Citazione...

E così accade che legga mille e mille libri,
sulla stupida arte di essere felici...

domenica 15 febbraio 2009

Alcune strade non portano a Roma

Stessa strada, ancora una volta. Nella tua intera vita hai percorso quella strada un centinaio di volte. Nell'ultimo mese, pure.

Seguendo ormai più l'abitudine che l'intelletto che dovrebbe indicarti la via corretta, metti e togli freccie di direzione, sterzi e accelleri, freni e scali, come se nulla fosse. Non hai fretta, anche se non puoi goderti il panorama, data l'ora tarda.

Sono le 20.08, manca ancora un quarto d'ora abbondante alla tua meta, ma la macchina è leggera, la radio va, e i tuoi amici ti tengono compagnia col cellulare.

Se non fosse per quella vescica che inizia a premere, non avresti neanche tanta fretta.

La strada comunque va, e la macchina viaggia leggera. Solito rettilineo, solito traffico lieve, giusto la presenza di qualche macchina. Solito ponte sopra la tua testa, e solita curva a destra lunga da 270° in salita per l'innesto alla statale.

Appena superata la metà della curva, sbuca dalla parte opposta della strada un camion con rimorchio. E' sull'altra corsia del senso opposto, e la strada è larga. La radio continua ad andare, ora c'è un pezzo di Ligabue.



Sta per finire la curva, quando ti accorgi che il rimorchio del camion si sta allargando troppo, e sta invadendo la tua corsia. Ormai solo pochi metri separano la tua macchina dal rimorchio dinnanzi a te, l'impatto sembra imminente. Con una lucidità mentale da pochi, guardi rapidamente la tua velocità, e ti accorgi che sei ai 60 km/h. Non sono tanti, ma se dovessi schiantarti contro il rimorchio probabilmente si ribalterebbe nella tua direzione, avendo tu la macchina bassa.

L'unica cosa che il momento ti permette di fare, è quella di sterzare rapidamente e violentemente a destra, anche se questo ti comporta uscire di strada.

Le ruote slittano leggermente, il motore ridà potenza e le gomme riprendono attrito sull'asfalto. La spinta è completamente verso destra, e la strada è troppo stretta per la manovra opposta. Tenti comunque di rigirare il volante e spostarlo completamente verso sinistra, ma sei finito nell'erba e le gomme, questa volta, non ti aiutano. La macchina inizia a scendere la rapida discesa, solo una decina di metri ti separano dal suolo. Ancora una volta, afferri con entrambe le mani il volante e cerchi di rendere almeno diagonale la macchina, per evitare un frontale con il terreno, reso probabilmente più duro dalla mancanza di piogge nell'ultimo periodo. La macchina fortunatamente risponde ai tuoi comandi, e scandendo la caduta con il ritmo esagerato del tuo cuore, ti ritrovi con la macchina parallela al suolo. Le ruote hanno resistito anche al forte colpo subito nell'atterraggio.

Ora la radio è spenta.

Tu hai la testa appoggiata al volante, anche se il primo impatto con questo non è stato per niente dolce. Ti fa male semplicemente alzare il collo, quindi decidi di aspettare un secondo in questa posizione.

Vedi delle luci uscire dalla radio, che ti fanno pensare sia accesa. Ma potrebbe semplicemente essere il gioco di luci esterno, dovuto alle macchine che passano. Incredibile, come loro non possano accorgersi di te, oscurato dalla curva e dalla vicina discesa, ma tu senta loro.



Muovi il braccio per aumentare il volume, per sapere se veramente è accesa la radio, e al tuo orecchio giungono le note della canzone che stavi ascoltando prima dell'uscita di strada.

Ma sono proprio quelle che udivi, la traccia non è andata avanti, e quando arriva al momento in cui la radio si è fortuitamente spenta, non senti più rumore. Pensi ad un CD difettoso, anche se quasi nuovo.

Guardi in direzione della radio, avendo ancora la testa appoggiata sul volante.

La radio è spenta.

Ripeti il gesto di accenderla, e capisci di non aver proprio mosso il braccio.



Inizi a "provare" alcuni semplici gesti, e capisci che l'unico che realmente stai eseguendo è quello di muovere il collo, e capisci ciò solo dal dolore che ti provoca. Sai esattamente come si chiama quello che stai vivendo, ma non ricordi il termine scientifico. Sai che la sua traduzione in linguaggio comune è quella di "indistinguibilità tra realtà e non".



Devi capire quando sei nel mondo reale, e quando stai "immaginando" tutto, o non riesci ad interagire. Il dolore alla testa è lancinante, ma aiutandoti con le braccia tiri su il corpo e ti separi dal volante. Ti appoggi allo schienale, che mai avevi sentito così comodo.

Con uno sforzo di volontà immane, muovi il braccio destro, e accendi finalmente la radio. Regoli il volume. Lo alzi e lo abbassi, e le note seguono le tue decisioni. Sei nel mondo reale.
Prendi il cellulare, e inizi a comporre un messaggio. Hai bisogno di contatto con il mondo esterno. Le lettere compaiono seguendo i tasti che digiti. Sei nel mondo reale.

Aspetti una decina di minuti, nei quali fai gesti molto semplici come accendere e spegnere la piccola lampadina che illumina l'interno della macchina, aprire e chiudere la portiera, tirare e togliere il freno a mano, dopodiché capisci di essere pronto per ripartire.

Accendi la macchina, ingrani la prima. Prima di lasciare la frizione, però, controlli la strada. Per arrivare al cemento, devi evitare un campo di pannocchie ormai desolato. Il compito non è arduo, aggiri il campo e arrivi al cemento.

Completi la curva che poco fa ti ha quasi ucciso.

Arrivi alla Statale, e un lampo ti percuote la mente.

Non sai dove devi andare.

Non ricordi la strada.

Non sai che cartelli seguire.

Buio.

1 commento:

Anonimo ha detto...

E' un bel racconto,scritto molto bene come se lo avessi vissuto in primis. C'è un pò di tristezza... Però è bello. Non sapevo ti piacesse scrivere così.. Un giorno,forse, ti farò leggere alcuni dei miei scritti. Bacio. - -Domi-