontrato un gruppo di miei amici, e ci siamo fermati a parlare con loro. E mentre parlavamo lo tenevo vicino a me, ma non aveva alcuna intenzione di spostarsi.
Tornati a casa, mi ha aspettato in sala, mentre finivo di prepararmi per poter uscire. Ammetto di averci messo più tempo del dovuto, anche per vedere quanto volesse aspettarmi. Pensavo di ottenerne almeno una sbuffata per il mio ritardo, mentre l'unica reazione al mio ritorno è stata
"Togli il fiato."
Sono ora a letto, abbracciata a lui che resterà solo finché non mi sarò addormentata. Ripenso alla giornata, a tutto quello che è successo e a quanto ci avrà messo ad organizzare tutto, solo perché mi ama.
Ho scoperto cose interessanti su oggi. Per esempio, che stamattina mi aveva preparato ben 5 cappuccini diversi, per far sempre in modo che al mio risveglio fosse caldo. Non riscaldato al microonde, caldo. Ho scoperto anche che aveva parlato con la signora della gelateria per sistemare la sfera di plastica con il cuore che aveva fatto lui proprio in modo che uscisse a me e a nessun altro. Ho scoperto che lavorava al set per la colazione da un mese e che di vassoi ne aveva fatti tre tipi diversi, non sapendo scegliere il migliore per me.
Nel pomeriggio invece gli ho chiesto come mai ha tenuto su tutto il pomeriggio un solo guanto, ma non ha voluto spiegarmelo. Lo ho capito ripensando al cesto di dolci, in cui c'era della liquirizia. Ne è allergico, ma per regalarla a me deve averla toccata, e ciò deve avergli scatenato la reazione allergica. Ma non me lo vuole far pesare.
Ripenso alla cena perfetta, con torta al cioccolato crudo preparata direttamente da lui. Ripenso a quando sono rientrata in camera, e ho trovato sulla scrivania un piccolo scrigno. La chiave che l'apriva era quella della mattina. Aveva programmato l'intera giornata, addirittura aveva chiesto una mano ai miei genitori per la realizzazione.
Nello scrigno, un completo intimo davvero bello, di cui non voglio parlare troppo, perché ho intenzione di metterlo spesso.
Siamo ancora abbracciati, e ripenso ancora una volta al bigliettino di stamattina, che è ancora vicino al letto. Senza togliermi dal suo abbraccio, lo prendo e lo apro. Lui mi guarda ancora, anche se ha gli occhi socchiusi.
E sul bigliettino, una sola frase:


"Guarda che ti sei persa. Auguri."

Con dedica speciale.

sabato 7 giugno 2008

Fine della scuola

Fine dell'anno scolastico. Fine della scuola. Fine.
Fine di un ciclo di studi durato 13 anni, regolari.

Ciclo di studi.. che parolona...
Vabbé, volevo fare un post tipico mio, con tante frasi belle, parole ricercate e... E stavo cercando cosa dire dopo quell'e per riprendere il concetto con altre parole, ma non voglio farlo in questo post.
Ora voglio solo lasciare libero svago alle parole. Fiume di parole che sta per prendere il largo ora...
Insomma... Spazio per le tante parole che mi vengono in mente ora. Tanti pensieri diversi, che non c'entrano nulla l'uno con l'altro, ma che sento di dover scrivere per ricordarmeli magari in futuro o anche solo per poter aver il modo di dire tutto quello che ORA sto pensando.

Davvero, ho tanti pensieri per la testa, tante idee, tante cazzate e tanto spazio ancora da riempire
Penso a cosa farò da settembre, penso a questo esame di maturità da cui devo uscire con 100, penso a questa estate, penso a quella ragazza, penso all'esame di karate, penso a quell'amicizia persa che non mi va giù, penso a quella pancetta che non voleva ma ora se ne è andata, penso a quell'angelo che mi sopporta tanto, penso a quel sogno di indipendenza che tanto non si avvererà ancora per un anno almeno, penso a quel biglietto del malpensa fiere appeso vicino alla scrivania per ricordarmi di quella maschera, penso a quel peluche rosso con due braccia sopra il mio armadio, penso a questa pioggia che è snervante, penso a quel viaggio a roma che farò a fine mese che sarà un massacro, penso a quel viaggio che volevo fare coi miei amici in camper, penso a quel ristorante che da tanti problemi e che finirà male, penso a quel messaggio arrivato così tardi, penso a quell'onestà per una persona che non meritava, penso a questa scuola che è finita, penso a quel momento in cui lei era tutto, penso a quella lei che ha fatto la cazzata più grossa della vita, penso a quella follia che mi permetterebbe ancora di guardarle negli occhi e non sputarle, penso a quei mesi passati sui libri come se contassero davvero, penso a quella cyclette che ormai mi ha sagomato il culo, penso a quel compagno che parlava sempre del mio culo, penso a quei compagni tanto diversi e ognuno speciale, penso a quel compagno cui vorrei rompere la mandibola, penso a quel silenzio che mi ha fatto capire tanto di quella persona, penso a quella persona che mi ha capito in tutto sempre, penso a quella conversazione in cui mi ha messo davanti ad uno specchio nudo, penso a questo commento che potrei continuare all'infinito...

Ma non mi va, voglio che qualcuno possa capire almeno uno dei miei pensieri. voglio che ci sia almeno una persona che mi venga a chiedere perche pensi ancora a... a quante cose che penso ancora. Mi dicono che dovrei cambiare questo aspetto, che non dovrei più essere vendicativo, che non dovrei più tornare indietro, che le mie occasioni sono avanti.
E io avanti ci vado spesso, sempre oserei dire, ma mi capita di ripensare indietro
E allora ripenso a quest'estate:
ho conosciuto davvero tanta bella gente, con qualcuno (una o due persone) mi sento ancora, e se lo faccio un motivo ci sarà. Sono cambiato davvero parecchio, sono più sicuro di me (più di giugno scorso sicuro, anche se ora meno che a settembre), sono più io, sono più tranquillo, affronto la vita sapendo che tanto domani è un altro giorno e domani si vedrà. So che domani quando si vedrà starò male per aver visto, ma tanto sarei stato male lo stesso.
Che senso ha cercare di evitare di stare male, e poi stare male per altro?
Almeno ho avuto un momento positivo.
E ora ripenso ai primi mesi dell'anno scolastico, ai primi 7 in particolare.
Il periodo che va da settembre a metà aprile. Si, il suo periodo.
Vivevo per una persona. Sognavo una persona. Pensavo ad una persona. Quella persona non ero mai io. Qualsiasi cosa facessi, era per una persona. E' stato un bel periodo, non lamento niente. Ero felice, stavo bene, sentivo di amare una persona. Sapevo che non era così dall'altra parte, anche se veniva detto ma mai dimostrato. Ma andava bene cosi. Io sono la persona che vuole e deve dare tanto affetto. Riceverne mi fa piacere, ma vivo anche senza. Poi ho capito che, forse, questa persona mi aveva solo preso in giro. Per tanto tempo, a dirla tutta. Non è stato bello, non è stato facile abituarsi, dopo che ti sei abituato a vivere per una persona, a vivere per te stesso. Ma ce l'ho fatta. Mi sono ripreso, grazie ad uno stage, grazie a delle persone accanto. Grazie a molti insegnamenti su come essere una maschera.
E ora ripenso a quell'amica perduta.
Perduta davvero tante volte, ripresa davvero tante volte. E anche questa volta, dopo aver giurato a me stesso che basta, per lei era finita, le ho voluto dare un'altra occasione. Povera, sta male in questo momento, ha tutto il mondo contro. Famiglia, classe, amici... Diamole un'altra occasione. Sprecata. Posso capire sbagliare, ma davanti alle prove che tu mi hai chiesto, chiudere gli occhi? No.
E ora penso a questa estate, che non so cosa mi porterà.
So che andrò via, so che partirò, so che andrò lontano da qua e me ne starò via almeno 2 mesi. So che probabilmente non tornerò qui. Mai più. Ma questo non mi interessa. Ora voglio pensare ad oggi, a domani. Non a settembre. Neanche il 31 agosto vorrò davvero pensare a settembre. Sarà un boh, mah, forse. Penserò al mio compleanno, non certo ad altro.
Ma tanto anche l'estate deve attendere. Ho un esame davanti.
Quest'esame, che so che non mi spaventa abbastanza. Per cui studio, ma vorrei averne il terrore per trovare altra voglia per studiare. Ora è finita.
E penso che intorno a quel periodo in cui farò l'orale, sarò a Roma, a fare un esame di dan. A zonzo per la mia città amata con Erika e Ilenia... Che culo! Spero solo di migliorare i rapporti prima di quella data, o sarà davvero un devasto.
Penso a quell'angelo, quella figura angelica a cui penso spesso, ultimamente, che non sa neanche che sto parlando di lei. Penso che forse ti penso troppo spesso, e da qualche parte ho letto che nuoci gravemente alla salute. :)
Penso a quella persona, l'unica ad aver sempre capito tutto di me. Penso a quella discussione, in cui hai preso ogni singolo punto del mio carattere, ogni minuscolo accenno a qualche mio difetto e me lo hai spiattellato in faccia. Penso a quel momento, in cui mi sentivo davvero nudo davanti al tuo sguardo so-cosa-sei. Penso a quei secondi, in cui ti ho sentito dire cosa è andrea.
Penso a quanto avevi ragione.
E vado avanti, a pensare che voglio andare via da qua, almeno una settimana. Voglio una vacanza, e mi voglio portare dietro chi so io. Niente vestiti, la borsa la uso per persone. Non mi interessa, mi vesto di ortiche, ma vi voglio con me. Due persone in particolare. Voglio davvero partire, una settimana sola, in camper magari. Tornare, forse.
E poi, finito tutto, ripartire. Meta? Nessuna. Scopo? Indipendenza. Il resto non conta davvero...

E ora penso che, infondo, va bene cosi.
Sto qua
Sono felice
Sto bene
Sono davvero felice
Sto a posto con me stesso
Sono realmente felice
Sto come voglio davvero
Sono io.

Io, io, sono dannatamente io.
E pare che piaccia così...

martedì 22 aprile 2008

Vaffanculo

Vaffanculo a tutti.
Vaffanculo a me, perche do tanto.
Vaffanculo a me, perche do troppo.
Vaffanculo a me, perche se non ricevo altrettanto sto male.
Vaffanculo a chi non mi dà quanto voglio, quando ne ho bisogno.
Vaffanculo a te, che leggi e ridi.
Vaffanculo a chi preferisce le amiche a me.
Vaffanculo a te che leggi qui e pensi che io stia parlando di te.
Vaffanculo a te che sto parlando di te.
Vaffanculo a te se ti senti offeso.
Vaffanculo a te che mi hai preso per il culo.
Vaffanculo a te che ti sei divertito/a alle mie spalle.
Vaffanculo a te che mi fai solo del male cosi.
Vaffanculo a me che sto male.
Vaffanculo a me che cerco di convincermi di non stare male.
Vaffanculo a te che non ti accorgi che io sto male per te.
Vaffanculo a te che mi spezzi il cuore e ti vai a divertire.
Vaffanculo a chi mi prende per il culo convinto che io non lo sappia.
Vaffanculo a chi sa che mi me ne accorgo e insiste.
Vaffanculo alla sfiga, che mi prende anche da nascosto.
Vaffanculo a me, che ho bisogno più d'Amore che ti ossigeno.
Vaffanculo a me, che ho bisogno del tuo, di Amore.
Vaffanculo a me, che nessuno mi capisce.
Vaffanculo a me e al mio cuore, che non capisce di essere spezzato.
Vaffanculo a me, che ci spero ancora.
Vaffanculo a me, che sembro un masochista a pensare a te.
Vaffanculo a me, che ho paura di restare da solo.
Vaffanculo a me, che mi ero convinto di stare bene.
Vaffanculo a me, che per colpa dell "altruismo" ora sto di merda.
Vaffanculo a me, che se sto scrivendo qua vuol dire che sto ancora male.
Vaffanculo a me, che una volta avevo la forza per rialzarmi.
Vaffanculo alla mia testa, che ha in mente una sola persona.
Vaffanculo all'Amore, per cui soffro.
Vaffanculo alla Stupidità, per cui soffro.
Vaffanculo all'Ipocrisia, per cui soffro.
Vaffanculo a me, che soffro.
Vaffanculo a chi non mi considera, perché non sa cosa perde.
Vaffanculo a chi non mi considera abbastanza, perche non sa quanto perde.
Vaffanculo a chi credeva di amare, e ora è solo egoista.
Vaffanculo al mio modo di essere.
Vaffanculo alla vita, io ero egoista e ora l'egoista è la persona che amo.
Vaffanculo al mio Amore, il mio sentimento, che è troppo grande.
Vaffanculo a chi mi ha fatto male e non si fa sentire.
Vaffanculo ai mille scusa non sentiti.
Vaffanculo a me, che sono sempre da solo ad interessarsi al noi.
Vaffanculo a me, che scrivo vaffanculo.
Vaffanculo a me, che sono abbastanza intelligente da non sapere mai cosa fare.
Vaffanculo a me, che un pregio che avevo lo ho perso.
Vaffanculo a chi dice di amarmi o avermi amato e aver fatto sparire tutto cosi.
Vaffanculo a chi mi vede come un amico e io no.
Vaffanculo ai cantanti che cantano canzoni d'amore quando io sto male.
Vaffanculo a chi pensa solo a se stesso, dicendo di amare.
Vaffanculo a me, che per sincerità sono sempre nella merda.
Vaffanculo a me, alla mia furbizia che c'è solo quando non serve a me.
Vaffanculo a me, che funziono solo quando serve agli altri.
Vaffanculo a chi si crede regina del mondo.
Vaffanculo a chi crede di aver capito tutto.
Vaffanculo a chi non gli basto.
Vaffanculo a me, quando penso di risolvere tutto con l'estrema fine.
Vaffanculo a me, che ancora ci penso.
Vaffanculo a te che stai ancora leggendo.
Vaffanculo a te che non mi stai scrivendo.
Vaffanculo a me che vado avanti a dubbi.
Vaffanculo a me che quando avevo soluzioni non li avevo, i dubbi.
Vaffanculo a me che guardo il cellulare e aspetto una tua chiamata.
Vaffanculo a me che guardo il cellulare e aspetto un tuo messaggio.
Vaffanculo a me che ci sono sempre stato per tutti.
Vaffanculo a tutti che ora dove sono?
Vaffanculo a tutti.
Vaffanculo a me.
Vaffanculo a te, che mi hai fatto male.
Vaffanculo a te, chiamami e recupera.
Vaffanculo a me, che piango e ti prego.
Vaffanculo.

giovedì 10 aprile 2008

Sette Prove per te

Serranda abbassata, passano degli spiragli di luce attraverso i fori dell'incastro dei vari tasselli. E' solo luce lunare, ma nel buio estremo del resto della stanza si notano. Fanno luce sulla libreria accanto, su cui ci sono dei libr...

Non c'è nessuna libreria lì. Eppure c'è sempre stata... Ora la luce si posa dolcemente sul muro, prendendo una tonalità bluastra dal colore dell'intonaco. Ma la libreria c'era, ne sono sicuro. Due librerie e la televisione sul suo mobiletto, da quel lato della stanza.

Neanche l'altra libreria c'è. E la televisione deve essere sparita insieme al mobiletto. Finestra, muro e letto. Da questa parte della stanza nient'altro. Ma può essere che il sonno e il buio pesto mi oscurino la vista. Allungo la mia mano sinistra nel tentativo di prendere gli occhiali e accendere la luce. Ma il vuoto anche a sinistra. Degli occhiali non ne ho bisogno, vedo tutto, senza alcuna sfocatura. La luce mi farebbe comodo, però trovarla sembra impossibile. Deve essere sparita anch'essa con le due librerie, la televisione, il mobile della televisione. Se a prendere tutto è stato un ladro, vorrei solo poterlo incontrare, stringergli la mano per l'ottimo lavoro, e chiedergli cosa se ne fa di due librerie ricolme di libri inutili.

Di certo non gli chiederei le mie cose indietro. Se le è meritate, se è riuscito a rubare tutto quello mentre dormivo, senza svegliarmi. E magari anche da solo.

Non vedo altro nella stanza, il buio è troppo pesto, ma poco ci metterei a credere di non avere in stanza più neanche la scarpiera, l'armadio, la scrivania, il computer...

'Un egregio lavoro, signor ladro.'
Mi sfugge. Non è la prima volta che parlo da solo anche a seguito di ragionamenti miei tenuti sempre e solo nella mia testa.

'Quale ladro?'



No, queste due parole non sono sfuggite a me. Non hanno senso con alcuno dei ragionamenti che sto facendo, non sono parole mie.

La luce azzurrata proveniente dalla finestra diminuisce. Starà passando una nuvola. Niente male come scelta di tempo, il fatto che debba oscurare la luce lunare proprio quando maggiormente ne ho bisogno.

C'è qualcuno in camera mia, e io non posso vederlo. Sono nel letto, con la mia solita 'divisa da notte', la maglietta dell'animazione dell'anno scorso e i pantaloncini della scuola di Arsago.
Non sono spaventato, ma il fatto di risvegliarmi con qualcuno in stanza dopo che me la hanno ripulita lasciando solo il letto (e credo di dover anche ringraziare se mi hanno lasciato finestre e tapparelle), mi inquieta.

La mente inizia a fare ragionamenti rapidissimi. Probabilmente la maggioranza di questi è senza un minimo di logica, ma intanto la mente va. Va e viene. E questa velocità dei miei pensieri fa vacillare la mia stessa integrità mentale. Devo fermarmi.

'Chi sei?'

E' un buon inizio. Già il fatto di riuscire a mettere in fila in senso logico due parole mi da sicurezza. La voce che esce dalle mie labbra è la mia. Sicura e calma. Inespressiva. L'importante è non lasciar trasparire il fatto che ho uno stato d'animo alterato. Altro senso di sicurezza, ho appena fatto un pensiero, ed uno solo, logico. Nient'altri pensieri contemporanei. Incredibile come riesca a riprendere il controllo di me.

'Ti dimentichi dei vecchi amici a quanto pare... Sono Menadel, il tuo Angelo Custode.'
Voce piena, quasi come parlare con un trombone. Non ho un'idea dell'aspetto perche è nella parte della stanza completamente in ombra.
'Sono morto?'
Si, è una domanda stupida, lo ho pensato anche io, ma solo dopo aver pronunciato quelle parole. Per quale altro motivo mi sarei potuto ritrovare a parlare con il mio Angelo Custode in un luogo con le stesse fattezze della mia stanza ma completamente privo di oggetti, apparte un letto e una finestra?
'No, non sei morto. Sono qui per darti un messaggio.'
Mai riuscirò a convincermi di non aver sospirato con gratitudine quando ha pronunciato quelle prime parole, come mai riuscirò a non pensare che, con il messaggio che mi avrebbe portato di lì a breve, avrei preferito non sentire le prime parole.
'Non riesco a vederti, c'è troppa ombra. Dove sei?'
'Non ha importanza che ora tu mi veda, ma se l'ombra ti spaventa, ti accontenterò.'
Sto per ribattere con rabbia che l'ombra non mi spaventa, quando il comparire di un'altra luce mi ferma. Non proviene dalla finestra, non è quella l'origine. Viene dal muro opposto a quello prima illuminato, e sembra quasi che la luce si stia autogenerando. Sta nascendo una luce dal niente. E' una luce blu anche questa, ma di una tonalità ben distinta da quella tendente al verde del muro.
Piano piano la macchia di luce si allarga, ora ha le dimensioni di una palla da rugby, e le stesse forme. Ora è grossa quasi quanto il busto di una persona.
E si ferma. Non cresce più. E' delle dimensioni... Come un cuscino, in verticale. Non mi viene in mente null'altro per classificarne le immagini, e l'assenza di qualsiasi oggetto in questa stanza mi rende ancora confuso. Ma ho bisogno di classificare, come al solito, ogni cosa a cui assisto, e per questo classifico la dimensione della luce come quella del cuscino.
'Preferisci così?'
Le sue parole mi risvegliano. La voce è dolce, dannatamente dolce. La voce è forte, dannatamente forte. Non forte nel senso di alta di volume, ma forte nel senso di piena. Se un trombone avesse la capacità di parlare, immagino che quella sarebbe la sua voce.
'Si... Che messaggio mi devi portare?'
Si, così è meglio nella stanza. Vedo tutti i muri e la totale assenza di oggetti all'interno. Quadri, mobili, scarpe e vestiti a terra, cuscini in fondo al letto. La stanza è completamente vuota.
Oltre a mancare gli oggetti, però, manca anche la sorgente di questa voce.
'No, dove sei? Non ti vedo! Fatti vedere!'
'Non è importante che tu mi veda. Ascolta quello che ho da dirti, perche non avrai una seconda volta e il contenuto è solo per te.'
Si, ti sto ascoltando.
No, questo non riesco a dirlo. L'interesse per il discorso è troppo alto rispetto alla voglia di parlare.
'Non ho molto tempo. Ascoltami. Sei pronto?'
La domanda mi spaventa. Pronto? Pronto per cosa? Perche hai poco tempo? No, se hai poco tempo, forse i perche resteranno irrisolti. Preferisco ascoltare il tuo messaggio, se per te è cosi importante.
'Vai. Pronto.'
'Innanzitutto, sono venuto quì adesso perchè tu mi stai portanto qui. Il normale compito di un Angelo Custode è solo quello di sorvegliare il proprio assistitio standone distaccati, ma ho notato che in questo periodo molte cose ti stanno accadendo, e che non riesci ad adattarti a tutto.
Con i miei colleghi ho parlato della tua situazione. Tu ti sei sempre sacrificato per aiutare gli altri, ci hai spesso anche tolto parecchio lavoro, addossandotelo senza chiedere nulla in cambio e senza essere costretto a farlo. Ora è nostro tempo per sdebitarci.
Tuttavia non abbiamo le mani libere come vorremmo, e per aiutarti dovrai stare al nostro gioco. Dovrai superare le Sette prove. Avrai il tempo che vuoi, anche più di una vita potrebbe essere per te necessaria, ma dovrai ultimarle e superarle tutte.
Spero per te che tu abbia una buona memoria, perche dovrai ricordartele tutte.
La tua prima prova sarà facile per te. Attorno al tuo mondo, nelle sfere che consideri più vicine alla tua figura stessa, dovrai scoprire il cieco che contiene in sé uno di noi. Stai attendo, perché una volta scoperto non dovrai mostrare a lui di saperlo. Solo la persona potrà sapere di avere in sè la nostra mano, ma se la presenza in lui saprà di essere da te stato scoperto, per te solo guai e nefandezze il destino porterà.
Guai e nefandezze saranno il tuo problema se di questo hai paura. E sulla paura sarà incentrata la tua prossima sfida. Trova ciò che ti da sommo orrore, e affrontalo. Solo se ne uscirai vincitore potrai ritenerti in grado di affrontare la terza prova.
Sai quanto per te siano intoccabili i tuoi valori, i tuoi ideali. Sono questi che ora stanno diventando più docili, si stanno adattando al resto del mondo. E proprio da questo mondo verranno distrutti. A te starà il diritto di decidere quali dei valori che ti han condotto fino a qui oggi, quali degli ideali che hai sempre fieramente difeso dovrai abbandonare, lasciar distruggere, e quali invece riportare in auge e far tornare a splendere.

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