Citazione...

E così accade che legga mille e mille libri,
sulla stupida arte di essere felici...

venerdì 19 dicembre 2008

AH!

"Andrea, ti stai rammollendo!"
"Ne sei sicuro?"
"Si"
"Lo vedremo."

lunedì 15 dicembre 2008

Depressione artistica

Ragazzi credo che la mia voglia di scrivere sia praticamente finita stamattina.
Ho aperto la casella email e ho trovato 3 email di notifica commenti sul blog.
L'iniziale contentezza per la comparsa di nomi di "commentatori" che non conoscevo, è sparita subito nel notare come tutti i commenti fossero rivolti solo alla catena.

E' incredibile come possa ottenere più visite sminchiando una catena che scrivendo testi. Per la catena ci ho messo 20 minuti a rifarla. Per le storie ci metto anche una-due ore, con varie versioni.

E la gente guarda la catena.

Depressione.

mercoledì 3 dicembre 2008

Figh't'ime

Passo dopo passo, stai tornando a casa. I tuoi pensieri non sono rilevanti in questo momento, infondo neanche tu ne tieni traccia. Non riusciresti neanche a dire, di lì a qualche minuto dopo, a cosa stessi pensando.
Stai solo passeggiando, quando senti un rumore forte, compatto e effimero.
Davanti a te, a un centinaio di metri, davanti al Bar della città, due ragazzi alti e ingiacchettati stanno facendo esplodere dei botti. Apparentemente senza uno scopo preciso, li vedi prendere un piccolo candelotto esplosivo, incendiarne la parte superiore e lanciarlo verso il centro della strada disabitata.
La fiammata rossa della combustione del dispositivo di innesco per la polvere da sparo, il fumo bianco indice di una giusta accensione, e poche frazioni di secondo dopo l'esplosione, più rumorosa che dannosa, con conseguente emanazione di altro fumo bianco, più intenso del precedente.

Il rumore è forte, ma non ti scompone. Ti distrae dai tuoi pensieri cui non riuscirai a tornare, ma poco importa.
Un altro candellotto, un'altra esplosione, stessa dinamica.
I ragazzotti si divertono, ridono.

Un anziano, dalla finestra al primo piano della casa davanti al Bar, non sembra dello stesso parere, e urla ai ragazzi di smetterla, minacciando una chiamata diretta alla polizia.

La risposta dei ragazzi è ignobile e ti da fastidio. Ti urlano, chiamandoti ragazzino, di smetterla di tirare i botti.
Le gambe ti si bloccano, gli occhi si iniettano di sangue, i pugni ti si stringono e il collo si gira di scatto verso di loro. La tua domanda è provocatoria, diretta e arrogante. Chiedi cosa voglia quel ragazzo che definisci stupido.
Lui ti risponde, forte della presenza del suo amico, di stare zitto. Ti chiama sfigato.

Non aspettavi altro da tanto tempo. L'occasione per alzare e far scattare le mani. Hai tanta rabbia nel corpo, sei in un periodo nero che sembra non voler finire, e ogni accenno ad una luce si rivela solo una trappola per passare dalla padella alla brace. Sei carico, nervoso e adirato. In questa condizione fisica, sei in grado di vincere uno scontro diretto contro un Grizzly, ne sei sicuro.
E quei due ragazzi, per quanto leggermente più alti di te, non sono di sicuro paragonabili ad un Orso.

Mentre stringi i pugni fino a sentire le tue stesse unghie nella carne del palmo, il ragazzo di destra ti lancia un candelotto acceso ad appena un metro da te, a terra. Prima che questo finisca di bruciare tutto il dispositivo innescante, ti sei fiondato verso il duo, hai afferrato con entrambe le mani il colletto del giaccotto su quello che ha osato chiamarti sfigato, e lo stai sbattendo contro il muro.

A muso duro, gli chiedi se abbia dei problemi. Ma sei costretto a lasciare andare la presa, almeno per la mano sinistra, visto che l'altro ti sta dando un pugno con la sua destra, mirando al tuo volto. Di scatto, apri la mano sinistra a protezione della faccia, e assorbi l'intera potenza del pugno senza arrecare danno al volto. Senti un forte contraccolpo sul dito anulare, ma non è il momento per contare i dolori. Stai già ripartendo. Con la mano destra con cui hai appena lasciato andare la tua precedente preda, tiri un pugno forte e rapido alla tempia sinistra dello sfortunato tirapugni.
Nella foga, esageri con la forza, e il tuo attuale avversario lancia un urlo straziante e si accascia a terra. Si tiene con la mano sinistra la tempia e con la destra si struscia gli occhi, probabilmente accecato dal colpo sul punto delicato.
Non hai tempo per controllare il suo stato di salute o per infierire ulteriormente, anche se probabilmente avendolo avuto avresti scelto proprio la seconda delle due alternative. L'altro ragazzotto, ancora in piedi e con la schiena contro il muro, parte a sua volta con un pugno destro, colpendoti violentemente al naso.
Il dolore è altissimo, e si va ad aggiungere a quello del dito anulare sinistro e della mano destra per aver colpito con tanta violenza, a freddo.
Senza ragionare, alzi la gamba destra. Dirigi rapidamente il piede verso l'intestino del superstite, cercando di spingere il più possibile. Senti sul ginocchio che il piede ha raggiunto il suo obbiettivo, e affondi ancora di più, con più forza, con più rabbia. Ricordi di aver indosso le scarpe rigide, riesci a malapena ad immaginare il dolore che sei riuscito a provocare alla persona.
Lo vedi accasciarsi. Ora hai davanti a te due ragazzi, probabilmente ventenni, uno sdraiato a terra che digrigna i denti per il dolore alla testa e sbatte velocemente gli occhi cercando di riacquistare la vista, mentre l'altro è piegato a metà e si tiene con entrambe le braccia lo stomaco dolente.

Tu, sei in piedi.

Ti fanno male la mano sinistra, senti distintamente il dito anulare gonfio ma non vuoi e non puoi guardare al momento. La mano destra sta riacquistando rapidamente sensibilità, negata precedentemente dal freddo intenso. Il naso ti da veramente fastidio. Senti i primi sintomi di una goccia di muco che inizia a scendere.
La decisione da prendere ora è semplice, e hai tre alternative. Andartene, lasciandoli lì dolorante, o continuare a provocargli dolore, per insegnargli una lezione che non dimenticheranno facilmente, o chiamare qualcuno per farli soccorrere.

All'ultima alternativa ridi.

Te ne vai, infondo avranno imparato la lezione, e andare oltre sarebbe solo un'esagerazione. Devi stare attento, poi, perché se mai dovessero ricordarsi la tua faccia potrebbero denunciarti, e perderesti per sempre la possibilità di partecipare a gare ufficiali di Karaté, e non ne vale la pena ora.
Torni a muovere le gambe una avanti all'altra, in successione, mentre senti una lieve goccia di muco che sta per uscire dal naso. Ti pulisci con la manica del maglione.

Arrivato a casa, ti fiondi nel bagno, soffi potentemente il naso per far uscire tutto il muco, ma nel farlo distruggi quel lieve strato di pelle che teneva separato l'accumulo di sangue che si era formato e che avrebbe creato a breve un livido. Tutto il sangue si riversa sul fazzoletto che usi, ma non è abbastanza per contenerlo tutto. Poggi la faccia sul lavandino, lasciando cadere direttamente il sangue sul cotto bianco.
Perdi molto sangue, ma il tuo volto nello specchio ha un sorriso. Sorriso sporcato di sangue.

Hai un sorriso di sangue.