Citazione...

E così accade che legga mille e mille libri,
sulla stupida arte di essere felici...

martedì 25 novembre 2008

Storia di paura?

Allora... Mi è arrivata questa dannata catena per la settima volta... La ho letta più volte cercando di capirne il senso, o almeno di cercare di capire se chi la aveva scritta avesse 12 o 13 anni. Dovrebbe contenere una storia dell'orrore, ma cerchiamo di analizzarla insieme e vi farò capire che è veramente squallida. Poi magari cerco di rielaborarla io, mantenendo i contenuti, e rendendola "spaventevole".

Ricopio il testo, e inserisco i miei commenti. La differenza si nota da alcune cose. Intanto, chi l'ha scritta aveva il tasto CAPS LOCK difettoso e non riusciva a scrivere minuscolo... E poi cercherò di usare un colore diverso. Magari... questo :D

Testo della catena:

UNA RAGAZZA STA CHATTANDO SU MESSENGER QUANDO AD UN CERTO PUNTO APRE UNA CONVERSAZIONE CON LEI UN RAGAZZO CHE NON CONOSCE:
Su Messenger devi accettare un contatto per poterci parlare.

PIKKOLA_BABY_GOTH__loLLiNA: CIAO, NON TI CONOSCO, KI 6?!?
Chi ha aperto la conversazione? Lei, a quanto pare. Carino il nick...
rAmmVaNeStEiN__dArkGOth: CIAO, LO SO KE NN MI CONOSCI, MA IO DA PIU DI 15 ANNI, E TI HO SEMPRE AMATO, MA TU NN MI HAI MAI NOTATO.
Dopo aver notato il nick, stranamente "Goth" sembra ricorrente, notate BENE quel 15 anni...
PIKKOLA_BABY_GOTH__loLLiNA: AH, E COME TI CHIAMI SCUSA? PIACERE IO MI CHIA...
Perché ti interrompi?
rAmmVaNeStEiN__dArkGOth:LAURA
Wow, colpo di scena! Peccato che non si può interrompere qualcuno su msn. Se sta scrivendo, scrive. Fine della storia.
PIKKOLA_BABY_GOTH__loLLiNA: SI, MA COME FAI A SAPERLO?? SENTI MI STAI FACENDO PAURA...
Eh già, lui ti conosce da 15 anni e sa il tuo nome... Inquietante...
rAmmVaNeStEiN__dArkGOth: IO TI CONOSCO DA QUANDO SEI VENUTA AL MONDO, DA QUANDO HAI MOSSO I PRIMI PASSI, DA QUANDO SEI ANDATA ALLE ELEMENTARI, POI LE MEDIE, LE SUPERIORI... IO TI HO SEMPRE AMATO, MI SONO ADDIRITTURA RAGLIATO VENE E GOLA PER TE, MA TU NON MI HAI MAI NOTATO.
Sei mica suo padre? Azz, vi conoscete da davvero tanto tempo... Come sei romantico... E perché ti sei R(T)agliato le vene e la gola? E PERCHE SEI ANCORA VIVO?
PIKKOLA_BABY_GOTH__loLLiNA: SENTI MA KE KAZZO VUOI DA ME SI PUO SAPERE? SMETTILA DI SPAVENTARMI O TI DENUNCIO!!!
Ti denuncio per spavento! Wata! Notate come passa dall'uso delle C e CH all'uso delle K. Cambia con l'umore, a quanto pare...
rAmmVaNeStEiN__dArkGOth: IO VERRO, RICORDATELO, IO VOGLIO STARE CON TE, RICORDATELO, RICORDATI LE MIE PAROLE...
Muahauhauhauahauhaaa

IL CONTATTO SI DISCONNETTE
Ma cazzo, iniziavo a divertirmi
LO STESSO FA LAURA.
Della serie: nessuno al mondo mi caga, apparte gli psicopatici.
SONO LE 21:40 QUANDO I GENITORI DI LAURA VANNO A FESTEGGIARE CON DEGLI AMICI.
Yuppi! Almeno qualcuno festeggia :D
LAURA E A CASA DA SOLA CON SUO FRATELLO MINORE QUANDO AD UN TRATTO SQUILLA IL TELEFONO. LEI RISPONDE MA NIENTE. POI SQUILLA IL SECONDO TELEFONO, POI IL CELLULARE CHE PORTAVA IN TASCA, ANCORA L'ANTIFURTO, IL CELLULARE DEL FRATELLO.
Ricapitolando. Telefono di casa. Secondo telefono di casa (quanti non hanno due telefoni a casa?). Cellulare (chiaramente lo portava in tasca, se ce l'aveva in borsa non suonava). Ancora l'antif... ANCORA? Ah, aveva già suonato?? Ok... E poi cellulare del fratello (Quanti anni avrà il fratello? Non poteva essere la sua tipa?)
LA RAGAZZA HA PAURA.
Cacasotto... Per un pò di telefonate a vuoto...
SUO FRATELLO DORME ANCORA NEL SUO LETTO.
Ma ti ha suonato il telefono e dormi ancora? Ah, sei un poppante che non si sveglia. :)
LEI SI CHIUDE N CAMERA SUA E SI CHIUDE A CHIAVE.
Si chiude e si chiude e si chiude. Ah, sapete, si chiude a chiave.
SEMBRA CHE GLI APPARECCHI TELEFONICI NON SUONINO PIU. PER TRANQUILLIZZARSI ACCENDE IL TELEVISORE.
...dove sente il telegiornale di Fede con 100 morti giovani ogni sera... :D
DOPO CIRCA 10 MINUTI SI SPEGNE DA SOLO.
Eh ma che sfiga! E' il parental control.
LA RAGAZZA PENSA A UN PROBLEMA ELETTRICO CHE HA FATTO SALTARE LA LUCE A TUTTO IL QUARTIERE. CONTROLLA ALLA FINESTRA, MA LA LUCE MANCA SOLO A CASA SUA.
Dubidubidubidu. Senza luce solo tu. Dubidubidubida. Pensa un pò chi morirà.
SENTE DEGLI STRANI RUMORI PROVENIRE DALLA STANZA ACCANTO ALLA SUA.
Wata! Il fratello si sta sparando le seghe!!!
SPAVENTATA E IN PREDA AL PANICO CERCA DI TELEFONARE ALLA POLIZIA, MA IL TELEFONO CELLULARE RISULTA BLOCCATO. I CRISTALLI LIQUIDI DELLO SCHERMO DEL TELEFONINO COMINCIANO A ROMPERSI.
Però è intelligente... pensa a chiamare la pula! Caso strano i telefoni erano andati a farsi fottere poco fa, squillando tutti insieme. Perché si rompono i cristalli liquidi??? Daaaai! A che serve!
LA RAGAZZA E IN PREDA ALLA DISPERAZIONE.
Rincitrullita :D
SONO LE 23: 10
Minchia ma erano le 21.40 quando hanno smesso di parlare. 10 minuti di televisione, 21.50. Ipotizziamo 20 minuti e siamo larghissimi per gli squillini, e sono le 22.10... Vuoi dirmi che i cristalli ci hanno messo 1 ora a rompersi? Wa!
QUANDO AD UN TRATTO DECIDE DI USCIRE DALLA SUA STANZA.
Ad un tratto, soppiattamente, decide di uscire dalla stanza...
ENTRA NELLA CAMERETTA DEL FRATELLO PER CONTROLLARE SE STAVA BENE.
Stesse... Perché PRIMA STAVA sicuramente bene. Ora?
TUTTO APPOSTO IN QUEL MOMENTO.
Apparte un cellulare da buttare, una televisione indemoniata, degli apparecchi telefonici fissi posseduti, un'ora buca nella memoria, e chiaramente la luce saltata.
SI MISE A SEDERE VICINO A LUI. LE LENZUOLA ERANO BAGNATE ED EMANAVANO UN CATTIVO ODORE. SE L'ERA FATTA ADDOSSO.
Eh dai... Si è sparato una pippetta... Era la prima volta e ha confuso... E ha fatto pipì. Succede, puoi mica biasimarlo? Ah già, tu sei una ragazza.
LE LUCI SI ACCESERO DI BOTTO.
BUM. Tornata la luce. Controlla se è saltata agli altri?
LA RAGAZZA EMISE UN URLO SPAVENTATA DALLA VISTA DEL FRATELLO SGOZZATO CON I POLSI TAGLIATI IMMERSO IN UN LAGO DI SANGUE.
Forse non erano seghe...
OH SANTO DIO,
Dimmi... Ma è discorso diretto, indiretto, o si è emozionato chi scriveva?
LA RAGAZZA SENTI DEI PASSI PROVENIRE DAL CORRIDOIO.
Veeeeengooooo a pppreeeeendeeeeerttttiiiiiiiiiii
LAURA SCAPPO E SI CHIUSE NEL SUO ARMADIO, ASPETTANDO CHE TUTTO FINI.
Più morto di così cosa vuoi che finisca?
IL GIORNO DOPO I GENITORI TROVARONO IL FIGLIO MINORE SGOZZATO NEL SUO LETTO, E LAURA DENTRO ALL'ARMADIO CON LE LAMENTTE INSANGUINATE POSTE NEL SUO GIACCONE, ED UN COLTELLO IN MANO ANCHESSO INSANGUINATO.
Giustamente i genitori tornano a casa solo il giorno dopo, e Laura in un armadio con un giaccone. Che giaccone? E il coltello? Dai che tocco di classe... peccato per gli accenti e i numerosi errori in questo pezzo.
LA RAGAZZA VENNE RICOVERATA D'URGENZA IN UN OSPEDALE PSICHIATRICO, E DOPO 6 MESI MORI.
Suicidio? Cmq è interessante, lei non era maggiorenne. A questo punto della storia, SAPPIAMO che lei è 15enne.
SULLO SPECCHIO DELLA SUA STANZA C'E ANCORA SCRITTO
Anche adesso?
'COSI IMPARI A NON VOLERMI AMARE, FACENDO CADERE SU DI TE LA COLPA'.
Naaaaa! Mi hai rovinato il finale!! Ma fai una frase d'effetto! Dai cazzius! Tante righe sprecate.
TUTTO QUESTO ACCADDE IN AMERICA, AD UNA RAGAZZA, LAURA TOMMSON, ALLORA 13 ENNE.
Come 13 enne. Ma se la conosceva da quando era nata e quindi da 15 anni! E comunque in America Tommson si scrive Thompson....
VENNE RICOVERATA NELL'OSPEDALE PSICHIATRICO PER OMICIDIO COLPOSO, E LI MORI STRANAMENTE DOPO 6 MESI CIRCA.
Se fosse morta dopo 3 mesi, 1 settimana e 2 giorni sarebbe stato meno strano, effettivamente. E comunque non si ricovera in ospedali psichiatrici per omicidi, colposi o dolosi. Ma per pazzia. :)
ADESSO L'OSPEDALE E ABBANDONATO, E SI DICE CHE LA RAGAZZA GIRI PER I SUOI CORRIDOI IN CERCA DI VENDETTA.
Giustamente
CHIUNQUE LEGGE QUESTA E_MAIL E UN TESTIMONE DELLA MORTE DELLA RAGAZZA,
Ma da che? Ma che testimone! Io NON c'ero!
E CHE SE NON VIENE SPEDITA A 25 PERSONE ENTRO 10 MINUTI DOPO AVERLA LETTA, e che se non viene... Che costruzione lessicale è???
DI NOTTE, VERSO LE 4.00 DI NOTTE,
Ok, che siano precise perché alle 4.02 vengono a riscuotere dei soldi che devo...
ORA DEL DECESSO DI LAURA,
Decesso strano...
LA RAGAZZA TI FARA VISITA E TI UCCIDERA PER POI PRENDERE IL TUO CORPO.
Ma se mi uccide uccide il mio corpo... E poi che ci fa? E poi perché vuole il mio corpo? Fossi alto e bello...
E UNA COSA VERA, QUINDI STATI ATTENTI.
Giustamente.


Qua era inserita in seguito una foto che non riesco a trovare, vedo solamente una cornice grigia e nessuna immagine all'interno. Che delusione...
Allora... Apparte gli evidenti errori lessicali, gli orrori grammaticali, le costruzioni logiche insensate, questo testo è partito da una buona idea per una storia di paura, salvo essere la dimostrazione che Buone idee e Buon risultato siano due cose separate e non necessariamente collegate.

Tuttavia, perché buttare al vento una bella storia?
Quindi, ora cercherò di sistemarla, attenendomi il più possibile a quella originale e cercando di renderla... Spaventevole.
Già che ci sono, per avere un pò di "sfida", cercherò di utilizzare un registro un pò diverso, e di utilizzare come forma personale il "noi".


America, stato non ben definito, tempo non ben definito.
Ci troviamo nella stanza di una 14enne. E' sdraiata a letto, rivolta verso la televisione. Guarda un programma di intrattenimento senza troppa voglia. E' l'unica cosa che ha trovato alla tele, non avendo di meglio da fare. I genitori sono usciti a festeggiare il loro 20esimo anniversario, e il fratellino più piccolo di appena 8 anni dorme nella stanza accanto.
La stanchezza sta colpendo anche lei, ma una vibrazione del suo cellulare la risveglia e le attira l'attenzione. E' un messaggio.
"Ciao. Non sai chi sono, ma io so tutto di te. Ti conosco da quando sei nata e ti ho sempre amato."
Sarà uno scherzo di qualche suo amico idiota, starà pensando lei. Ma reagisce e risponde. Starà allo scherzo o ci sarà caduta in pieno?
"No, non so chi sei... Non ho il tuo numero. Sicuro che fossi io quella che cercavi?"
Nessuna smorfia tradisce le sue emozioni né ci permette di capirne lo stato d'animo.
Senza un particolare motivo, il suo cuore inizia a battere più velocemente, talmente forte da permetterci di sentirlo.
Altra vibrazione, altro messaggio.
"Si, cercavo te, Laura."
Ora appaiono le prime rughe espressive sul suo volto. E' tensione mista ad angoscia. Non ci sono molte Laura nella sua zona, dato che non è un nome poi così comune. I genitori lo hanno scelto perché suo nonno era Italiano.
"Che cosa vuoi?"
Per quanto lei cerchi di non scomporsi e mantenere salde le sue paure, qualcosa traspare dal messaggio scritto.
Questa volta l'attesa per il nuovo messaggio è breve.
"Te. Io verrò. Ricordati queste mie parole. Voglio stare con te."
L'angoscia ha preso il sopravvento su Laura. Dal nervosismo ha quasi lanciato il cellulare oltre il letto. Ora lo riprende, legge ancora una volta, mentalmente, quelle parole così cariche di rabbia, e preme il tasto di spegnimento del telefono. Forse è abbastanza tardi, è ora di dormire.
Sempre che non lo stia già facendo e questo sia solo un brutto sogno.
La stanchezza sopraggiunge, e chiude gli occhi.
Senza rendersi conto del tempo passato, la suoneria del cellulare la riporta alla realtà. Forse è stato tutto un sogno e forse nulla è successo.
La chiamata proviene da un numero sconosciuto, il che è particolare, dato che sono le 23 circa.
Risponde, ma appena avviata la comunicazione sente solo un respiro leggermente ansimante, e il rumore della comunicazione interrotta.
Senza avere tempo per decifrare la situazione, si mette a squillare il telefono fisso di casa. E' in corridoio, ma la stanchezza non le permette di alzarsi. Lo lascia squillare, fino a che la chiamata termina.
Per poi ricominciare quasi subito.
Deve alzarsi, potrebbero essere i suoi preoccupati. Accende la luce, o almeno ci prova. L'interruttore non ha reazioni sulla lampadina. Sarà saltata la corrente, starà pensando.
La strada per la porta la conosce, e la convinzione che i fatti di prima fossero solo sogni le permette di muoversi con disinvoltura.
Arriva al telefono, un attimo prima che questo smetta ancora una volta di suonare.
Aspetta la terza telefonata in piedi, tanto se sono i suoi richiameranno.
La telefonata non arriva, e decide di richiamarli lei per tranquillizzarli per le mancate risposte precedenti. Ma come alza la cornetta, sente il rumore della linea mancante.
Poche parole trafiggono la sua mente. "Linee tagliate." e "Non era un sogno.".
Uno strano odore pervade il corridoio, e sembra provenire dalla stanza del fratello. Con il coraggio preso a due mani, apre quella porta.
All'interno, nessun rumore. Solo il vento che muove le tende di una piccola finestra.
Neanche il rumore del respiro profondo del fratello.
Si avvicina al letto, e quando solo pochi passi la separano da esso, l'improvvisa accensione di tutte le luci della casa la fa sobbalzare.
Ma lo spavento delle luci viene subito superato dal terrore della scena a cui assiste.
Suo fratello, ancora con gli occhi chiusi, ha la gola squarciata di netto, e le vene profondamente lacerate. Il sangue ha ricoperto tutte le lenzuola lasciando dei rivoli che sono arrivati al terreno.
Sempre col sangue, una scritta macabra veleggia sul muro accanto al letto.
"Potevi amarmi..."
Il terrore che la immobilizza è sopraffatto da una paura ancora più ancestrale e imminente. Rumore di passi dal corridoio.
L'unico pensiero che riesce a fare, le impone di correre nell'armadio a 3 ante del fratello, spostare alcuni vestiti, creare sufficiente spazio e sparire al suo interno. Nel richiudere le ante, lo scatto di nervosismo fa sbattere il legno, creando un rumore secco, che nell'innaturale silenzio che veleggia nella stanza riecheggia più del desiderato.
Il rumore di passi si ferma all'improvviso. Si avvicina alla porta della stanza. Dall'esterno, qualcuno spenge la luce.
Lo shock del rumore dell'interruttore le provoca un infarto.

Viene risvegliata dai genitori, che la trascinano fuori dall'armadio.
Nel farlo, trovano le lamette nascoste nella tasca dei pantaloni del pigiama. E il coltello insanguinato nella mano destra.

//da continuare.

martedì 18 novembre 2008

Anch'io in un film

Quaranta minuti alla partenza. Non alla mia, alla sua.
Ma c'è ancora qualcosa da fare. Non può essere vero tutto quello che sta succedendo, ma è così.
Tanto tempo passato ad odiare una persona può finire semplicemente così? Vedi questa persona stare male, e ti senti triste tu?
Tempo fa, sei sicuro, avresti pagato per vedere questa persona soffrire. Avevi anche pensato a centinaia di modi per farle del male tu stesso.
Non eri mai riuscito a realizzare alcuno di quei piani, ma non ci avevi mai fatto caso. Mai avevi pensato al fatto che eri stato in grado di distruggere la tua migliore amica, smontando tassello per tassello la sua vita, togliendole ogni cosa, ma a lei, odiandola, non eri stato in grado di torcere un capello. E forse le avevi augurato anche del bene.
Ora ti senti strano.
Non sai cosa muove la tua mente, sai solo che sta viaggiando a velocità spaventose, ripassando i sette mesi trascorsi insieme nel giro di pochi minuti. Cose belle, cose brutte, cose molto brutte.
Tutto davanti ai tuoi occhi in un momento in cui ti senti mancare. Sei seduto, ma le braccia sono pesanti e la testa è china. Non hai la forza di muovere un solo muscolo, tutte le tue energie sono focalizzate nella visualizzazione di immagini che stai avendo.
Vedi sempre con maggior nitidezza i momenti più importanti. Il primo bacio, la prima uscita, il primo risveglio felice, il primo giorno sempre insieme, la prima volta, la prima lacrima di felicità, e a seguire l'ultimo bacio, l'ultimo abbraccio, l'ultima litigata, l'ultimo saluto, l'ultimo messaggio. Mai un addio formale, solo un addio pratico. Nessun ulteriore messaggio, mai più rivisti, mai più scritti.
Ci ha pensato ancora tanto a Lei, ma la mente è il TUO campo di gioco, e TU detti leggi. Sei riuscito, col tempo, a limitare le zone a cui Lei poteva accedere. Da occupare ogni neurone e ogni pensiero, piano piano, la hai confinata nella zona oscura del tuo cervello destinato alle persone da dimenticare.
Da piccolo eri convinto che le persone da dimenticare il cervello le confinasse vicino alla bocca, e ogni volta che starnutivi, ti dimenticavi di una persona, perché il cervello espelleva le sue informazioni tramite lo starnuto.
Ora sai che non è così, ma l'immagine funziona, il concetto pure.
Trentacinque minuti alla sua partenza.
Ma c'è ancora quella cosa da fare.
Quella cosa che non c'è mai stata e di cui hai bisogno. Ne hai bisogno perché sai di essere una persona che abbisogna di certe cose.
L'addio di persona.
Nella tua storia, di persone ne hai avute tante, e quello dell'addio è quasi un rituale standard ormai.
Di persona, guardandosi negli occhi, una semplice frase.
"Grazie di tutto. Finché è durato, è stato bello. Addio."
Molto sentimentale, molto scenico. Ma definitivo. Nessuna parola aveva mai preso voce dopo l'addio. Addio, fine.
Con Lei non c'è stato. Non ce n'è mai stata l'occasione.
Trenta minuti alla sua partenza.
Lei sta per partire, e tu ti alzi. Devi finire di sistemare la stanza. E' da tre giorni che sei in ballo con questa sistemazione. Hai voluto spostare i mobili di camera tua, e sei confinato qua dentro a riordinare tutto. Hai anche avuto paura di non riuscire a raggiungere la porta di camera tua, nei vari giorni, per la troppa roba in disordine.
Stereo acceso, ma non fai troppo caso alla musica. I tuoi pensieri sono più forti, più martellanti, più cattivi nei tuoi confronti.
Preferisci un rimpianto o un rimorso?
Venticinque minuti alla sua partenza.
Se è puntuale, ormai non faresti in tempo a raggiungerla, se questo ti sta suggerendo il tuo cervello. E se anche ci riuscissi, cosa potresti fare? Cosa Vorresti fare? Cosa farebbe Lei?
Tiziano Ferro in playlist. Parte la sua canzone, e cerchi di cantare per distrarti. E' incredibile come mentre le mani sono impegnate a recuperare le puntine da disegno ad una ad una, facendo attenzione a non pungersi, mentre le orecchie sono occupate ad ascoltare alti e bassi della canzone, mentre la voce è impiegata per seguire gli stessi alti e bassi di prima, la mente sia ancora libera e in grado di imporsi con tanto vigore.
Venti minuti alla sua partenza.
Finiscono le puntine, con sollievo dei tuoi polpastrelli. Li raccogli in un contenitore apposta, e guardi i vestiti in terra. Devi raccogliere quelli, ora. Se non altro, non fanno male.
La catasta di roba sulla moquette è impressionante, ma sta calando gradualmente. Potrebbe quasi scomparire nel giro di pochi giorni, se continui di buona lena. Ti fa sorridere pensare che nei film americani si riesce a mettere la propria vita in una scatola, e tu hai una stanza con un metro di roba da sistemare.
Lei.
Eri riuscito a non pensare a lei, e ora ti torna in mente.
Continui a sistemare, stai raccogliendo tutti i vestiti e te ne capita per le mani uno. Un maglione, nero, collo alto. Al tempo, ricordi, ti aveva detto che le piaceva molto quel capo. Lo lanci sul resto dei vestiti. Non devi pensarci.
Ma non sei capace. Lo riprendi. Lo fissi per del tempo che non sei in grado di misurare.
Tu no, l'orologio si.
Quindici minuti alla sua partenza.
Altra canzone alla radio. Altro genere. Hallelujah. Non è la canzona adatta al momento, ma hai impostato la riproduzione casuale e tra 1184 brani è arrivata questa. Continui il tuo lavoro. Continua la canzone.
Dieci minuti alla sua partenza.
Alla radio finisce la canzone. Ne inizia un'altra nella riproduzione casuale.
E' quella. La nostra canzone. Favola.
Non ti serve altro. Chiudi gli occhi, infili le scarpe. Prendi le chiavi. Nel giro di trenta secondi hai già fatto le scale e salutato tutti avvisando che stai uscendo. Sei fuori dal cancello. Sei già in macchina. La velocità con cui stai eseguendo queste operazioni è forse superiore a quella con cui stai ragionando. Senti nella tua mente che i neuroni sbattono tra loro a velocità impressionanti e non sei più in grado di ragionare.
Nove minuti alla sua partenza.
Mentre arrivi a questo pensiero, sei già al primo Stop. Destra, 200 metri e curva a sinistra. Altri 500 metri. Rotonda. Destra. 700 metri, sinistra.
Otto minuti alla sua partenza.
Sei davanti alla chiesa. Hai bisogno di ragionare, ma la velocità con cui stai guidando non te lo permette. Sei in quarta e stai affrontando una curva che solitamente si affronta in seconda. Sei ai 70 km/h, normalmente si fa ai 15. Ma hai fretta, sei agitato, sei nervoso, non ragioni. E allora schiacci.
Serie di curve, rotonda e vai dritto. Arrivi allo stop, destra e sinistra subito. Semaforo, ancora dritto. Ora hai 2 chilometri circa per ragionare. Guardi l'orologio.
Sette minuti alla sua partenza.
Schiacci ancora più sull'accelleratore, pur sapendo che il prossimo semaforo è a rilevazione di velocità. Non ti importa, ora, e anche se lo vedi Giallo e SAI che sta aspettando che ti avvicini alla riga bianca per diventare rosso, accelleri ancora. Lo prendi rosso, in pieno. Finisci la strada, arrivi alla rotonda. Sinistra. Altri 3 chilometri per pensare. Sempre dritto oltre le due rotonde e il semaforo.
Sei minuti alla sua partenza.
Hai almeno quei dieci secondi che ti permettono di ragionare e ti fai una semplice domanda. Cosa stai facendo? Non hai il tempo per darti una risposta.
Destra, 300 metri, sinistra. Altri 400 metri, semaforo, destra.
Cinque minuti alla sua partenza.
Strada dritta, in linea d'aria mancano 4 chilometri a casa sua, ma per la conformazione della strada e il traffico solito, sono una decina di minuti. Tu non li hai. Schiacci.
Inizi a vedere le prime luci rosse delle macchine viste da dietro, ma non sono tante come temevi.
Quattro minuti alla sua partenza.
Sorpassi quattro macchine ferme, non capisci perché erano ferme, finché non guardi verso l'alto. Lo capisci troppo tardi, non puoi fermarti. Erano ferme in attesa che il semaforo divenisse verde.
Tu sei in mezzo all'incrocio, ringrazi le divinità di tutte le religioni esistenti per non aver trovato macchine che venissero in perpendicolare alla tua strada. Altrimenti saresti morto.
Tre minuti alla sua partenza.
Altro semaforo. Rosso. Stavolta DEVI fermarti.
Due minuti alla sua partenza.
Ancora dritto, arrivi ad un'altra rotonda, e ci sono le macchine lì, ferme.
Un minuto alla sua partenza.
Ti sporgi a sinistra per vedere chi hai davanti. Solo un trattore e due macchine, puoi superarle.
Le superi, accetti di buon grado le ulteriori bestemmie che stai ricevendo. Svolti a sinistra. Ancora un chilometro.
E zero minuti alla sua partenza. Prendi il cellulare. Apri lo sportello, crea nuovo messaggio.
"Non sei ancora partita. Dimmi che non sei ancora partita."
Inviato. Manca un minuto e sei davanti a casa sua, nel cortile in cui a suo tempo, tante volte la avevi aspettata.
Arrivi e parcheggi con una manovra che farebbe rabbrividire il miglior pilota di formula Uno.
Non hai ricevuto risposta, mandi un altro messaggio.
"Se... Vuoi, esci. Se sei ancora a casa."
Ora, non puoi fare altro. Devi aspettare. E aspettare ti fa capire di avere tempo. E avere tempo, ti fa ragionare.
Cosa stai facendo?
Perché lo stai facendo?
Cosa vuoi ottenere?
Non trovi una risposta a nessuna di queste domande. Inizi a premere sulla chiave per azionare il motorino di avviamento. Lentamente. Non sei sicuro di voler far partire la macchina che hai spento.
Parte.
La spengi.
Vuoi restare qua.
Ma non ne sei sicuro, ritorni a premere sulla chiave.
La macchina si accende.
La spengi, ancora.
Continui questa fase di incertezza per un tempo che esternamente sarà stato infinito, ma dentro di te è velocissimo. Non sai deciderti se aspettare che esca o andartene. Poi un messaggio al cellulare.
"Ci guardiamo e basta?"
E' Lei. Anche se non capisci cosa vuol dire, ti viene istintivo guardare verso la finestra di casa sua, e nel farlo capisci tutto. Lei è fuori che ti guarda. Probabilmente ha visto la scena. Che figura di merda.
Non era proprio così che volevi iniziare l'incontro, partendo da una figura di merda.
Sai che devi cercare di motivare il tuo atteggiamento convulso, quindi inizi a parlare.
"Stavo decidendo se ripartire e andarmene o meno. Non so perché sono qua. Non ne ho idea."
Lei sorride. Perché?
"Perché sorridi?"
"Non posso sorridere?
"No"
Pausa di silenzio. Giusto il tempo di riprendermi. Tanto, sa che scherzavo.
Andrea, riprenditi. La mia mente urla questo al mio corpo e alla mia voce, che non si fanno comandare.
"Non so perché sono qua. Non lo so, ho solo avuto bisogno di venire."
"Hai fatto bene."
"Non credo. Sai che è realmente un casino che io sia qua?"
"No, non lo so."
"Te lo sto dicendo, ora lo sai. Non dovrei essere qua."
"Ok."
Silenzio.
"Quando tornerai in Italia?"
Perché lo vuoi sapere? Meglio non chiederselo.
"Il 18."
"Oggi è il 17, parti oggi e torni domani?"
Sai che non è così ma non hai di meglio da dire e hai bisogno di parlare. Infondo quello è il TUO vantaggio.
"18 Dicembre. Torno per festeggiare qua il Natale, poi torno forse a Febbraio e poi se riesco non tonerò più."
Ti fa male sentire la felicità con cui dice di non tornare più.
"Sei felice di stare lì allora?"
"Almeno non vedo alcune persone."
"Come hai fatto a litigarci in poche ore che sei stata con loro!?"
"Storia lunga."
Dieci minuti di ritardo dalla sua partenza.
"Ma tu non devi partire?"
"Adesso devo andare... Appena mi chiamano. Tanto mio padre sarà ancora in bagno suppongo."
"Perfida."
Fine dei ragionamenti. Sta partendo, io devo tornare a casa. Inizio a sentire il freddo di essere uscito solo con un maglioncino leggero.
Ora devi tirare fuori il vero motivo per cui sei in quella situazione. L'addio finale. L'ultimo saluto per chiudere quel capito ancora aperto, anche se solo attraverso poche parole in altre pagine.
Le vibra il telefono.
"Ora devo davvero andare, mi stanno chiamando."
Ultimo saluto. Un abbraccio, tre baci sulla guancia. Le mani dell'abbraccio che non vogliono staccarsi. Neanche le sue.
Lei è davanti a me, ancora nel mio abbraccio, che si protrende indietro. La guardi negli occhi. Il cervello probabilmente è fermo. E' da altre parti.
"Posso fare una cosa per cui mi odierai a vita?"
"Si."
Chiudi gli occhi, e la baci.
Lei non si sposta, non se ne va. E' un bacio lungo.
La tua mente ti ordina di spostarla, e prenderti a schiaffi da solo. Non lo fai. Il corpo vuole che quel bacio non finisca mai. Continui a baciarla, e la mente si arrende. Ora vince il corpo. La stringi a te in un abbraccio che non dimenticherai mai. Non vuoi più che parta.
Ti stacchi un secondo, solo per sussurrarle una frase.
"Tu devi partire... Io ho tanto tempo, tu no."
Vuoi che sia lei a staccarsi, sarebbe molto più facile. Ma le vostre labbra tornano a toccarsi. Un ultimo bacio. Stacchi le tue mani, le lasci cadere lungo i tuoi fianchi. Appena se ne vorrà andare, potrà farlo. Ma lei non lo fa.
Vibra ancora il telefono. Stavolta è definitivo. Vi staccate. Non una parola. Apri la portiera della macchina. Sali su. Lei è già rientrata in casa.
Affronti la prima curva, e il cervello si impone su tutto il resto. Accosti.
Cos'ho fatto?
Perché l'ho fatto?
Hai la testa posata sulle mani, sostenute dalla portiera.
Piangi.
Apri il cellulare. Crea nuovo messaggio.
"Scusa"
Invii.

Ingrani la prima. Torni a casa.





-liberamente tratto-