Incubi...
Incubi ancora...
Sempre incubi......
Ma stavolta, incubi belli.
"No, non saremmo interessati a quel tipo di acquisto. I servizi che offriamo sono decisamente diversi da quello."
"Questo mi spiace, proprio non c'è modo per questo scambio?"
"No, almeno per il momento no, però le vorrei chiedere di restare in contatto, perché eventualmente in futuro potrebbe interessarci!"
I toni sono decisamente pacati, cordiali, e ben promettono per il futuro. I volti sono entrambi coperti da un sorriso, almeno quelli delle due donne che parlano.
Il ragazzo è visibilmente disinteressato, sente i discorsi che si stanno facendo in quel piccolo retronegozio, ma è più interessato a cosa accade nella saletta adiacente, dove si trovano le sue due sorelle, entrambe più piccole di lui.
Stanno chiacchierando, e litigando leggermente come fanno quasi ogni istante. Niente di preoccupante, infondo la più piccola ha a malapena 8 anni, e la più grande 20. Certo non sarà lei così stupida dall'arrabbiarsi e mettersi a litigare davvero con la sorella.
Il piccolo negozio è diviso in quattro salette, tutte di piccole dimensioni, disposte a formare un quadrato più grande. L'ingresso principale da in una delle stanze, con una bella scrivania e la cassa appena sopra. Sul bancone c'è un grosso vaso di cristallo a forma di bicchiere da vino rosso. La coppa è grande ben più di due teste di uomo adulto. Dietro la scrivania, in una bacheca con fondo specchiato, un discreto repertorio di alcoolici di produzione italiana e cinese, e qualcosa di americano.
Questa piccola stanza ha quindi davanti l'ingresso, una porta larga il doppio di una normale con una veranda verde verso l'esterno, e un tappeto rosso che da quasi sulla strada.
Alle spalle, guardando dalla cassa l'ingresso, c'è la bacheca degli alcoolici e una piccola porta che da al bagno di servizio, un piccolissimo locale in cui c'è spazio giusto per il water e un lavandino.
Quasi come se fosse una vergogna un locale così piccolo, anche ai bambini che chiedono di poter entrare in quel bagno viene negato il permesso.
Sulla destra c'è il collegamento per l'altra saletta, divisa da un separé in legno con deliziosi disegni fatti a mano che ritraggono un dragone verde e rosso.
Tutto il negozio è arredato con uno stile fortemente cinese, e il dragone richiama antiche leggende di forza e coraggio.
In questa nuova sala, tenendo alle spalle la camera della cassa, vediamo di fronte un divano molto basso fatto interamente in vimini, la forma è semplice. A tre piazze, con i braccioli laterali, un cuscino unico diviso in tre dalle cuciture per la seduta, e tre cuscini per appoggiare la schiena. Al lato destro del divano, una poltrona con la stessa fantasia, e davanti a questi due un tavolino molto basso, sempre in vimini chiaro.
Sopra il divano aleggia un grosso drappo che rappresenta una battaglia antica, con centinaia di uomini armati grossi quanto un pollice pronti ad affrontarsi con lance, spade e scudi. Colori dominanti sono il verde e il marrone, rispettivamente di montagne e terreno. Tutto il drappo è rinchiuso da una finissima cornice, ricca di dettagli.
Sulla sinistra di questa sala, l'ingresso per un'altra stanza. Sulla destra, un'altra porta, che da su un piccolo spiazzo di fronte al negozio, con qualche tavolino e qualche sedia, racchiuso da una bassa recinzione in legno. Qui è spesso tenuto un cane, un pastore tedesco femmina, molto mansueto, che abbaiava appena qualcuno si avvicinava, una sorta di piccolo campanello per clienti e ospiti.
Nella terza sala, l'arredamento è molto simile a quella precedente, con un divano, un tavolo e due poltrone. Dietro al divano un altro drappo, e di fronte all'ingresso una grande portafinestra con i doppi vetri che da su un giardino posteriore.
Sulla sinistra, avendo ancora una volta alle spalle la porta per accedere a questa camera, abbiamo l'ultima stanza.
Decisamente più grande delle tre precedenti, ha anche questa forma rettangolare, se non fosse per una piccola rientranza ad un angolo, che dovrebbe essere dove si trova il bagno di servizio.
Questa camera assomiglia decisamente di più ad un ufficio, al centro c'è un grosso tavolo in legno scuro, e attorno 6 sedie eleganti e raffinate.
L'ufficio, nonostante sia adiacente alla cassa, è separato da questo dalla bacheca, sul cui retro è stato appeso un altro, enorme, drappo. Questo rappresenta la grande Muraglia cinese.
Ed è proprio nell'uffico che si sta svolgendo questa piccola riunione.
Le due donne si alzano, ancora sorridenti, nonostante il contratto non sia andato a buon fine, ma soddisfatte dalla nuova conoscenza, che potrebbe portare buoni progetti per il futuro.
Il ragazzo, che fino ad ora aveva mascherato abbastanza bene la sua completa distrazione, si fa scoprire commettendo una grave ingenuità. Quando le due donne si alzano, non se ne avvede e non fa lo stesso.
Appena si accorge di questo, si alza, saluta la donna cinese che se ne sta andando, e torna nell'altra sala dove ci sono le due sorelle.
Le due donne si dirigono verso l'uscita, dove si salutano cordialmente. Separata dalla venditrice cinese, l'altra donna raggiunge i tre figli nella saletta. Anche il cane saluta, con un verso solo, per poi tornare a riposare.
Riunita tutta la famiglia nella terza stanza, iniziano a chiacchierare, parlando di una puntata di un telefilm visto la sera precedente.
Passa una ventina di minuti buona, prima che la conversazione venga fermata da un rumore di vetro che si scontra contro del legno.
"Avete sentito? Magari è un ladro!" Subito in allarme la sorella piccola, probabilmente non ancora conscia di cosa rappresenti in verità un ladro e cosa vorrebbe dire.
"No, avrebbe abbaiato Paige, no?" La sorella più grande, decisamente più razionale. Paige, il cane, in effetti, non aveva emesso il minimo rumore.
Il ragazzo si affaccia, per vedere cosa stesse facendo il cane, e ai suoi occhi appare una delle scene più macabre e assurde mai viste in vita sua.
Il loro cane, il pastore tedesco, era stato "mangiato" da un altro cane. Davanti ai suoi occhi c'era un dobermann, in posizione eretta, grande appena più del proprio cane, dalla cui bocca usciva ancora il muso del suo cane, con la bocca chiusa. Il cane era di profilo rispetto alla porta, e sembrava immobile.
La vista di quella scena gli chiuse lo stomaco, ma la reazione fu decisamente pronta. Si alzò e scattò verso il piccolo separé che divideva la stanza della cassa dall'altra, e una volta lì vide un ragazzo, cinese, che stava armeggiando con la coppa di cristallo. Il rumore sentito prima era stato probabilmente prodotto dal maldestro appoggiare la coppa sul bancone.
Alla vista del ragazzo, il cinese di scatto si alza, e mostra la pistola che ha in mano. Spara due colpi a caso, verso l'alto, per terrorizzare chi è nel locale, e sembra sortire l'effetto desiderato. Il ragazzo si nasconde dietro il separé, come se quello potesse bastargli in caso di uno sparo da parte della pistola.
Il cinese scappa, si dirige verso la porta continuando a sparare alla cieca verso il ragazzo. Nel frattempo, anche la donna si è alzata dirigendosi verso la prima stanza, e la sorella maggiore ha preso la piccola portandola verso l'ufficio.
Con il rapinatore uscito dal negozio e diretto verso l'altra parte della strada, una rapida occhiata verso il bancone. La cassa è ancora chiusa, non dovrebbe essere riuscito a prenderne nulla.
La calma è stata sconvolta, decisamente, ma ora c'è da chiamare la polizia.
Nell'arrivare al bancone, il ragazzo si accorge che il cinese di prima è ancora dall'altra parte della strada, e sta ritornando.
"È ancora quì!", l'avviso per tutti è necessario, quasi obbligatorio. Nel frattempo è arrivata la sorella più grande, a vedere cos'è successo, cosa sta accadendo.
"Ma deve ammazzarne per forza qualcuno?" la frase è totalmente insensata ma il momento appena trascorso la spiega in buona parte.
"A vedere tutti i tatuaggi che ha, penso proprio di sì!" probabilmente, il solito commento classista e discriminatorio della madre, da sempre contraria a qualsiasi forma di tatuaggio. Roba da criminali.
Il cinese riattraversa la strada, e rientra nel negozio, sparando un colpo diretto verso il ragazzo. Fortunatamente, la scarsa mira, aiutata anche dalla corsa, gli fa sbagliare il colpo. Il ragazzo torna nella stanza del divanetto, spaventato dall'arrivo della sorella più piccola.
Bloccando la sorella più piccola e alzandola di peso, la riporta nell'ufficio, mettendola dietro l'angolo di muro formato dalla presenza del bagno.
"Resta qua." L'ordine è secco, diretto, perentorio.
La sorellina ha le lacrime, è terrorizzata. Probabilmente più dai rumori forti degli spari che dalla situazione, sperando che a questa età ancora non sia ben chiara l'idea della morte e di cosa sia davvero una pistola.
Tornando dillà, nella sala del divanetto, c'è la madre che sta nascosta dietro il separé, pronta per andare a colpire il cinese, qualora si giri.
Ma il cinese non si gira, sta entrando piano per vedere chi c'è dentro. La donna allora si lancia contro di lui, ma nell'affacciarsi riceve due colpi di pistola, uno alla pancia e uno al petto.
La donna sente il forte colpo, ma non si accascia al suolo. Inizia a perdere sangue, ma resta in piedi. Il ragazzo si lancia quindi contro il cinese, venendo a sua volta colpito da tre proiettili, tutti e tre sul petto. Questi lo colpiscono, il dolore è altissimo. Ma non mortale.
Il ragazzo continua a correre, va contro il cinese, che scappa, entra nel recinto laterale e da lì rientra nel negozio.
Continuando ad inseguirlo, anche se rallentato dal dolore al petto, ritornando dentro il negozio. Il cinese, quasi a completare il giro, è tornato davanti al bancone della cassa.
Lì, la sorella grande è riuscito a farlo cadere, probabilmente con uno sgambetto ben piazzato.
Ora, il cinese è a terra, con la pistola a qualche passo dalla sua mano sinistra, e il ragazzo e la sorella maggiore sono vicini a lui.
Arrabbiati, con vistose macchie di sangue per tutto il locale.
Si abbassano rabbiosi verso di lui.
E una raffica di pugni, sempre più forti, sempre più veloci, sempre più cattivi, si rivolta sul suo viso.
A rompergli il naso, prima. La mascella poi, e le costole, infine.
L'esultanza per il "lieto fine" di questo pomeriggio particolare...
...sveglia il ragazzo.