Citazione...

E così accade che legga mille e mille libri,
sulla stupida arte di essere felici...

giovedì 26 novembre 2009

Hai un momento, Dio?

Televisione accesa, con il signore di terza età in giacca e cravatta, sorriso smagliante e finto, che gesticola indicando immagini che lui non può vedere ma impressionate sul suo sfondo. Parla del maltempo che sta per colpire la nostra amata penisola.
Ma sì, un'altra giornata di pioggia, poi un'altra ancora, e ancora e ancora. Fino a Sabato. Peccato che oggi sia Domenica.
Un divano a due posti, in pelle marrone. I suoi 7 anni se li porta molto bene, nonostante alcuni strappi e alcuni buchi. C'è stato un periodo molto lungo in cui veniva sempre ricoperto con quei teli enormi e osceni, mai fatti su misura, proprio per salvarlo dall'età. Ma come ogni vestito, dopo un pò si fa vecchio, e come ogni vestito, se non lo cambi in tempo... beh, resti senza.
Un asse da stiro, di quelli vecchio stile, ancora in legno, pesante e ingombrante, non come i modelli di tante pubblicità viste alla televisione. Sopra, il piano da stiro è imbottito, ancora perfettamente coperto da un'altra tela, con motivo a fiori.
Il ferro viaggia avanti e indietro sopra a sette camicie. Sempre quelle sette camicie. Non è difficile immaginare come mai siano proprio sette. Una per ogni giorno della settimana, cinque molto simili, bianche a righe. Le righe formano trame diverse, ma nella loro monotonia contribuiscono a dare l'effetto ottico di una mole di grasso inferiore sulla persona che le indossa. Le altre due sono più serie ed eleganti, una per il sabato ed una per la chiesa, la domenica mattina.
E una volta finite le due camicie ancora da stirare, toccherà ai pantaloni, per cui vale lo stesso discorso di prima. Sette pantaloni, più un pantaloncino sportivo, perché il Martedì sera C'E' il calcetto. L'ultima piccola illusione di essere ancora giovane, per non sentire l'eco dei 45 anni che si avvicinano, ormai sempre più pendenti e con velocità crescente.
Per non dover ancora tirare le somme di un'esistenza fondamentalmente vuota, monotona, grigia, nella media.

E proprio nella media si sente Marco, che sta ora stirando.
44 anni, 9 mesi e 12 giorni questa domenica. Primi segni di una calvizie che sta giungendo, lasciando un isolotto centrale sulla sommità del capo. Visibile pancia dovuta alla quasi totale mancanza di attività fisica oltre che all'alcool. Non un uomo brutto, per carità. Solamente, nella media. Altezza media, intelligenza media, vita media.

Come ogni domenica pomeriggio, dalle 2 alle 3 sta stirando.
Poi inizieranno le partite, e allora dovrà sedersi sul divano, sintonizzare il canale dei commenti, e seguirsi ogni istante delle discussioni di personaggi famosi pagati per dire qualsiasi cosa gli venga in mente, o qualsiasi cosa gli sia scritto di farsi venire in mente. Si siederà nella piccola conca creata dalla posizione abitudinaria, sul lato destro del divano, e sa che se provasse a cambiare posizione, non riuscirebbe a trovarne una comoda come quella attuale.

Questo è Marco.
Questo è quello che fa Marco.
Questo è tutto quello che sa Marco.

Quello che ancora non sa Marco, è che sta per cambiargli tutto. Se lo vorrà..

mercoledì 21 ottobre 2009

Tornato al mondo dei siti e dell'università

Ebbene sì, gente, sono tornato.
Finita la stagione. Stagione fantastica, andata veramente bene. Ogni cosa, positiva. Trovato fantastica gente, ma soprattutto imparato molto, grazie soprattutto ad un capo villaggio fantastico, di nome Francesco Merlino.
Grazie.

E a breve, ritorno anche a scrivere, promesso

domenica 31 maggio 2009

Ehi... Tu...

Sai, ti ho capito. Ormai ti studio da qualche anno, e ho capito molte cose di te. Credo di aver capito quasi tutto, infondo. Ho capito come ragioni, ho capito come ami, ho capito come odi, ho capito anche come ti diverti.

Cosa vuoi sapere allora? C'è qualcosa che non hai ancora capito e la chiedi a me?

A dirla tutta sì, c'è qualcosa che ancora non ho capito.

Chiedi e ti sarà detto. Se è tanto vero che conosci così affondo la mia anima, non avrai problemi a scegliere le giuste parole, non trovi?

Ok. Quello che voglio sapere è proprio questo. In anni che ti vedo, ti conosco, ti seguo, ti ho visto fare cose sempre più strane e opposte tra loro. 
Ti ho visto distruggere la psiche di una ragazza per vendetta e ti ho visto salvarne un'altra dalla depressione più profonda tre o quattro volte.
Ti ho visto innamorarti una o due volte seriamente e soffrire per amore e ti ho visto infrangere ogni sigillo d'amore e vivere secondo la tua stessa vita.
Ti ho visto imporre i tuoi valori sopra ogni altra cosa, giusta o sbagliata, e ti ho visto annullarti del tutto per delle persone.
Ti ho visto arrabbiarti tanto da far pulsare le vene e temere per l'incolumità di chi ti stava intorno e ti ho visto usare la delicatezza del velluto.
Ti ho visto dimostrare di sapere ogni cosa in alcuni discorsi e ti ho visto fingere la completa ignoranza in altri.
Ti ho visto affezionarti ad alcune persone senza conoscerle davvero e ti ho visto usare persone che conoscevi da anni come oggetti.

E quindi cosa vuoi sapere?

Ma tu hai un cuore?

martedì 5 maggio 2009

Una storia

Questa storia non è mia, ma se mi è venuta in mente un motivo ci sarà. Quale sia, non lo so.
Ad ogni modo, qualcuno magari già la conosce, qualcuno no, spero piaccia comunque.


La rana e lo scorpione.

Uno scorpione, abituato a vivere nella foresta pluviale, un giorno si trova a dover affrontare un problema nuovo.
Sono arrivati gli uomini, ne sono arrivati a centinaia, e per rendere utilizzabile il terreno, lo stanno bruciando.
Bruciano gli alberi, brucia la foresta, brucia ogni luogo in cui ha sempre vissuto.
Bruciano le sue tane, bruciano alcuni animali, troppo lenti per scappare.
Lui è stato fortunato, quando il fuoco ha iniziato a divampare, era vicino ad un fiume. E se aveva una speranza di vivere, era proprio nel fiume.
Ma gli scorpioni non sanno nuotare, come fare?
Lì vicino,  c'era una rana.
"Rana, rana, puoi aiutarmi a passare dillà? Qua sta andando tutto a fuoco!"
"No, scorpione, non posso fidarmi di te!"
E la rana si allontana.
Lo scorpione la richiama.
"Rana, rana, portami dillà sulla tua schiena!"
"No, scorpione, come posso fidarmi di te?"
"Ma, rana, se io ti pungo, annego!"
La rana, convinta, carica lo scorpione sulla propria schiena, e inizia ad attraversare il fiume.
A metà del fiume, lo scorpione punge la rana.
Affogando, lei chiede:
"Perché l'hai fatto? Ora morirai anche tu!"
"Non ho potuto farne a meno. E' la mia natura."

Ed entrambi, portati via dalle acque, muoiono...

mercoledì 8 aprile 2009

Il Fantasma di Neve

Quella che sto per scrivere, è una storia a capitoli, di cui in futuro vorrei fare un libro. Cercherò di pubblicare qualche capitolo, i più interessanti, magari per invogliarvi in futuro a cercare la versione intera :)

La storia, come fece Bram Stoker, è scritta come se fosse raccontata ad un diario, ma non so se terrò questo schema per sempre. Boh! Decido io ;)

Capitolo 1, Il Fantasma

1/12/1999
Caro Diario,
Ho deciso di iniziare a scriverti per sfogare su di te tutti i miei pensieri e cercare, magari rileggendo in futuro, il vero corso degli avvenimenti. Cercherò di aggiungere uno o due interventi al giorno, anche se credo che difficilmente saranno sufficienti. Stanno accadendo veramente molte cose ultimamente, e di queste, molte sfuggono alla mia comprensione.
Cercherò di iniziare dal primo degli eventi che, credo, abbia scatenato questa serie di circostanze, che mi portano ora a scrivere queste righe, chiusa in camera mia.
Vivo a Golbohora, una piccola città arroccata sulle montagne. E’ la classica cittadina che vive solo in inverno grazie al turismo. Conta circa dodicimila abitanti, ma la superficie della città e sproporzionata, e il vero centro abitato è occupato da circa tre, quattromila abitanti. Mi sono trasferita qua con la mia famiglia l’anno scorso. Mio padre venne licenziato dalla ditta presso cui lavorava da oltre vent’anni, ma fortunatamente una ditta di qui lo chiamò subito offrendogli un ottimo incarico. Non si era mai interessato a cambiare lavoro, ma necessità fa virtù, e così siamo venuti qui. Anche mia madre perse lavoro nello stesso periodo, ma lei lavorava come badante presso una gracile signora di 86 anni, e passava lì tutti i pomeriggi, a tenerle compagnia, leggerle libri, prepararle i pasti, lavarla... Spesso anche io andavo a trovare quella anziana che tanto mi era diventata simpatica. Purtroppo, l’età era avanzata, e la gentile vecchina ci abbandonò.
Padre e madre si trovarono entrambi senza lavoro, con un’ottima offerta in un’altra città, così lontana da quella che era stata la nostra casa sin dall’infanzia. Decisero di accettare l’offerta. Nel giro di due settimane trovarono questa casa, più grande della precedente, finalmente adatta a contenere l’intera famiglia, composta da 6 persone. Oltre a me, ci sono infatti altre 3 figlie.
La casa è a pochi chilometri dal comune, ancora nel centro abitato, vicino agli alimentari. All’esterno è con i tronchi in vista, come una vera baita, ma il cemento nascosto alla vista la rende incredibilmente calda.
La popolazione sembra simpatica e gentile, il freddo della neve perenne sembra sciogliersi con il calore dei loro cuori. Tuttavia, è molto superstiziosa. In quest’anno che ho già frequentato in queste scuole ho conosciuto tutti i ragazzi del circondario. Ragazzi normali, nessun pazzoide, niente ragazzi strani, tenebrosi o presunti psicopatici.
Tutto sommato, un paesino tranquillo, di quelli che non finiscono nei libri di paura o nei telegiornali per omicidi plurimi.
Ma anche quì ci sono alcune tradizioni, credenze popolari, leggende di un tempo che fu e che, forse, non hanno più senso di esistere. Ma ci sono ancora, tramandate oralmente di padre in figlio. Più per rispetto per i parenti che furono, sono arrivate sino ad adesso alcune storie da raccontare intorno al fuoco, magari in una notte d’estate senza luna.
Una di queste però domina su tutte le altre, me la raccontarono proprio quest’estate, quando con alcuni amici organizzammo una gita su in montagna, ad altezze maggiori, con sacchi a pelo e tende.
Parlava di un fantasma, come ogni storia di paura che si rispetti, e proprio di un fantasma che si diceva disturbare quel territorio nel periodo prenatalizio ogni anno. Giustamente, ogni paese di montagna doveva averne uno, anche per il turismo era un vero e proprio toccasana, con centinaia di stranieri che ogni anno si recavano a Golbohora speranzosi di vedere il famoso Fantasma delle Nevi. Molti di loro spergiuravano anche di averlo vista. Le turiste più femministe, invece, assicuravano che non si trattasse di un Fantasma comune, ma bensì di un fantasma donna.
La storia narrava di una famiglia benestante, che dominava su quelle terre da anni. Il capofamiglia, un uomo anziano ma imponente, era temuto e rispettato da tutti. Nessuno ne conosceva il nome o il cognome, ed in luce di ciò veniva chiamato Innominato. Mai era stato visto uscire dal castello, come nessuno della sua famiglia, che però si sapeva essere composta da 3 persone, forse 4. Le poche notizie a disposizione dei pettegoli, arrivavano da una delle domestiche, che ogni quattro, cinque giorni si recava in città ad acquistare alcuni prodotti tipici locali. Non una vera e propria spesa, dunque. Gli acquisti non erano numerosi, ma la domestica si dilungava spesso, perdendo anche tempo, per aver la possibilità di esser vista da più gente possibile, e suscitare l’invidia altrui. Lei, infatti, era l’unica persona a conoscere come fosse l’interno del castello, e la città.
Quando una persona è costretta a vivere con le stesse persone, circa una trentina tra famigliari, domestici e maggiordomo, accumula molti pettegolezzi, da divulgare il più possibile ad ogni occasione. Così, quelle fugaci apparizioni all’alimentari vicino casa nostra divenivano occasioni per tutto il vicinato per scoprire nuovi dettagli su quello che era stato definito “il nido del corvo”, tant’era arroccato e inviolabile.
Così si venne a sapere che l’Innominato veniva chiamato Maestro, Signore o Padrone da tutti i residenti nella casa, e quindi nessuno poteva finalmente dargli un nome; si scoprì che era sposato, con una donna con cui non condivideva la stanza da letto, ma da cui aveva avuto tre figli, probabilmente di più. Uno di questi era ancora vivo, degli altri non si avevano tracce. Non veniva fatto preparare del cibo per loro, non c’erano stanze da riordinare oltre a quelle del Padrone, della moglie e di quel figlio, ma ogni tanto si sentivano voci femminili attraverso i muri, facendo pensare ad una serie di stanze a cui si accedeva da chissà dove.
Lingue maligne sussurravano che quelle voci erano di una figlia del padrone, nata femmina ed in quanto tale disprezzata, ma segretamente tenuta in vita.
Quando iniziarono a diffondersi queste voci, si ebbe un periodo in cui la domestica non si recò più al villaggio, e dopo due mesi venne sostituita da un’altra. Quando le venivano poste domande su chi fosse o da dove venisse, guardava con sguardo vago verso il castello, e tornava a pensare ai suoi affari. Nessuno, pare, ne sentì mai la voce.
Dopo poche settimane dalla comparsa della nuova domestica, una scoperta raccapricciante sconvolse il paese.
In un fosso, alla fine dello strapiombo che faceva da lato al castello, venne ritrovato il cadavere di una donna, mutilato, con la mandibola distrutta e separata dal corpo.
Il sangue rappreso, gli occhi aperti in un’espressione che suscitava pietà e disgusto.
La donna era la domestica del castello, ma fu possibile riconoscerla solo dal taglio e dal colore degli occhi. I capelli erano insudiciati dal sangue, il viso sfigurato dalla mascella estirpata, il corpo consumato dagli animali selvatici.
Aveva parlato troppo degli affari privati del castello, e per questo fu punita.
Ma la cosa più raccapricciante fu scoperta solo quando arrivò il becchino, per portare la salma al cimitero. Sotto il corpo freddo, infatti, ne trovarono un altro. E un altro, e altri, e altri ancora. Ne contarono trentanove, prima che fu impossibile distinguere i resti di una persona da quelli di un’altra, tanto erano putrefatti e in avanzato stadio di decomposizione.
A fronte di tale scempio, di tale massacro, l’intera popolazione del villaggio si mobilitò, e si recò con torce e forconi dinnanzi al castello. Quella notte passò alla storia della città come la “Notte del Grande Fuoco”, e cadde il 15 Dicembre. Riuscirono a buttar giù il portone d’accesso, e iniziarono a dar fuoco a ogni cosa capitasse loro a tiro. Nell’ira e nella rabbia, ogni membro della famiglia venne massacrato, trafitto dai forconi, dato al rogo delle fiamme dei mobili, in mezzo ad urla strazianti di dolore e morte.
I domestici scapparono terrorizzati, e quando le fiamme cessarono lasciarono soltanto le mura in pietra, ancora saldamente in piedi, quasi a sfidare l’immane forza iraconda del popolo.
Nessuno entrò più in quell’edificio per mesi, il tempo passò, gli inverni si susseguirono, e le mura, abbandonate a sé stesse, crollarono nel giro di pochi anni. Tutto quello che restò erano solo pietre, e resti di quel rogo, memoria della crudeltà dell’uomo.
Ma nella furia di giustizia che colse quella notte la cittadina, nessuno pensò a quella donna, che aveva parlato di voci di donna che si sentivano tra i muri, e nessuno si rese conto che quelle voci erano reali e urlavano di paura mentre il fuoco avvampava. In delle stanze segrete, infatti, era tenuta la figlia illegittima dell’Innominato, che nessun uomo avrebbe potuto vedere, tanta era la vergogna dovuta alla sua nascita fuori dal matrimonio. Figlia di una domestica, immeritevole, ma aveva suscitato troppa pietà al momento di ucciderla, e venne risparmiata. Condannata a rimanere a vita in una sorta di seconda casa nascosta nella prima, riceveva visita del padre ogni notte.
Quella notte, in quel turbinio di fuochi, in quel grondare di sangue dalle ferite dei forconi, in quel susseguirsi di urla, nessuno si accorse delle sue. E lei rimase imprigionata nella sua galera, finché la fame e la sete non le fecero abbandonare questo mondo.
O almeno, non fecero cedere il suo corpo. Ma non il suo spirito, che rimase incatenato a questo mondo e a quel carcere, finché l’erosione non distrusse le mura, e la liberò.
Secondo alcuni, da quel giorno ogni anno, lei si sarebbe ripresentata in quella zona, a cercare il suo corpo, chiedendo solo una degna sepoltura.
Secondo altri invece, lo spettro tanto famoso era solo quello dell’Innominato, che tornava a cercare la propria vendetta.
Quello che rimase alla storia, e che fomentava le voci e le credenze popolari, erano le strane coincidenze, che portavano ogni anno un uomo, intorno ai 39 anni, a morire proprio in quel villaggio.
Perché ti ho raccontato questa storia, caro diario?
Perché credo che da questa sia nato tutto.Settimana scorsa, infatti, è morto un 39enne. Uno stupidissimo incidente, scivolato su una lastra di ghiaccio di fronte alla Cappella, è finito nel burrone dei ritrovamenti.
Un banale incidente, sufficiente a risvegliare cupi terrori e strane paure di arcane maledizioni, nella mente della gente del posto.
Ma stanno accadendo cose strane, e a questo mi servi tu, diario. Col tempo, scrivendo tutto, magari riuscirò a ricomporre il puzzle che regola questi eventi, chi lo sa. Magari sarò proprio io a far luce su questa storia, dopo oltre trecento anni di gente che ci prova!

mercoledì 25 marzo 2009

"Libertà!"

Petto in fuori, senza inutili difese; sguardo dritto innanzi a sé, pronto a sfidare ogni altro sguardo; braccia dietro la schiena, con i polsi legati.
Trattenuta, ma non sorretta, non ne ha bisogno, da due guardie, viene portata fuori dalla cella maleodorante dove ha passato le ultime due giornate. Aspettando la fine.
L'accusa, stregoneria.

Non è un'esecuzione come le altre. Il popolo non urla frasi ingiuriose contro la donna, non lancia pietre, non incita le guardie. Qui, stanno tutti zitti, seguendo un estremo, rispettoso silenzio.

Il passo della donna è fermo e sicuro, mentre si avvicina l'ora di pagare l'estremo debito, che ogni uomo ha.

Mormora qualcosa, da quando era ancora in cella. Le guardie stesse, a pochi centimetri da lei, non riescono a distinguere le parole che compongono i versi, ma sentono le leggere, monotono eppure cariche note di una litania. Il pubblico riesce anch'esso ad udire queste note, ma le parole risultano incomprensibili.

Ultimi passi, poi l'esecuzione.
Il "processo" dei cristiani, un sistema per tentare di coprire di legalità un omicidio premeditato.
Sull'orlo di un burrone alto oltre 30 metri, la donna sarebbe stata spinta per cadere. Se si fosse rivelata una strega, il Diavolo le avrebbe sicuramente reso salva la vita, donandole il potere del volo. A questo punto, la donna si sarebbe dovuta consegnare spontaneamente alle guardie, per essere arsa sul rogo.
Se non fosse stata una strega, sarebbe dovuta cadere nel vuoto, per morire, e essere accolta tra le braccia del Signore. Almeno questa era l'idea.

Stranamente, in quarant'anni dall'inizio di questo tipo di processo, mai nessuna si era rivelata essere una strega, volando via.

I piedi saldi sul bordo del precipizio, nessuna emozione in volto.
Anche con gli unici stracci che le hanno lasciato come vestiti, è grande la dignità che dimostra. Fiera, forte, irreprensibile. Ma soprattutto, fiera.
Una delle guardie si allontana, per leggerle la spiegazione del processo. Si mette a poca distanza dal prete, come ogni esecuzione presente.

Finita la lettura del manuale di ipocrisia, la guardia ancora vicina a lei fa per spingerla giù, ma sembra quasi immobilizzato.
La donna termina la litania. Guarda dritto negli occhi il suo esecutore. Poi guarda dritta dinnanzi a sé, verso la folla. Lo sguardo non indica nessuno, ma ognuno si sente quasi inquisito da esso.

Con tutta la forza che trova, con tutta l'aria dei polmoni, un urlo forte, sostenuto esce dalle labbra. Parole dure, parole blasfeme.



Stupido dalla forza dell'urlo, l'uomo la spinge oltre il precipizio. Mentre il prete lancia anatemi "cristiani" contro la donna, questa cade, giù. Verso il vuoto.

Dal precipizio, un altro urlo.

mercoledì 18 febbraio 2009

Piccola Idiota

Divertente conversazione avuta oggi pomeriggio, verso le 19.30, con una ragazza conosciuta quest'estate, con cui ho passato del tempo. Forse da considerarci amici al tempo, forse qualcosa di più, ma non molto.


Come già altre volte, in corsivo i commenti.



Lei scrive:
ciao andrea senti ti volevo solo dire ke prima di giudicare gli altri dovresti giudicare te stesso perchè mi hai fattoo na merda quando ti ho detto ke mi ero rifidanzata quando scopro ke tu avevi fatto prima di me quindi tanti auguri
Fare una merda deve essere una frase tipica del posto, anche se l'immagine che pone è pittoresca.

Io scrivo:
Scusa che vuoi?
Ero impegnato a fare cose più interessanti, come schiacciarmi col martello l'alluce.

Lei scrive:
te l'ho detto
L'unica frase grammaticalmente corretta della conversazione!!!

Io scrivo:
Apparte il fatto che non me poteva sbattere di meno il cazzo che ti fossi rifidanzata, Cosa hai da dire?
Eh si, in effetti mi aveva già sfracassato le palle!

Lei scrive:
appunto sei falso e ipocrita
Qua si prospetta una guerra!

Io scrivo:
Falso e ipocrita? Sentiamo le motivazioni di quello che dici. Occhio alle parole, le so usare meglio di te.
Come si suol dire, uomo avvisato...

Lei scrive:
comincia a calare la testa perchè caro mio il fatto ke sei più grande nn significa ke sei più intelligente
Calare la testa deve essere a metà strada tra "abbassare la cresta" e "piegare la testa"... Nota, lei è del 92.


Io scrivo:
No, ma sono più intelligente non per l'età
Semplicemente perché sei sottosviluppata cerebralmente...

Lei scrive:
quindi allora x prima cosa mi mandasti il mex dicendomi di rimanere amici ma poi quando leggesti su msn ke mi ero rifidanzata mi facesti na chiavica poi scopro ke tu ti eri già rifidanzato prima di me è x questo ke sei scorretto
Quindi allora... Fare una chiavica deve essere parente di Fare una merda. Si riferisce ad un evento passato, spiegato subito dopo.

Io scrivo:
Non me ne fregava un cazzo che ti fossi rifidanzata, mi dava fastidio il fatto che utilizzassi la frase "Ti amo" come l'avevi usata con me. Per capire solo che non valeva un cazzo detta da te, e mi faceva schifo
Si, sentirselo dire fa un certo effetto. Sapere poi che chi lo dice non sa cosa voglia dire, fa schifo.

Lei scrive:
e neanche da te visto ke ti eri rifidanzato prima di me
Neanche da me cosa?

Io scrivo:
Io mai te l'ho detta, mia cara.

Lei scrive:
quando sei venuta da me mentre te ne stavi andando nella macchina l'hai detto
Mmm... Nah, non credo sia un evento mai successo...

Io scrivo:
Ahhahah. Non credo proprio mia cara. Cmq io sto con Letizia da 3 mesi, quindi, se non lo sai, 6 > 3.
Lei è con il suo ragazzo da 6 mesi, per questo il 6.

Lei scrive:
e cmq auguri me ne strafotte il cazzo ke stai cn letizia anzi mi fa piacere ma nn sei superiore a me
quindi evita certi atteggiamenti
Atteggiamenti come? Notare, che è stata lei a scrivermi, senza nessun "atteggiamento" da parte mia.

Io scrivo:
Non sono superiore a te perché sto con Letizia. Sono superiore a te perché sono più intelligente, maturo, mentre tu sei più viziata e infantile!E' diverso! ;)
Stoccata numero uno.

Lei scrive:
manco mi conosci stai zitto
Inizia ad arrabbiarsi, e io a vincere...

Io scrivo:
Si vede a pelle quando una persona è infantile. E quando NON è matura.
Due a zero.

Lei scrive:
io nn sono matura?ma fammi il piacere...nn ti meriti risposta... e pensare ke x me sie stato importantissimo
Qua inizia il tracollo, ma lei l'ha capito. Cerca subito la mediazione :)

Io scrivo:
Allora ancora che parli? Mi hai preso per il culo due settimane e basta, mi stai dando fastidio ogni secondo che passa. Hai ancora molto da parlare?
Le due settimane passate da lei al villaggio

Lei scrive:
nn puoi sapere quali sn stati i miei sentimanti la mia coscienza è apposto so ke ho provato il bambino sei tu ke ragioni a senso unico e pensi solo alle tue idee
Ahh... Questa è troppo lunga da spiegare...

Io scrivo:
Ragionare a senso unico... L'hai letta su una poesia? Cmq non penso solo alle mie idee, semplicemente sono più intelligente di te e anche se ti ho conosciuto per sole due settimane, ti ho capita.
Sei uguale a milioni di altre ragazze, viziata, egocentrica, convinta di essere il meglio, immatura, modaiola, vado avanti?
PUM!

Lei scrive:
mi stai dando della puttana??
Cosa c'entra? XD

Io scrivo:
Nah, puttana no.
Rispetto sopra tutto :)

Lei scrive:
a ti risp. viziata no perchè i miei genitori sono persone serie, e mai mi hanno concesso i vizi.
Vedi, non sai neanche cosa voglia dire viziata.

Io scrivo:
Non sai neanche scrivere in italiano, sai?
La maggior parte degli orrori italiani li ho corretti io per il blog..

Lei scrive:
egocentrica e convinta di essere il meglio no caro perchè io mi sento al pari degli altri anzi anke peggio e pi so riconoscere i mei errori
Riconoscere i propri errori? E quando mai? Cmq continua la momentanea "voglio farti pena".

Io scrivo:
Ah già, dimenticavo anche bugiarda
Riferito al riconoscere i propri errori

Lei scrive:
va be andrea sai cm fare stare una chiavica una persona... nn si fa...il risp è la prima cosa
Nessun commento può essere migliore della risposta.

Io scrivo:
Ti sto solo buttando in faccia quello che sei, non voglio farti del male.
Sono buono, per Dio.

Lei scrive:
io nn sono così e sn pronta a ripeterlo 1000 volte
1000bugie.

Io scrivo:
Non mi diverto a ferirti, ancora non mi hai fatto arrabbiare abbastanza da farlo, ma se osi solo cercare di toccarmi, ti dimostro chi sa usare meglio le parole.
Mmm... Dubi dabi dabi du, e di certo non sei tu.

Lei scrive:
...sei cafone e scostumato...ed inoltre molto scorretto e pieno di pregiudizi
Ancora una volta, rispostaway.

Io scrivo:
Allora
I pregiudizi sono idee che si formano su una persona prima di consocerla. Io ti ho conosciuto ed in base a ciò mi sono formato le mie idee. Come vedi, ciò non è definibile pregiudizio.
Scorretto sarebbe farti notare cose non vere con l'intento di ferirti. Come capirai maturando, io ho solo detto cose vere. Come vedi, ciò non è definibile scorreto.
Scostumato sarebbe iniziare ad insultarti e prenderti a maleparole. Come vedi rileggendo, non mi sono neanche alterato. Come vedi, ciò non è definibile scostumato.
Prim Pam PUM!

Lei scrive:
andre ti attacchi su tutto cazzo quaNDO capirai ke il mondo nn gira intorno alla tua persona tu m,atureraiu e io sarò già ad un gradino più alto del tuo
Ho preferito non correggere questa frase, per mostrare contro cosa ho dovuto combattere per la durata della conversazione.

A questo punto della conversazione, la ba... la "lei" mi ha bloccato. Vigliacca. :)


Io scrivo:
Muahauhauhaua Sega

Commento a caldo per la fine prematura della conversazione. Ma in realtà, solo pochi minuti

Lei scrive:
kil bambino ke si attacca alle scemenze hihihihi sei ridicolo
Rieccola, secondo round. Il tempo di prepararsi, e eccola.

Io scrivo:
Ma non mi avevi bloccato? ;)
Come vedi, mi stavo "attaccando" a ciò che dicevi tu. Se ciò sono scemenze, ti ho già dimostrato che quello che dici non ha senso. Se invece non sono scemenze, ti ho dimostrato che sono comunque bugie, in quanto cose non vere. Ancora, ti ho dimostrato di essere bugiarda. Inoltre, ti farei notare che "Il mondo che gira intorno a me" non ha alcuna attinenza con il discorso appena fatto, quindi è stupido inserirlo adesso. Oltre che immotivato ed inopportuno.
Altre scemenze da aggiungere?
Pensava forse di stupirmi?

Lei scrive:
allora smettila cn questo tono di superioruità tanto per cominciare perchè puoi cercare di fare il superiore quanto vuoi

Io scrivo:
Allora, giusto che te lo voglio dire, il mio tono non puoi leggerlo da uno scritto. E non stiamo "cominciando". Il superiore, non ho bisogno di cercare di farlo.

Lei scrive:
e io sono immatutra

Io scrivo:
L'importante, almeno alla fine, è ammetterlo.
Abbiamo finito questa discussione, o vuoi continuare?
Muhauahaua.

Lei scrive:
mi fai cadere le braccia qualcosa di positivo su di me?
Momento depressione.

Io scrivo:
Vedi, il fatto è semplice
Infondo come persona sei simpatica, socievole, e quasi divertente. Può essere piacevole stare del tempo con te. Solo che ti riveli una persona completamente immatura. Egocentrica e egoista.
Il centro della discussione, infine, è che hai cercato TU di offendere in qualche modo me. C'è una sola persona che è riuscita a toccarmi con le parole, ed è ben lontana dall'essere te. Questa, è una cosa che non saprai mai fare.
Ad ogni modo, non ti faccio una colpa di tutto quello che ti ho detto prima. Sei piccola ed immatura, ma crescerai, prima o poi. Si spera, per te. Ora, se non ti dispiace, ma anche se ti dispiace, torno a fare cose più interessanti, come qualsiasi altra cosa.
Ciao!

Lei scrive:
allora carissimo tu puoi anke nn risp e fare le tue cose più interessanti tanto a me fai ridere perchè te sei davvero convinto. io sai cosa ti dico persone cm te sn meglio perderle ke trovarle... dedicati anima e corpo alla tua letizia tanto cornuta ci diventerà presto cn uno cm te ke nn se lo tieno proprio
Ahi ahi ahi... Cos'ha fatto? Ha cercato di toccarmi Lei?

Io scrivo:
Pff, ancora che insisti? Non hai capito la lezione?
Allora sei proprio idiota!

Lei scrive:
tu a me nn mi dai nessuna lezione abbassa la cresta nn sei nessuno. nessuno. sei solo andrea
A me mi... 3 elementare... Demente...

Io scrivo:
Si, sono davvero convinto, perché semplicemente vedo le cose da un punto di vista oggettivo e non soggettivo, quindi non sono coinvolto (se vuoi ti spiego cosa significa l'ultima frase). Tu dici che persone come me sono meglio da perdere che da trovare? Bene, perdimi e lasciami stare, non hai altro da fare?

Lei scrive:
e nn sei migliore di m,e ma guarda sto montato ma cm ti permetti eh la conosci l'educazione dell'ignorante dai a qualcun altro
Dell'ignorante lo dici a qualcuno che non sa le leggi elementari della grammatica italiana, mica a lei!

Io scrivo:
Non trovo da nessuna parte nel mio scritto la parola ignorante, quindi come vedi ancora una volta, sei bugiarda.
Se fosse vera la storia della crescita del naso in legno, ora avremmo stuzzicadenti per generazioni.

Lei scrive:
oddio
oddio
cercasi psichiatra
Erano ore che lo cercavo per te...

Io scrivo:
Oh, cara mia, non ti preoccupare. Alla mia ragazza ci penso io, e non c'è da temere che diventi cornuta.

Lei scrive:
hihihihihihihhihihihihihihihihihihihihihihihihihihihihihi
mi sa ke se nn riduci il tuo livello d'orgoglio cornuto ci diventerai tu
Nah, piena fiducia in lei.

Io scrivo:
Infine, dopodiché la smetterò di dedicarti del tempo che potrei passare a fare altro, non mi interessa che tu pensi (pensi??) che io sia nessuno. Semplicemente, sono molto più di te. Sono superiore a te in qualsiasi campo. Se mai ne vorrai la prova, quando crescerai te lo dimostrerò. E accetterò le tue scuse.
Ciaociao!

The End.

domenica 15 febbraio 2009

Alcune strade non portano a Roma

Stessa strada, ancora una volta. Nella tua intera vita hai percorso quella strada un centinaio di volte. Nell'ultimo mese, pure.

Seguendo ormai più l'abitudine che l'intelletto che dovrebbe indicarti la via corretta, metti e togli freccie di direzione, sterzi e accelleri, freni e scali, come se nulla fosse. Non hai fretta, anche se non puoi goderti il panorama, data l'ora tarda.

Sono le 20.08, manca ancora un quarto d'ora abbondante alla tua meta, ma la macchina è leggera, la radio va, e i tuoi amici ti tengono compagnia col cellulare.

Se non fosse per quella vescica che inizia a premere, non avresti neanche tanta fretta.

La strada comunque va, e la macchina viaggia leggera. Solito rettilineo, solito traffico lieve, giusto la presenza di qualche macchina. Solito ponte sopra la tua testa, e solita curva a destra lunga da 270° in salita per l'innesto alla statale.

Appena superata la metà della curva, sbuca dalla parte opposta della strada un camion con rimorchio. E' sull'altra corsia del senso opposto, e la strada è larga. La radio continua ad andare, ora c'è un pezzo di Ligabue.



Sta per finire la curva, quando ti accorgi che il rimorchio del camion si sta allargando troppo, e sta invadendo la tua corsia. Ormai solo pochi metri separano la tua macchina dal rimorchio dinnanzi a te, l'impatto sembra imminente. Con una lucidità mentale da pochi, guardi rapidamente la tua velocità, e ti accorgi che sei ai 60 km/h. Non sono tanti, ma se dovessi schiantarti contro il rimorchio probabilmente si ribalterebbe nella tua direzione, avendo tu la macchina bassa.

L'unica cosa che il momento ti permette di fare, è quella di sterzare rapidamente e violentemente a destra, anche se questo ti comporta uscire di strada.

Le ruote slittano leggermente, il motore ridà potenza e le gomme riprendono attrito sull'asfalto. La spinta è completamente verso destra, e la strada è troppo stretta per la manovra opposta. Tenti comunque di rigirare il volante e spostarlo completamente verso sinistra, ma sei finito nell'erba e le gomme, questa volta, non ti aiutano. La macchina inizia a scendere la rapida discesa, solo una decina di metri ti separano dal suolo. Ancora una volta, afferri con entrambe le mani il volante e cerchi di rendere almeno diagonale la macchina, per evitare un frontale con il terreno, reso probabilmente più duro dalla mancanza di piogge nell'ultimo periodo. La macchina fortunatamente risponde ai tuoi comandi, e scandendo la caduta con il ritmo esagerato del tuo cuore, ti ritrovi con la macchina parallela al suolo. Le ruote hanno resistito anche al forte colpo subito nell'atterraggio.

Ora la radio è spenta.

Tu hai la testa appoggiata al volante, anche se il primo impatto con questo non è stato per niente dolce. Ti fa male semplicemente alzare il collo, quindi decidi di aspettare un secondo in questa posizione.

Vedi delle luci uscire dalla radio, che ti fanno pensare sia accesa. Ma potrebbe semplicemente essere il gioco di luci esterno, dovuto alle macchine che passano. Incredibile, come loro non possano accorgersi di te, oscurato dalla curva e dalla vicina discesa, ma tu senta loro.



Muovi il braccio per aumentare il volume, per sapere se veramente è accesa la radio, e al tuo orecchio giungono le note della canzone che stavi ascoltando prima dell'uscita di strada.

Ma sono proprio quelle che udivi, la traccia non è andata avanti, e quando arriva al momento in cui la radio si è fortuitamente spenta, non senti più rumore. Pensi ad un CD difettoso, anche se quasi nuovo.

Guardi in direzione della radio, avendo ancora la testa appoggiata sul volante.

La radio è spenta.

Ripeti il gesto di accenderla, e capisci di non aver proprio mosso il braccio.



Inizi a "provare" alcuni semplici gesti, e capisci che l'unico che realmente stai eseguendo è quello di muovere il collo, e capisci ciò solo dal dolore che ti provoca. Sai esattamente come si chiama quello che stai vivendo, ma non ricordi il termine scientifico. Sai che la sua traduzione in linguaggio comune è quella di "indistinguibilità tra realtà e non".



Devi capire quando sei nel mondo reale, e quando stai "immaginando" tutto, o non riesci ad interagire. Il dolore alla testa è lancinante, ma aiutandoti con le braccia tiri su il corpo e ti separi dal volante. Ti appoggi allo schienale, che mai avevi sentito così comodo.

Con uno sforzo di volontà immane, muovi il braccio destro, e accendi finalmente la radio. Regoli il volume. Lo alzi e lo abbassi, e le note seguono le tue decisioni. Sei nel mondo reale.
Prendi il cellulare, e inizi a comporre un messaggio. Hai bisogno di contatto con il mondo esterno. Le lettere compaiono seguendo i tasti che digiti. Sei nel mondo reale.

Aspetti una decina di minuti, nei quali fai gesti molto semplici come accendere e spegnere la piccola lampadina che illumina l'interno della macchina, aprire e chiudere la portiera, tirare e togliere il freno a mano, dopodiché capisci di essere pronto per ripartire.

Accendi la macchina, ingrani la prima. Prima di lasciare la frizione, però, controlli la strada. Per arrivare al cemento, devi evitare un campo di pannocchie ormai desolato. Il compito non è arduo, aggiri il campo e arrivi al cemento.

Completi la curva che poco fa ti ha quasi ucciso.

Arrivi alla Statale, e un lampo ti percuote la mente.

Non sai dove devi andare.

Non ricordi la strada.

Non sai che cartelli seguire.

Buio.

martedì 3 febbraio 2009

Pinocchio Romano

Allora 'ntanto ce stava 'n tipo, uno che de mestiere usava molto le seghe, 'n faleggname pe capicce, che se chiamava Antonio ma nun so pecchè questi 'o chiamavano Cilieggia forse pecché c'aveva na strana passione pel legno de cilieggio ma nun lo so.
Sto Cilieggio allora voleva fà 'n tavolino con pezzo de legno che nun valeva na sega, ma quanno s'accorge che invece er pezzo de legno se mette a parlà capisce che 'n tavolo che parla nun se riesce a venne e allora regala sto pezzo de legno a 'n suo amico, Geppetto, che stava li pe cchiedeje propio 'n pezzo de legno peffassé un burattino, forse che c'aveva la passione pe i bbambini ma in pratica voleva facce'r giro der mondo pe ffasse i soldi.
Cheppoi guadagnasse i sordi con le bambole mio nonno me diceva sempre che solo i frocioni lo ponno fà e quindi forse Geppetto era pure 'n frocione.

Allora Geppetto se ne va a casa sua, dove se mette a scolpì sto pezzo de legno pe trasformallo ner burattino che voleva, e 'o va a chiamà Pinocchio, forse perché c'aveva solo n'occhio nun se sà ma tanto normale non doveva esse, pecché come nasce già sapeva parlà e anche inizia a pija pe culo Geppetto. Poi visto che Geppetto era pure scemo, invece de vedé che lo stava a pija pe culo e trasformallo in un appendiabbiti, decide de insegnaji a camminà pecché 'o considerava come suo fijo. Solo che Pinocchio anche se è 'n pezzo de legno impara subbito a movesse e anche veloce, e se mette a scappà da Geppetto che pe inseguirlo fa'ncazzà un carabbigniere che se 'o porta in gabbia pecché pensa che Geppetto se poteva 'ncazzà co Pinocchio e faje troppo male.
Allora Pinocchio decide de tornà a casa da solo, e qua 'ncontra er Grillo Parlante che je vole fà da coscienza. Pinocchio nun ce stà e je da na martellata 'n capa. Embè secondo me l'ha'mmazzato, però boh nun lo so pecché se nun sbajo dopo torna.
Allora Pinocchio che è stanco cerca quarcosa da magnà, e seconno me poteva magnasse er grillo, ma nun lo fa. Allora trova 'n'ovo, ma quanno fà pe aprillo n'esce 'n purcino e nun s'o pò magnà.
Allora va a ggirà 'r paese a cercà 'n pò de pane ma je tirano solo l'accqua 'n testa pecche secondo me l'avevano scambiato pe 'n pezzo de legno com'è.
Allora decide de tornà a casa ma c'ha ancora fame e se pure fracicato, e pe asciugasse se mette vicino vicino ar camino. Che seconno me è pure stupido pecché se è fatto de legno nun se mette vicino ar camino! E' come mette 'n pupazzo de neve sur termosifone...
Però 'r giorno dopo torna a casa Geppetto e trova sto sce.. trova Pinocchio che sta piagnendo e che c'ha li piedi sbruciacchiati. Geppetto je da 3 ppere che ha pijato in carcere, e je ricostruisce pure li piedi, anche se seconno me non je li doveva fà, oppure pe ddispetto je li faceva da donna.
Allora Pinocchio è ttanto contento, e decide che vole annà a scola, pe 'mpara quarcosa. Geppetto je fa 'n vestito de carta pecché finora era gnudo, e je compra n'abbecceddario coi sordi che guadagna dal vende 'r suo giaccone. Cheppoi manco se sa che sia n'abbecceddario, ma speriamo sia quarcosa che scalda, pecché era inverno e faceva freddo da morì assiderati.

Allora Pinocchio inizia e fà ffinta de annà a scola, ma mentre ce sta 'nnà vede er "Grande Teatro de li Burattini!". Allora visto che è 'n fijo de androcchia (e in effetti la madre nun ce l'ha), lui vende l'abbecceddario pe comprasse 'n bijetto pe entrà ner teatro.
Qui l'artri burattini 'o vedono, e 'nterrompono la recita pe salutallo, manco o conoscessero. Allora er burattinaio 'ncazzato, Magnafoco, finita 'a recita ordina a li burattini de da ffoco a Pinocchio pe cucinasse 'n montone. Ma lui inizia a supplicallo e je fa veramente pena, allora lo libbera e je da pure 5 zecchette d'oro, che penzo siano monete che vargono tanto.

Allora Pinocchio inizia a tornà a casa, ma sulla strada 'ncontra du frocioni, 'r Gatto e la Volpe, e pe ffasse figo, je racconta di esse rricco e d'avecce le monete d'oro. Allora i due furboni 'o convincono a seppellille in un campo lì vvicino che dicono che fà li miracoli. Infatti se ce seppellivi le monete d'oro, poi spuntavano degli arberi pieni dele stesse monete. Allora i tre se 'ncamminano verso n'osteria che se cchiama come quella sotto casa mia, "'R Gambero Rosso", e qua i due animalacci se mettono a magnà come ducento persone 'nsieme, tanto paga Pinocchio. Poi Pinocchio s'addormenta, e li imbrojoni se ne vanno, d'accordo coll'oste che avrebbe svejato poco dopo Pinocchio pe faje riprenne 'rcammino.
Quanno lui è quasi arivato a sto campo, gatto e volpe je fanno n'agguato vestiti da bbriganti, e cercano de fregajje le monete. Ma Pinocchio, che finarmente fa 'r cazzuto, se le 'nfila 'n bocca, pe nnun fassele frega. Ma i due lo pijano e l'appendono a n'arbero, pettornà dopo a pijassi le monete.

Na fata, coll'aspetto de na bbambina coi capelli turchini, ordina a'n servitore a forma de cane de pija 'r burattino e portallo a ccasa sua, dove chiama tre medici pe vvede se era vivo o era crepato sull'arbero. Solo che tra sti grandi dottori ce sta pure er Grillo che Parla, e 'r burattino rinviene piagnucolando. Allora la Fata s'accorge che Pinocchio c'ha a febbre, e cerca de daje na medicina chepperò fa schifo, e lui nun la beve. Viene poi convinto quanno la Fata je fa vede 4 coniji tutti neri co na bara, tipo funerale. E vojo vede se nun lo convinceva, ja fatto 'r funerale prima che morisse.
Allora guarisce, e racconta alla Fata dell'ncontro co sti briganti, ma je mente su dove ha messo le monete, e je cresce 'r naso. Allora la Fata je da na mano a faje tornà 'r naso decente, e chiama mille picchi pe fajelo distrugge. Poi je consente de tornà da Geppetto.

Solo che appena fori dalla casa, ri'ncontra 'r gatto e 'a volpe, che je dicono ancora de annà a seppellì le monete ar campo. Lui ce va, e dopo che le ha seppellite e che ha aspettato i venti minuti come j'hanno detto de fà, torna ar campo e nun trova arberi de monete. Allora 'n vecchio pappagallo je spiega 'r giochetto der gatto e della volpe. Pinocchio va in città, pe cercà de denuncià 'r furto, ma 'r giudice è 'n gorilla e lo piazza 'n galera.
Quattro mesi dopo, visto che l'imperatore dela zona vince quarcosa, decide de cuncedè l'uscita gratise dalla prigione a tutti i carcerati. Solo che Pinocchio se dichiara innocente e nun lo vonnò fa uscì. Allora se 'nventa 'n pò de bballe e si dichiara malandrino. Così pò uscì. Sembra l'Italia...

Allora Pinocchio 'nizzia a coré verso la casa de la fatina, ma nel fallo 'ncontra 'n serpente che se 'o vole magnà. Solo che Pinocchio 'nciampa in una pozzanghera, e 'r serpentone crepa veramente de risate. Poi cerca de fregà 'n pò dd'uva, ma viene beccato da na tajola, e 'r proprietario lo mette a fà 'r cane de guardia visto che 'r suo era appena morto stecchito.
La notte arrivano quattro faine 'ncazzose che je spiegano che c'avevano n'accordo cor cane de prima. Loro se fregavano 'n pò de galline, je ne lasciavano una a lui e 'n cambio lui se ne stava zzitto. Je propongono la stessa cosa, e Pinocchio fa finta d'accetta. Poi però 'ngabbia le 4 faine e je dice tutto all'ortolano proprietario dele galline, che pe 'ngrazziarlo 'o libbera.

Allora 'r burattino arriva alla casa dela Fata, ma trova solo na lastra de marmo che je dice che la Fata è morta de dolore pecché 'r burattino se n'era annato. Evvaffanculo però, dopo tutta sta fatica manco la sorellina ce sta pe 'ssalutallo.

Allora lui nun sa che fà e se mette a piagné, ma j'ariva vicino 'n grosso uccellone che je dice che Geppetto stava a ppartì pe cerca Pinocchio oltre mare e s'offre de faje da aereo pe pportallo lì dove c'era la partenza. Solo che quanno arrivano, Geppetto è appena partito. Allora 'o vede, ma nun pò tornà indietro perché ce sta a bbufera, e n'onda 'o travolge e nun se vede più 'r caro Geppetto. Pinocchio 'o vole salvà, se tuffa, ma nun riesce ad annà sott'accqua visto che è de legno.
Dopo na notte tra le onde, Pinocchio raggiunge n'isola, dove 'ncontra 'n delfino che je dice la strada pe arrivà a 'n paesotto e je spiega che forse Geppetto era stato 'nghiottito da 'n pesce cane che spaventa tutti queli dela zona. Arrivato a sto paese, cerca de trovà quarcosa da magnà, ma so tutti padani e nun je danno gnente. Je dicono però che se faceva dei lavori pe lloro j'avrebbero dato da magnà, ma lui rifiuta. Alla fine se fa convince a portà 'n secchio d'acqua a casa de na donna, e questa je da der pane, 'n cavolfiore e 'n confetto. Allora lui magna e poi s'accorge che sta donna era in realtà la Fata che era diventata na donna, e che ddonna!

La fata ha deciso de perdonallo pecché s'era messo a piagné davanti alla sua bara, che era finta. Allora fa finta d'esse su madre, e je dice che se farà il bravo, che andrà a scola e se troverà 'n lavoro, l'avrebbe trasformato in un bambino 'n carne ed ossa. Allora Pinocchio je dice ok, inizia ad annà a scola e diventa 'r primo dela classe.
Solo che li sui compagni, gelosi, je dicono che hanno visto 'r pescecane co Geppetto dentro e 'o fanno marinà la scola. Solo che è 'n trucco, Pinocchio s'arabbia, e finisce che sse menano. Allora poi uno je tira 'n libro grosso grosso, ma Pinocchio lo evita come Matrix, e pija 'n testa 'n suo compagno, che sviene. Tutti se la battono, ma Pinocchio cerca de faje 'r respiro bocca a legno. Allora arrivano due carabbignieri che nun sanno niente ma pensano che sia colpevole e lo 'nseguono pecché lui scappa.

Pinocchio scappa più vveloce, e allora i carabbignieri je mannano dietro un cane che sta pe annegà ner mare dove Pinocchio se nasconne. Pinocchio 'o salva, in cambio della libbertà. 'R cane je promette lo stesso favore 'n futuro. Allora Pinocchio continua a nuotà, ma viene pijato su da una rete de 'n pescatore che 'o scambia pe 'n tipo de pesce. Allora lo 'nfarina e sta ppe friggerlo, ma l'odore richiama 'r cane che lo riconosce e 'o salva.
Allora Pinocchio ora sta senza vestiti, ma trova un simpatico vecchino che je da 'n sacco de patate, e je dice pure che 'r suo compagno s'era ripreso.

Contento, Pinocchio torna dala Fata, ma piove. Je va ad aprire la su cameriera, che pperò è na Lumaca davvero, e Pinocchio se 'ncazza pell'attesa e da 'n carcio alla porta. Quanno arriva la Lumaca, nun riesce a scastrarlo e j'offre na colazione fatta de gesso e cartone. E 'r burattino sviene.
Dopo sta lezione, Pinocchio se comporta bbene fino ala fine dell'anno, viene promosso coi voti perfetti. La fata, contenta, je dice che 'r giorno dopo lo avrebbe trasformato in un bambino vero. Allora felice felice Pinocchio vole dà na festa a colazione e và ad invità i suoi amici.
Quanno cerca 'r suo più ccaro amico, Lucignolo, 'o trova sotto 'n ponte che aspetta 'n carro che 'o deve portà ar paese dei balocchi, 'n posto dove nun se studia e nun se fatica. Pinocchio vole solo faje compagnia, ma quanno arriva 'r carro, se fa convince e va co llui. Quanno arrivano là, Pinocchio e Lucignolo se divertono e diventano amici de tutti.

Dopo 5 mesi de vita così, Pinocchio se sveja e s'accorge che c'ha n'orecchio da somaro, e pure l'artro! Na marmotta vicina de casa je dice che entro 2 o 3 ore se sarebbe trasformato in un somaro, e dice che sta malattia je vvenuta pecché s'è divertito troppo senza studià. Pinocchio core dar suo amico, ma anche lui c'ha ste orecchie da somaro. Appena finiscono de trasformasse, l'omino del carro se li pija e li venne ar mercato, così aveva fatto i sordi co tutti i bbambini.

Pinocchio viene comprato da 'n direttore der circo che dopo tre mesi d'esercizi je fa fà no spettacolo, dove vede tra 'r pubblico la Fata, ma che dopo poco scompare. Allora Pinocchio se distrae, casca male e resta azzoppato. 'R Direttore decide che pò anche vennello tanto non je serve più, e se lo compra uno che voleva fasse 'n tamburo co la su pelle. 'R compratore je lega 'n sasso al collo e cerca d'annegallo, ma quando lo ritira su s'accorge che è tornato burattino. E lui je spiega che era stata la fata a mannà dei pesci che s'erano magnati 'r su corpo da somaro. Pinocchio allora scappa da'r compratore 'ncazzatissimo.

Allora Pinocchio sta ancora a nuotà ner mare, e vede na capra azzurra che pensa che è la fata. Cerca de raggiungella, ma viene 'nghiottito da 'n mostro enorme, che è 'r pesce cane. Là ddentro, 'ncontra un Tonno che je dice de rasseggnasse, ma lui vede na luce lontana e capisce che era 'r suo babbo che era stato 'ngoiato du anni prima e che era sopravvissuto vivendo in una barca. Solo che 'r cibo stava pe ffinì, e allora Pinocchio je dice che dovevano annassene dallà. Allora approfittano der fatto che 'r povero pescecane c'ha ll'asma, e la notte se ne vanno.

Pinocchio se mette a nuotà co Geppetto sule spalle, visto che sta male perché ha magnato solo pesce pe du anni e gnente verdure, ma sta pe esse sopraffatto dala stanchezza, quanno arriva 'r tonno che è uscito allo stesso modo. Allora 'r tonno li pija entrambi e li porta alla riva più vicina.

Pinocchio e Geppetto allora se cercano na casetta e bussano a na capanna de paja, dove trovano 'r grillo che je dice che la casa è de na capretta dalla lana azzura. E seconno me je canta pure No Woman No Cry.
Pinocchio e Geppetto se sistemano llà, e 'r burattino va a cercà 'n pò de latte pe Geppetto. 'R grillo lo manna da un ortolano vicino, che je offre 'n lavoretto 'n cambio de 'n pò de latte. Pinocchio deve allora tirare su 100 secchi d'accqua pe annaffià le piante visto che 'r suo vecchio ciuchino nun ce riusciva più. Pinocchio vede 'r ciuchino e capisce che è 'r suo vecchio amico, che schiatta.
Allora Pinocchio fa 'l suo lavoro e porta 'llatte a Geppetto. Pe cinque mesi Pinocchio se mette a lavorà tosto pe Geppetto, e continua pure a studià.

Dopo qualche tempo, 'ncontra la vecchia Lumaca cammeriera che je dice che la Fata stava 'n un letto d'ospedale malata. Allora Pinocchio je da tutti i suoi sordi, 40 monete de rame e je dice che se mette a lavorà ancora de ppiù pe fà guarì anche la Fata.
Quella notte, la fata j'appare 'n sogno e je dice che lo perdona pe tutto. Poi quanno se risveja s'accorge d'esse 'n bambino vero, co vestiti nuovi, casetta nova, e pure 'n portamonete pieno dele sue 40 monete che j'aveva dato alla Lumaca, solo che stavolta so d'oro. Anche Geppetto s'è trasformato, è diventato meno vecchio e s'è ripreso. Ora sta pure a lavorà come falegname.


Fine.

lunedì 2 febbraio 2009

NEMA

Ore 3.32 del mattino.
Non ci sono molte cose da preparare, e quelle di cui hai bisogno sono già state caricate in macchina. Nonostante l'ora veramente tarda, siete entrambi pronti, carichi ed eccitati per questa missione.
Più che di missione, ha senso parlare di progetto. Infondo quello di questa notte è solo l'accendino che da fuoco alla coda della miccia, alla quale sono collegati 100 e più ordigni di dinamite, di dimensione crescente. L'ultimo deve essere in grado da solo di abbattere un palazzo di 3 piani.

Salite in macchina, e c'è il primo controllo completo. Ogni oggetto deve essere al suo posto pronto per essere preso rapidamente o velocemente celato.
Prima della partenza, uno sguardo veloce alla benzina. Sembrerà stupido, ma nulla deve essere lasciato al caso. Il segnalatore è fermo tra le due tacche contrassegnate come F e 1/2. Sufficiente e abbondante, anche nel caso in cui qualcosa andasse male.

Rapido giro della chiave, accensione della macchina, e inserimento della prima marcia.
Mentre vi state avviando verso il luogo della missione, nessuno dei due ha intenzione di parlare. Non si sentono parole, né la radio accesa. Questo forse perché i pensieri di entrambi offuscano il cervello non lasciandolo in grado di sentire altri ragionamenti esterni.

La macchina avanza con velocità moderata verso la meta. A quest'ora non ci sono problemi di traffico, e l'orario di arrivo non è poi così rilevante.

Un pensiero fugace ti riporta alla mente tutti i momenti passati con la persona che ora stai andando a punire. Tante avventure passate insieme, tanti divertimenti condivisi, tante gioie insieme, tanti problemi superati in coppia. Ma la tua razionalità ti riporta alla mente altri pensieri, sempre riguardanti Lei.

Tutte le prese in giro, tutte le ingiustizie subite, tutti i torti perpetrati nei tuoi confronti per mero sadismo, o banale stupidità. E allora trovi le forze per caricarti. Sei pronto, a lanciare il primo attacco.

Hai calcolato per mesi ogni evenienza, ogni possibile fattore e ogni singolo rischio. Ti sei allenato per il più piccolo colpo, e per affrontare quello che per tutto questo tempo è stato l'unico freno a tutte le operazioni. Ora sei pronto, deciso, motivato e... Letale.

Mentre fai questi pensieri, la macchina ti ha condotto quasi al luogo dell'inizio delle operazioni, senza alcun problema e senza intralci.
Con un segno del capo il tuo compagno ti ricorda di mettere la tunica, anche se i movimenti del tuo braccio avevano già tradito l'intenzione di eseguire quel gesto.
Mentre la testa passa per il foro grande alla sommità del vestito, gestisci l'armamentario che porti attaccato alla cintola in modo che nulla si incastri, e niente ti deluda al momento più inopportuno.

Tunica indossata, mancano 100 metri alla vostra momentanea divisione. Fai segno con la mano per indicare l'esatto posto dove la macchina si dovrà fermare, e il tuo compagno esegue...

Dal primo momento in cui il tuo piede tocca terra e la portiera dietro di te si richiude, sai di avere solo 2 minuti e 40 secondi per fare tutte le operazioni necessarie.
Inizi a correre verso quel cancello tua meta, sfruttando i calzari preparati apposta per l'occasione con suole rivestite da tre strati di stoffe per eliminare ogni minimo rumore.
Per quanto tu sia vestito con una tunica scura, e abbia il volto ricoperto da una sciarpa, hai la necessità di controllare che nessuno ti stia guardando o sia in grado di farlo. Dai uno sguardo veloce ad ogni finestra visibile, e ti accorge che hanno tutte le serrande abbassate. Non ti serve tirare un sospiro di sollievo, perché l'eventuale vista da qualcuno non sarebbe stato un problema.

Arrivi al cancello, e inizi le tue operazioni.
Dalla parte sinistra della cintura estrai una bomboletta Spray di colore rosso, e inizi a scrivere sul muro dinnanzi a te. Solo poche lettere attorniate ad un simbolo.
Con della benzina ripeti lo stesso simbolo in terra, in versione molto più grande.

Finito la tua seconda opera quasi artistica, estrai dalla parte destra un bastone in cima già avvolto da uno straccio imbevuto di benzina.
Dal calzino sinistro estrai l'accendino, e dai fuoco al pezzo di stoffa. Nel giro di pochi secondi tutta la parte bagnata si incendia, e posi il bastone in terra appena sotto i segni fatti.

Nel farlo, il forte caldo della torcia attiva il citofono dell'abitazione, in maniera lunga e prolungata.
Sono gli ultimi 40 secondi che conti di avere a disposizione.
Con lo stesso accendino di prima dai fuoco ad una foglia che lasci subito cadere sulla benzina con cui avevi tracciato il segno in terra, che subito si accende con una fiamma forte e avvolgente.
Inizi a correre verso la tua destra, ora non hai altro da fare.

Come ti affacci sulla strada, vedi i due fari dell'autovettura con cui sei arrivato che si dirigono verso di te, e ringrazi te stesso ed il tuo compagno per la precisione con cui avete eseguito tutte le operazioni.

Sali sulla macchina, fai un cenno chiaro al tuo compagno, che dando un'occhiata alla sua sinistra vede il fumo. Segno della riuscita della missione.

Vi riavviate verso casa, tranquilli ma eccitati per questo primo segnale.

Consci del fatto che questa è solo l'apertura di un nuovo momento, l'inizio di qualcosa.

L'avviso ultimo del ritorno.


Intanto, nel luogo in cui eri pochi attimi prima, un mini incendio controllato sta bruciando gli ultimi resti della benzina, davanti agli occhi increduli di un uomo che non sa cosa pensare, di una donna sull'orlo della disperazione e di una ragazza che sente tornare sulle spalle il peso degli errori passati e dimenticati.
Sul muro, una croce girata, e la parola N E M A, opposta di Amen.

Come i satanisti.



----------- Ti sei dimenticata, di me? -----------

lunedì 26 gennaio 2009

Il Risveglio delle Tenebre

Qualche giorno fa, esattamente Sabato 24 Gennaio, alle ore 18.00 circa, mi è capitato di vedere un film su Sky.
Partendo dal presupposto che non me lo sono goduto perché ho notato subito una delle cose che odio di più nei film, avevo deciso di analizzarlo un attimo per vedere se effettivamente era un film così completamente... (commento alla fine.)

Allora.
La storia narra di un ragazzo, Will (incomincia l'originalità!), appena 14enne (vedi dopo, bigpoint1), che si scopre essere il settimo figlio di un settimo figlio, anche se nella sua famiglia può contare solo 5 fratelli (c'è anche il lato sentimentale!! il fratello lo ritroverà solo a fine film). Grazie a questa particolarissima condizione, si scopre essere il guerriero della Luce, che i membri di un ignoto ordine aspettavano da ben 1000 anni (urca, 1000 anni di attesa, per un 14enne).
Scopre di essere questo particolare eletto, quando viene inseguito in un bosco (ebbene sì, era in un bosco. Non ricordo perché, SE esiste un perché.) da un cavaliere nero (forse l'unica cosa figa del film sono i suoi vestiti che volano al vento). Qui il cavaliere lo minaccia con una spada, intimandolo di cedergli i "segni" (sembra una scena da Vallettopoli. Dammi le foto!). A questo punto, compaiono (da dove? eh?) 4 uomini e 1 donna, vistosamente oltre la 40ina d'anni, che ricordano al cavaliere di non essere ANCORA in grado di poterli affrontare tutti insieme (eh già, sarai più forte di noi in futuro e te lo dico pure!). A tale offesa, il cavaliere risponde sottolineando l' "Ancora". A questo punto il cavaliere se ne va, e la trama con lui.

Il gruppetto di boy scout che ha appena salvato il nostro eroe (ovvia dai, non vi offendete se lo chiamo così, vero?) si dichiara chiamarsi "I Vetusti" (in italiano corrente, i vecchi! E questa scena vale la visione di tutto il film! XD ), ossia un gruppo aldilà del tempo che gestisce l'eterna lotta contro le Tenebre. Queste cosiddette "Tenebre" sono il (classico) rivale che se dovesse vincere questa (classica) eterna lotta, tutto ciò che conosciamo verrebbe distrutto (bigpoint2).
Data una fortunata serie di circostanze (non chiedetemele, non vengono palesate nel film), le Tenebre stanno per risvegliarsi, e lo faranno proprio a 5 giorni da quell'incontro (che culo, proprio appena scoperto chi può fermarle). Per sconfiggerle, Will il Cercatore (ebbene sì, è un cercatore!) dovrà cercare (wata!) i 6 Segni che vennero forgiati (stile Signore degli Anelli!) per incatenare la Tenebra. 5 saranno segni fisici, e 1 sarà un segno che non dovrà essere cercato perché mai è stato nascosto (io avevo pensato ad un monumento, lui capisce subito essere un'anima. Mi sono sentito stupido).
Per aiutarlo in questo compito, Will scopre di poter leggere un libro (in una lingua che non sa leggere adesso, ma un quarto d'ora dopo, senza aver fatto corsi, sì), e di poter usare dei superpoteri. Ma soprattutto, appena tornato a casa, arriva il colpo di genio. Per informarsi, utilizza Google. (bigpoint3)

Ora arriva il bello. Di un film da 97', siamo all'incirca a metà, e se fate il conteggio dei Segni trovati, noterete che siamo a... Beh... Zero. Questo vuol dire che in circa 45' si concluderà la trama con anche l'epica battaglia finale, e probabilmente il sacrificio di qualcuno, se davvero serve un'anima. Potete fare questi stessi pensieri DURANTE la visione del film, grazie alla lentezza eccessiva del film.

Durante l'incontro con i Vecchiacc... Vetusti, Will rompe un vecchio gioiello donatogli dal padre che raffigura delle spirali in movimento, e scopre al suo interno uno dei segni, il segno di Pietra. Ha finalmente capito di essere davvero lui il Cercatore.
Il film prosegue, con Will che si fa del male ad una gamba cercando di aprire una finestra in soffitta e cadendo rovinosamente a terra (l'intelligenza è un superpotere che gli è stato negato). Viene chiamato un dottore, e arriva il cavaliere nero di prima, sotto altre fattezze, che si palesa. Promette al nostro eroe impavido e inamovibile ogni sorta di piacere se solo lui avesse ceduto i tanto agognati segni, di cui però il nostro eroe dice di essere ancora sprovvisto.
Il nostro eroe è ora alla messa domenicale con la famiglia, e si accorge di avere dietro di sé proprio il Cavaliere Nero, sempre sotto le fattezze di medico di città. Inizia a vedere sulla vetrata della chiesa il simbolo già riconosciuto sul proprio gioiello, e senza apparente motivo o dispiegamento di forze, viene rimandato nel XIII secolo (l'ho scritto a numeri romani per fare il figo), dove si trova nella chiesa, da solo, con i suoi amici attempati.
Qua, capisce di dover trovare un altro segno, ma il gruppo sente dei rumori particolari, che uno attribuisce ad un drago. In realtà, è solo una vecchina dolce e indifesa che si avvicina a loro, dalla cui spalla destra spunta... un serpente (ma si è vecchina dolce e indifesa!).
A questo punto Will entra in una botola seguendo un disegno (non un segno, un di-segno) per cercare il segno, e la vecchina letteralmente implode, lanciando verso i terz'età un numero esagerato di serpentacci, che inizia a strangolarli. Ci si aspetterebbe almeno una reazione dagli scout, ma pare che loro, di poteri magici, ne siano sprovvisti. E anche di riflessi (ma sai, a quell'età).
Il nostro eroe ha quindi fretta di trovare il segno, ma si ritrova in una saletta completamente buia, e per illuminarla accende un bel falò circolare, attorno a lui (giuro di aver urlato "Al Rogo!"). Trova un segno, nascosto in mezzo a delle ossa che si trovano evidentemente in quella posizione da parecchi secoli, notando il numero di ragnatele (ma ci troviamo nell'anno in cui, si scoprirà più tardi, è stata costruita quella parte di Chiesa...). Gli scooby, vengono subito riinviati al presente.

La storia prosegue così, tra banalità, ingenuità, e eccessivo sbrigatismo. Mi voglio fermare a questo punto della storia, per non rovinarla troppo a chi fosse ancora interessato a vedersi il film (esiste?), e perché colto dai numerosi sbadigli mi sono anche perso il resto.
Cmq un commento, ormai a freddo, sulla storia.
Partendo dal concetto che, secondo me, l'idea di partenza era più che buona, lo sviluppo è stato veramente pessimo, rovinando in maniera sbrigativa il tutto con un'ambientazione fantasy che sembra lontanamente curata, un cast di sconosciuti anche a loro stessi, un cattivo con superpoteri che non persegue i suoi scopi ma delega ad altri, una battaglia finale mai combattuta, una raccolta (parte centrale del film) conclusa in 10-15 minuti, e tra l'altro in pochissime location, tutte nella stessa città inglese sconosciuta e innominata.
Fortuna che, documentandosi in rete, si scopre che molti altri la pensano come me, e che il film non è altro che la rielaborazione a fine distruttivo di una storia su libri, che provvederò a trovare e leggere al più presto.

Voto finale sul film, in una scala da 1 a 10?
6 Per l'idea
1 per la realizzazione
3 per gli effetti speciali
Media: 3,33.


BIGPOINT1:
Ho fatto questi "cossiddetti bigpoint" perché sono note che altrimenti non ci starebbero nella formattazione normale e renderebbero illeggibile il resto.
Allora, bigpoint1. Il ragazzino, in partenza, è il classico sfigato, con le ragazze non ha successo (sa a malapena cosa siano, ma loro non sanno neanche se lui esiste), i fratelli lo deridono, e a scuola non sembra un cervellone. E' un bimbominkia in pratica (si, la k è d'obbligo in bimbominkia). Ma finirà a salvare il mondo. E quando glielo dicono resta pure tranquillo. Se ne frega!
Io, personalmente, mi sono rotto il caxxo di storie e trame piene di bimbiminkia 11enni, 12enni, 13enni o 14enni che sono sfigatissimi e alla fine della storia, senza ne mah ne bah, salvano il mondo. Harry Potter, al tempo, potevo anche passarlo. Per salvare il mondo si è fatto aiutare da due amici, e ha fatto pure un anno di scuola di magia, per mettere solo le mani in faccia ad uno. Ma questo, no.

Primo teorema di Andrea:
Se qualcuno deve salvare il mondo, deve avere almeno 30 anni.

BIGPOINT2:
Allora... Io non capisco perché il male assoluto voglia sempre distruggere il mondo. Infondo, il male può esistere solo se esiste un bene, e solo se esiste qualche mondo su cui esercitare il proprio "male". Senza un mondo, senza dei popoli su esso, nessuno si potrà mai rendere conto di quanto maligno sia il male, per cui perché distruggerlo? Al limite posso accettare quelli che vogliono "conquistare" il mondo e diventarne padroni assoluti, ma anche su questi ho poi da fare una domanda. Perché conquistare il mondo? E se scoppia una epidemia di lebbra in India, poi cosa fai? E se la malaria uccide mezza Africa, che fai? E con tutte le guerre ombra, come la metti? Sei il capo assoluto del mondo, ok. Hai tanto potere, ok. Sei la persona più importante del mondo, ok. Ma hai anche responsabilità! E con quelle come la metti?

BIGPOINT3:
Google rulez, e questo lo sappiamo tutti, ma PERCHE' ROVINARE UN'ATMOSFERA QUASI GOTICA, CON GOOGLE? La storia si è capito svolgersi nel nostro presente, ma in quella particolare condizione, ancora veleggiava quell'innaturale silenzio e quella forte atmosfera gotica tipica di un fantasy quasi-fatto-bene.
Senza sottolineare il fatto che se la guerra tra Luce e Tenebra decide della fine del mondo o meno, e l'ultima volta che si è combattuta è stata oltre 1000 anni fa, non riesco a capire il motivo per cui si possano trovare informazioni su essa su Google. Cmq provate anche voi, come me, a cercare dark and light su google... Pieno di sitarelli...

sabato 10 gennaio 2009

Riorganizzazione

Riorganizzo la mia vita.
Per chi è interessato a farne parte, palesi tale intento.
Attenzione.

A breve, ulteriori notizie.

E il mio ritorno alla scrittura.