Citazione...

E così accade che legga mille e mille libri,
sulla stupida arte di essere felici...

venerdì 13 giugno 2008

Vendicativo. Non senza cuore.


Avere del tempo libero nel pomeriggio è fantastico. L'esame di maturità imminente me lo sta prosciugando peggio di un lavoro, ma ogni tanto riesco ancora a tenermi da parte qualche attimo, e accumulando questi minuti riesco anche a trovare il tempo per uscire di casa, andare a fare un giro, e magari fermarmi qualche momento al parco.
Mi siedo su una panchina. Centrale, per evitare di lasciare troppo spazio ad altra gente, che lo consideri un invito a sedersi.
Non ho voglia di contattare gente per vederci, so che non avrei molta disponibilità per stare con loro. E la mia stanchezza mentale non mi faciliterebbe neanche tanto nel parlare con la gente, ora come ora.
Rifletto un secondo su questo, e sul fatto che, magari, chiamare qualcuno e parlare di argomenti stupidi, frivoli ed insensati mi porterebbe via questo stress psicologico, donandomi un pò di lucidità. Esito nell'estrarre il cellulare dalla tasca.
Non è per pigrizia né per mancanza di voglia, ma qualcosa mi impedisce di compiere questo banale gesto.
Aspetto ancora un pò, tanto il tempo che posso dedicare alla mia pausa meditativa è poco.
Mentre ancora rifletto su questa mia apatia momentanea, qualcosa mi sfiora una spalla e resta lì. Non è una foglia, è una mano. Leggera e delicata.
Non mi giro neanche. Se è qualcuno che cerca me deve fare almeno lo sforzo di superare la panchina e rendersi visibili ai miei occhi.
"Ciao..."
Riconosco la voce, è una persona con cui non ho un gran rapporto e con cui non parlo molto. Il tono è decisamente triste, lascivo e amareggiato.
"Ciao"
L'utopia del riposo mentale è andata, svanita. Quel tono non promette niente di buono, soprattutto a causa della mia fama di "consolatore".
"Posso mettermi qua? Voglio parlare con qualcuno"
Se guardi bene tra duecento metri c'è una panchina con delle vecchiette che non aspettano altro che una giovane triste, per dimostrare quanto questa generazione maschile faccia schifo.
E' la mia vocetta sadica e bastarda a dire ciò. Fortuna che esiste solo nella mia mente.
"Certo, dimmi... E' successo qualcosa, a giudicare dal tu..." Non avevo ancora alzato lo sguardo, ma nel farlo mi accorgo che ha le lacrime agli occhi.
"Ieri sera è morto mio nonno..."
Me lo dice, e nel finire di pronunciare l'ultima parola si getta vicino a me, sulla panchina, e con lo sguardo pieno di lacrime, quasi supplichevole, mi richiede un abbraccio, che arriva subito, spontaneo.
Dovevi riposarti e ora devi consolarla... Ma tu mica la odi?
Odiare è una parola grossa, ma ci manca veramente poco.
"...un infarto... Molto legata a lui..." Le poche parole che si capiscono in mezzo ai vari singhiozzi sono sufficienti a capire lo stato d'animo della ragazza quindicenne dai capelli scuri e dagli occhi umidi.
"Quanti anni aveva?"
Se ti commuovi giuro che ti prenderò in giro fino alla morte.
Sadica, la vocetta. Ma ci convivo da quando avevo 6 o 7 anni, ci ho fatto l'abitudine.
"...ttanta.... Ottanta."
Ah era ancora nel fiore degli anni..
Bastarda, smettila.
"Sicura che preferisci parlare di questo piuttosto che di altro? Magari non ci pensi!"
"...non... so..."
Se non la smette di frignare chiamo un esorcista ed un traduttore.
Ma tu non vai mai a fare la spesa? Vai, e non tornare prima di sera. Ma fatti un'amante, cribbio.
No caro, sono solo per te.
"...però voglio parlare con te..."
Che culo!
ZITTA!
"Meglio se parliamo d'altro dai..."
"...mi sa proprio di si..."
I singhiozzi si fanno via via più radi, le parole sempre più comprensibili e gli occhi sempre meno sgorganti.
"...mi racconti qualcosa?"
Si, ti odio.
Sai che se mi suicidassi moriresti con me? Taci o lo faccio.
"Vediamo... Ieri ho avuto una gran brutta giornata... Oggi invece, all'ora del pranzo, quando mi ero preso una pausa dallo studio..."
"Perché studio? Mica hai finito?""Si ma ho l'esame... Comunque... oggi ho litigato con una ragazza che vorrebbe passare per la mia fidanzata, e non capisce che la considero alla stregua di un sasso animato..."
"..Ma tu non eri fidanzato?"
Si, ma sono una troia violenta e me ne scopo quante ne capitano.
Questa in effetti ci stava. Ma non posso dirgliela. Evita di farmi ridere, stronzetta.
"E' finita da due o tre mesi. Ho passato un momento veramente brutto."
"Eh immagino."
Cosa vuoi immaginare, bimbetta viziata?
Non farmici litigare...
"Comunque ne sono uscito, e ora sono più io che mai. Ora sono felice e a posto."
"Sono felice per te. Beato te che riesci a ragionare così."
Beato me che riesco a ragionare, coglioncella.
Ma la smetti?
...
Hai ragione, ma smettila, ok?
"Comunque ti ricordi l'ultima volta che abbiamo parlato?"
Oddio, me ne ero quasi dimenticato. La avevo umiliata dimostrandole che era una bambinetta viziata. Per cosa mi aveva fatto girare le scatole quella volta? Ora mi sfugge.
Perché cambiava ragazzo a cui dire ti amo ogni settimana e la trovavi ridicola. O forse ero io.
Ride, la vocetta. E' sadica, la vocetta.
"Si.. Qualcosa me la ricordo."
"Dicevi che ero una bambina..." Eeheheh "e che non sapevo cosa significasse la parola ti amo." non sai neanche che sono due parole..
Davvero, mi rendi difficile la vita a volte, sai?
"Vedi che comunque ti sbagliavi..."
Poool!
In che lingua devo supplicarti di stare zitta? Almeno due minuti. Te ne prego.
"Sei sicura di volerne parlare?"
"Guarda che io non ho mai avuto tante storie in poco tempo, e non dico ti amo a tutti..."
POOOL! Quanti ne avevamo contati? Dodici in tre settimane?
Qualcosa del genere...
"Vuoi un applauso o cambiamo argomento?"
"Non cambi mai, eh?"
Eh già, mi diverto così! Ora prendo il controllo io della conversazione...
No dai, non fare la scema!
"E comunque non mi conosci bene.. " piangerò per questo "Perché il mio ragazzo ha 18 anni" auguri e figli maschi "e mi reputa Matura!" ti vuole scopare, è chiaro che ti reputa matura!
"Si si, ah ah."
Questa sei stata tu! Maledetta!
Eh eh eh eh. Ora gioco io.
"Perché, scusa?"
"Quante cazzate che si dicono per portarsi a letto una ragazza di 15 anni!"
"Infatti non ci casco mica! Perché dovrei?"
"Perché sei una bimba!"
"Non sono una bimba! Guarda che ho 15 anni!"
"Oooohh! 15 anni! Allora sei Grande! G Maiuscola!"
"Tu hai solo 3 anni in più di me..." sbaglio o quello che sento è un tono -frignevole-? Sto già vincendo?
Sei bastardissima, ma ti lascio fare. Sia mai che ce la leviamo di dosso finalmente.
"Io infatti non mi reputo 'grande'. Ho la mia età, vivo la mia età. Mi reputo un 18enne."
Questo lo hai detto tu, ma mi è piaciuta.
Grazie.
"Madò giuro che non ti sopporto! Anzi. Sai che ti dico?" sai che non mi interessa? "Ha fatto bene la tua ragazza a lasciarti. Hai un carattere di merda. Te lo dico con tutto il cuore."


Baratro.


Hai segnato la tua ora. Non dovevi farlo, questo.


"Vedi, tesoro, che non hai capito niente."
Il mio tono è tranquillo, pacato. Ho la calma della ragione, come al solito.
"Tesoro?"
Il suo tono è stupido, spaventato. Ha paura di aver fatto una cazzata, come al solito.
"Io lo faccio apposta, a farti arrabbiare. Essere arrabbiata con me è più facile che essere disperata perché è morto tuo nonno. E tu come al solito non capisci niente."
La luce d'ira nei suoi occhi si spegne. Ora c'è una vena di curiosità. Il suo cervellino sta cercando di capire cosa abbiamo fatto.
"Io ti voglio bene, ma ti porto ad odiarmi, perché è più facile che pensare al tuo nonno, che è morto. E tu? Ti diverti alle spalle delle mie esperienze negative che ti racconto."
Il suo sguardo è ora incredulo. Ha capito cosa ho abbiamo fatto. Ha capito di aver fatto una cazzata grossa, e ha capito quanto le volessi bene. Ha capito che stavo sacrificando quella nostra amicizia, che sarebbe stata recuperabile, in cambio del fatto che stesse meno male per una cosa irrecuperabile. Ora piange, ancora.
"...scusaa..." Cerca di riprotendersi verso di me, per abbracciarmi. Mi scanso. Ora è il mio turno di vendetta.
Questo non dovrei essere io a dirlo? Lascia divertire anche me.
"... pensavo..." singhiozzi amari "..facessi apposta..."
"Lo facevo apposta infatti, per farti arrabbiare. Ma vedi. A 15 anni, immatura come sei, non puoi capire che IO lo facevo apposta a farti arrabbiare. A 18 anni magari lo avresti capito. O anche a 15 anni, se fossi matura per avere 15 anni. "
"...scusami... ti prego.. non volevo ferirti..."
Stiamo o non stiamo vincendo? Ti darei il cinque, se non fossi solo una voce e quindi senza mani.
"No, lascia stare. Mi sa che stavolta hai fatto la cazzata, perché di persone come me non se ne trovano. Che si fanno anche odiare per farti stare meglio."
Le lacrime aumentano. Si sommano alle precedenti, ma per lei non è ancora finita.
"Ora torna a piangere per tuo nonno, che ti ricordo essere morto. E ripensa che forse era meglio essere arrabbiata con me per una cazzata, piuttosto che piangere perché sei tarda a capire e perché é morto tuo nonno, a cui eri tanto legata e a cui volevi tanto bene..."
"Non hai cuore..."
Può essere, qualcuno ha mai detto il contrario?
"No, sono vendicativo. E' diverso."
"Bravo..." i singhiozzi stanno sparendo ancora una volta. E' tornata arrabbiata. Non lo capisce ancora, anche se glielo ho detto, ma lo ho fatto di nuovo. Ora mi odia, ma non ripensa al nonno e non soffre per questo.
"Grazie, davvero." Sono sempre lusingato dai complimenti!
"Beh... Non voglio più parlarti!"
"Prometti?"
Questo, in gergo, si chiama colpo di grazia, vero?
Esatto.


La conversazione è finita. L'ultima parola la ha lasciata completamente spiazzata. Non sa cosa rispondere e non è in grado di ragionare ad una risposta. Sa che qualsiasi cosa abbia detto oggi le è stata girata contro. Sa di aver perso una persona che le voleva davvero tanto bene. Sa che non avrà altre occasioni.
Mi alzo, getto ancora un ultimo sguardo divertito alla sua faccia, resa lucida dalle lacrime. Poi mi giro, e seguendo la strada ciottolata mi dirigo ancora una volta verso casa.
A casa, dove studiando potrò finalmente avere un pò di riposo mentale.

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